La storia universale hegeliana
L’affermazione del fondamento “geografico” del processo storico - che costituisce uno dei capisaldi dottrinali della filosofia hegeliana della storia - trova una formulazione esplicita nella seconda edizione della Enciclopedia, e in particolare nella parte dedicata alla filosofia dello spirito. Nella prima edizione dell’opera, il rapporto tra “spirito del popolo” e “storia universale” viene definito senza alcun riferimento alla base geografica dell’esistenza dei popoli. Lo spirito del popolo, in quanto è reale e la sua libertà è come natura, è da ultimo anche nel tempo e ha in esso uno sviluppo della sua realtà determinato dal suo particolare principio, cioè ha una storia. Come spirito limitato esso trapassa però nella storia universale, le cui vicende rappresentano la dialettica dei particolari spiriti dei popoli, il giudizio universale. Lo sviluppo storico dei popoli si compie quindi in una dimensione esclusivamente temporale, e in questa avviene il passaggio dallo “spirito del popolo” allo “spirito del mondo”. L’individualità dei popoli rimane pertanto un presupposto non problematizzato. Nei Lineamenti di filosofia del diritto l’esistenza di popoli diversi viene riportata a un fondamento naturale, e più precisamente geografico. Tuttavia l’indicazione di questo rapporto non va al di là di un accenno. «Poiché la storia è formazione dello spirito nella forma dell’accadere, della realtà immediata, i gradi dello spirito sono presenti come principi naturali immediati, e questi, essendo naturali, stanno l’uno accanto all’altro come una pluralità, di modo che a un popolo spetta uno di essi - la sua esistenza geografica e antropologica.» Soltanto nella seconda e nella terza edizione della Enciclopedia il riferimento alla “determinatezza geografica e climatica” diventa fondamentale per la definizione dello “spirito determinato” dei singoli popoli. Quando Hegel afferma che «esso è nel tempo, e per il suo contenuto possiede essenzialmente un principio particolare, e deve perciò percorrere uno sviluppo di coscienza e di realtà da esso determinato», egli lo riconduce alle particolari condizioni naturali, ossia geografiche, in cui un dato popolo perviene all’esistenza storica. Nella seconda edizione della Enciclopedia la tesi del rapporto tra processo storico e ambiente geografico non è così limitata. Nella topologia concettuale della filosofia dello spirito essa ricorre infatti due volte, e a due diversi livelli. In un primo tempo a livello di spirito soggettivo, anzi del momento originario di questo che è rappresentato dall’anima naturale, e quindi a livello di spirito oggettivo, e precisamente del suo momento conclusivo che è per l’appunto lo “spirito del mondo”. Ciò significa che il legame con la natura si fa valere tanto al punto di partenza quanto al punto di arrivo dello sviluppo spirituale antecedente alle forme dello spirito assoluto (che, per la sua stessa definizione, è privo di determinazioni naturali). Come l’esistenza dello spirito è condizionata, al momento del sorgere dalla natura, dal rapporto con un dato ambiente geografico, così la forma suprema dello spirito oggettivo - che si realizza nella storia universale in quanto “spirito del mondo” - riproduce tale rapporto nella diversità dei popoli e nella loro successione dialettica. Vi è quindi una stretta connessione con l’analisi dell’anima naturale. È senz’altro vero che il concetto di anima naturale era già presente nella redazione originaria della Enciclopedia. Ciò che mancava nell’edizione del 1817 era però questa connessione, vale a dire la ripresa a livello di spirito oggettivo delle determinazioni geografiche con le quali viene qualificata l’anima naturale. Che l’anima sia determinata naturalmente, ossia che lo spirito in quanto astratta anima naturale sia, al momento del suo sorgere dalla natura, “la semplice vita siderea e terrestre”, che lo spirito naturale venga ad articolarsi in una pluralità di “spiriti naturali particolari” condizionati geograficamente, non vuol dire ancora che tale condizionamento valga per il processo storico. Esso si fonda non sulla diversità degli “spiriti naturali”, ma sulla successione dialettica degli “spiriti dei popoli”. E infatti, nella redazione originaria della Enciclopedia, il legame con l’ambiente geografico risulta confinato al momento iniziale dello sviluppo dello spirito, cioè al momento dell’anima naturale. La novità concettuale dell'edizione del 1827 risiede per l’appunto nell’aver lasciato cadere questa limitazione, estendendo la dimensione geografica allo “spirito del popolo” e facendo di essa la base di spiegazione della diversità dei popoli e del loro destino storico. Risulta quindi opportuno rileggere con cura i paragrafi della seconda (e terza) edizione della Enciclopedia dedicati all’anima naturale - prescindendo dal raffronto col testo, largamente simile e in parte identico, dei corrispondenti paragrafi della prima - per cogliere il loro rapporto con le formulazioni seguenti. Lo spirito, «che è divenuto come la verità della natura», si configura dapprima come anima universale. E questa è semplicemente la sostanza universale, che ha la sua verità effettiva soltanto come individualità, come soggettività. Ma l’anima universale acquista realtà, ossia si realizza in forme individuali soltanto sulla base di “determinazioni naturali” che costituiscono le sue “qualità naturali”. E questa individuazione dell’anima universale si compie attraverso tre momenti, i quali definiscono il rapporto con la terra come ambiente complessivo del genere umano, il rapporto con le diverse parti della terra e la fisionomia specifica dei singoli gruppi e individui umani. Ciò significa che la vita dello spirito è connessa, al suo sorgere, con tre ordini successivi di condizioni naturali. In primo luogo, «lo spirito condivide nella sua sostanza, nell’anima universale, la vita universale del pianeta, la distinzione dei climi, il mutamento delle stagioni, delle parti del giorno etc.». In secondo luogo, «l’universale vita planetaria dello spirito naturale si particolarizza nelle concrete distinzioni della terra e si distingue negli spiriti naturali particolari, che nel loro insieme esprimono la natura delle parti geografiche del mondo e costituiscono le differenze di razza.» Tali particolarità si manifestano ancora di più nella tendenza e nella capacità intrinseca del carattere intellettuale ed etico dei popoli. In terzo luogo, «l’anima si singolarizza nel soggetto individuale, come il modo del diverso temperamento, talento, carattere, della fisionomia e delle altre disposizioni e idiosincrasie di famiglie o di singoli individui.»
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