Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Le Austriache, il nuovo libro di Antonella Orefice

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Proseguendo nella sua attiva ricerca scientifica, Antonella Orefice ci offre un nuovo volume intitolato Le Austriache. Maria Antonietta e Maria Carolina, sorelle regine tra Parigi e Napoli (Salerno Editrice, Roma 2022).

Dirò subito che per chi – come il sottoscritto – non è uno storico di professione, la scorrevolezza del testo e la chiarezza del linguaggio usato costituiscono una piacevole sorpresa. Ma forse si tratta solo di un pregiudizio.

Coloro che non fanno ricerca in ambito storiografico sono in genere portati a credere che i libri di storia siano inevitabilmente noiosi, e certamente la scuola fa ben poco per smentire il pregiudizio anzidetto.

Se ne incarica invece l’autrice che, affrontando un’epoca storica assai complessa, ci fornisce non solo una minuziosa ricostruzione degli avvenimenti, ma anche una serie di ritratti da cui i personaggi balzano dalle pagine come se fossero persone in carne e ossa, con le loro passioni, i loro interessi e le loro idiosincrasie.

 

Alla fine il lettore ha un quadro non solo preciso, ma pure vivo del periodo preso in esame.

Come scrive Antonella Orefice nella sua Introduzione, il volume prende in considerazione “due città, Napoli e Parigi, e due regine, Carolina e Antonietta, i cui opposti destini si intrecciano nell’Europa rivoluzionaria” (p. 7). Si tratta di Maria Antonietta e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena.

Figlie della grande Maria Teresa d’Austria, alla quale il padre, l’imperatore Carlo VI, in virtù della Prammatica Sanzione, lasciò il governo dei vastissimi possedimenti della monarchia asburgica.

Siamo in un’epoca di transizione. L’insoddisfazione per le ingiustizie sociali, e per la differenza enorme tra la vita dei sovrani e quella dei sudditi, porterà a grandi rivolgimenti, il cui sbocco finale fu la Rivoluzione Francese.

Le due sorelle, tuttavia, educate nella rigida Corte viennese, non si rendevano ben conto di ciò che bolliva in pentola. Abituate, com’era d’uso a quei tempi nelle Corti europee, ai matrimoni dinastici combinati dai sovrani genitori, lasciarono Vienna per sposare, rispettivamente il re di Francia Luigi XVI (Maria Antonietta), e il re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone (Maria Carolina).

Non furono matrimoni particolarmente felici ma tale fatto, nei giochi dinastici, non contava. Le nobili spose venivano scelte per rinsaldare le alleanze tra case regnanti. Loro compito, dunque, era quello di far sì che ogni tassello del puzzle dinastico si collocasse nel posto giusto.

Se mancava l’amore (e accadeva quasi sempre) non era un dramma. I problemi invece sorgevano quando, per qualsiasi ragione, non arrivavano figli.

E questo era un dramma davvero, poiché metteva in pericolo la successione e, a volte, anche il destino stesso della dinastia. Lo vediamo ancor oggi quando vengono alla ribalta le vicende delle poche case regnanti rimaste. Esempio più celebre è, ovviamente, quella inglese.

La Orefice insiste sui diversi destini delle due sorelle regine. Maria Antonietta, nella splendida residenza di Versailles, nella quale aleggiava ancora l’ombra del Re Sole, Luigi XIV, aveva a che fare con un marito depresso e poco incline agli slanci passionali con la moglie.

Lo era, invece, con le numerose amanti. Del tutto ignara dell’insoddisfazione della popolazione, per quanto fosse evidente ad ogni osservatore attento, Maria Antonietta fu inghiottita dal gorgo rivoluzionario, e finì ghigliottinata con il regale consorte nel 1793.

La conclusione drammatica della vita della sorella, alla quale era molto legata, gettò nello sconforto Maria Carolina. Dal canto suo ebbe in sorte uno sposo piuttosto rozzo e ignorante, ma reagì svolgendo un ruolo attivo nel governo del Regno.

Notevole anche la sua attività culturale, con la frequentazione di intellettuali di prestigio quali, per esempio, Gaetano Filangieri e Domenico Cirillo. Il suo atteggiamento tuttavia cambiò dopo l’esecuzione della sorella, e Maria Carolina si avvicinò sempre più agli ambienti reazionari.

Quando tornò a Napoli dopo la parentesi rivoluzionaria, fu lei a incoraggiare le sentenze di morte contro coloro che avevano appoggiato i francesi, inclusi alcuni intellettuali che in precedenza frequentò con assiduità.

Dal libro emerge insomma un vivido affresco di un mondo che, a sua insaputa, si stava dissolvendo Ci volle ancora del tempo prima che il Regno delle due Sicilie scomparisse e venisse inglobato nel nuovo Regno d’Italia retto dai Savoia.

Tuttavia, dalle pagine del volume, emergono molti elementi che spiegano perché le differenze tra Nord e Sud della nuova nazione siano rimaste così a lungo, forse per non sparire mai del tutto.

 

Michele Marsonet

 

 

 

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