Quell'antico legame tra le mafie ed i separatismi

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Categoria: Storia e Letteratura - Miscellanea
Creato Giovedì, 30 Giugno 2022 13:59
Ultima modifica il Martedì, 05 Luglio 2022 17:03
Pubblicato Giovedì, 30 Giugno 2022 13:59
Scritto da Davide Simone
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Secondo alcuni collaboratori di giustizia, nel 1979 Michele Sindona giunse in Sicilia sia per orchestrare un finto rapimento ai suoi danni ad opera di fantomatici terroristi sia per organizzare, insieme alla Mafia, un golpe che avrebbe portato l'Isola ad essere il 51enismo stato degli USA.

A tal proposito, l'allora "uomo d'onore" e poi "pentito" Angelo Siino (noto come "ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra") fu inviato in Calabria, nei pressi di Locri, e poi sul Monte Soro, nel messinese, per preparare il sabotaggio a due grandi antenne ivi installate, così da interrompere i collegamenti tra la Sicilia e il resto del Paese.

Il disegno dei boss non si basava, si faccia attenzione, su un ideale politico o di qualsiasi altra natura, bensì sulla mera convenienza.

Le organizzazioni mafiose meridionali hanno infatti sempre sostenuto e finanziato i progetti separatisti (il MIS apriliano aveva tra i suoi iscritti Buscetta, Calò, Liggio ed altri), in virtù del fatto che singole porzioni territoriali, autonome e con un retroterra culturale già abituato a certe consorterie, sarebbero state più facili da gestire senza l'interferenza di uno Stato unitario con a disposizione molti più uomini, mezzi e risorse economiche di altro genere.

 

Stessa cosa valeva per uno Stato lontano geograficamente, e di fatto estraneo, come sarebbero stati gli USA.

Approfondimento: la Mafia e l'annessione agli USA, quarant'anni prima.

All'indomani dello sbarco anglo-americano in Sicilia, prese forma un vasto e variegato movimento antinazionale alimentato dal malcontento verso lo Stato dopo la tragedia della dittatura, della guerra guerra ed a causa di certe mistificazioni sull'operato di Vittorio Emanuele III e del Presidente del Consiglio dei ministri del Regno, Pietro Badoglio (la cosiddetta “Fuga di Pescara”, altrimenti nota come “Fuga di Ortona”, “Fuga di Brindisi” o “Fuga di Bari”).

Gli Stati Uniti, terra da sempre idealizzata e vagheggiata anche in virtù di un arsenale cinematografico alterante i contorni e la fisionomia istologica del reale, divennero il polo di attrazione delle speranze e delle aspettative di una comunità stremata e in preda al caos.

Washington seppe allora cogliere la palla al balzo, organizzando il movimento separatista nel MIS (Movimento per l'Indipendenza della Sicilia) con a capo Andrea Finocchiaro Aprile (l'uomo dalle tre dita) e, addirittura, un suo braccio militare, capitanato dal bandito Salvatore Giuliano.

La Mafia fu l'atomo primo di questo velleitarismo autonomista e della sua trama progettuale, quando si reintrodusse, grazie gli Alleati che aveva agevolato nello sbarco, alla guida di numerosi municipi della regione (Calogero “Don Calò” Vizzini fu addirittura sindaco del suo paese).

Lo scopo che Cosa Nostra si prefiggeva, soffiando sul vento antitaliano, era quello di ritrovarsi padrona del territorio (quale Stato indipendente o come parte di una nazione lontana migliaia di chilometri e quindi impossibilitata, si è già detto, ad unagestione diretta della cosa pubblica), com'era avvenuto dagli Angiò fino all'arrivo del Prefetto Cesare Mori, in epoca unitaria.

D'altro canto anche la Camorra era stata libera di sguazzare nelle miserie della popolazione campana fino all'introduzione della “Legge Pica” (1863), il primo tentativo di contrasto alle mafie istituzionalmente organizzato (tra l'altro, la "Legge Pica" offriva ai briganti una serie di garanzie impensabili sotto il regno delle Due Sicilie).