Sanremo 66 anni fa, Villa e le canzoni della tristezza

Categoria principale: Storia
Categoria: Storia Contemporanea
Creato Domenica, 30 Gennaio 2022 14:40
Ultima modifica il Venerdì, 04 Febbraio 2022 15:08
Pubblicato Domenica, 30 Gennaio 2022 14:40
Scritto da Tommaso Todaro
Visite: 717

«Buongiorno tristezza, amica della mia malinconia», cantava Claudio Villa dal palco del teatro Ariston di Sanremo nella finale del festival, il 27 gennaio 1955, e vinse quella manifestazione col voto euforico della larga maggioranza dei votanti.

Sono solo canzonette, altra è la buona musica, ebbe a dire molti anni dopo Sergio Endrigo riferendosi genericamente alla musica pop e anche alla sua, ma quell’accorata poesia raccolta in uno scrigno musicale, cantata con voce melodica dall’ineguagliabile Villa, raggiunse il cuore di milioni di italiani.

I versi erano stati scritti dal napoletano Giuseppe Fiorelli (1904-1960) e la musica composta dal palermitano Mario Ruccione (1908-1969).

La canzone, inizialmente incisa dalla VIS Radio su dischi di bachelite (78 giri), fu poi riversata sui dischi in vinile (45 giri), meno fragili e più maneggevoli e le sue note echeggiarono per le strade italiane ancora per lunghissimi anni.

Seconda classificata fu un’altra canzone dalla struggente vena malinconica: Il torrente, cantata ugualmente da Claudio Villa in coppia con Tullio Pane.

Per i lettori del Nuovo Monitore, amanti o curiosi di quel genere musicale, si allegano gli spartiti delle due canzoni.

Erano gli anni della malinconia, l’Europa veniva faticosamente ricostruita dal disastro della guerra, il piano Marshall era finito e la sofferenza dei reduci e della popolazione regnavano sovrane in un’Italia dove perduravano analfabetismo, povertà e finanche la miseria.

I latifondisti conservavano inalterati i feudi, i privilegi e si profilavano all’orizzonte i moti contadini che culminarono a Malissa di Calabria il 29 ottobre 1949, dove i celerini spararono sulla folla inerme dei braccianti.

In undici minuti furono sparati su quei miserrimi contadini oltre trecento colpi di mitra, nel migliore stile nazista.

Tre contadini furono uccisi, quindici di essi furono colpiti alle spalle mentre tentavano la fuga e - non sazi di questo- i militi si accanirono falcidiando capre, asini e muli.

Torniamo però al 1955. In quel momento Il molto chiacchierato Giovanni Gronchi era Presidente della Repubblica e Antonio Segni aveva da poco formato il nuovo governo con il tripartito DC, PLI e PSDI.

Sulla cattedra di Pietro sedeva Pio XII, “Il Papa di Hitler” che per i “meriti eroici delle virtù della Chiesa” è stato dichiarato Servo di Dio, Venerabile, e la canonizzazione affidata alla Compagnia di Gesù, eretica nei confronti del Vangelo e forsennatamente antisemita sin dalla fondazione.

Per lui avrebbero dovuto inventare un altro premio Nobel, quello al silenzio (difronte alle atrocità nazifasciste che ben conosceva e alla deportazione degli ebrei romani il 16 ottobre del 1943).1

La tristezza pareva il tema dominante di quegli anni e non solo nella canzone.

Proprio l’anno prima, nel 1954, era stato pubblicato in Francia un breve romanzo che ebbe subito diffusione mondiale, Bonjour tristesse, della giovanissima Françoise Sagan (1935-2004), subito tradotto in italiano e pubblicato dalla Longanesi.2

Le edizioni successive non si contano, anche nella veste editoriale economica dei Pocket Longanesi, sempre in bella mostra nelle edicole delle stazioni ferroviarie. Nel 1965 una copia costava 350 lire.

Anche la trasposizione cinematografica ad opera del regista Otto Preminger ebbe un grande successo, cui contribuì l’impareggiabile interpretazione di David Niven che, nel periodo bellico, non si era limitato a combattere gli indiani sui set cinematografici americani come il tanto celebrato John Wayne, ma era stato un vero eroe di guerra.

La tristezza è un sentimento che fa parte dei meandri più reconditi dell’anima umana e si accompagna sempre alla malinconia.

Questa umanità è riuscita a scandagliare finanche gli abissi oceanici ma nessun metodo d’indagine proposto dalla Scienza o anche dalla Matematica potrà mai indagare le profondità del cuore umano, accessibile solo Colui che ha formato l’uomo dotandolo di corpo, anima e spirito (Ebrei4:12).

Ecco un esempio storico dell’afflizione di una fragile donna, contenuto nella Bibbia. Si, perché la Bibbia è anche storia, checché ne dicano i soliti imbonitori di fandonie, magari con la faccina tonda e il sorrisetto da ebeti che oggi infestano il Web.

V’era un uomo di Ramathaim-Tsofim, della contrada montuosa di Efraim, che si chiamava Elkana e aveva due mogli: una per nome Anna, e l’altra per nome Peninna. Peninna aveva dei figliuoli, ma Anna non ne aveva. Elkana, suo marito, la confortava: ‘Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il cuor tuo? Non ti valgo io più di dieci figliuoli?

Ogni anno salivano a Sciloh per adorare l’Eterno. In uno di quei giorni, nella tenda di convegno, Anna pregava rivolgendosi al Signore, con l’anima piena di amarezza. Parlava in cuor suo e muoveva soltanto le labbra ma non si sentiva la voce per cui Eli, che la osservava, credendo che fosse ubriaca, e le disse: ‘Quanto durerà questa tua ebbrezza? Va’ a smaltire il tuo vino!

Ma Anna, rispondendo, disse: ‘No, signor mio, io sono una donna tribolata nello spirito, e non ho bevuto né vino né bevanda alcoolica, ma stavo spandendo l’anima mia dinanzi all’Eterno. Non prender la tua serva per una donna da nulla; perché l’eccesso del mio dolore e della mia tristezza m’ha fatto parlare fino adesso.

Nel corso dell’anno l’Eterno si ricordò di lei ed Anna concepì e partorì un figliuolo, al quale pose nome Samuele, perché, disse, l’ho chiesto all’Eterno. (Sintesi da 1° Samuele capitolo 1)

Samuele, che diverrà uno dei personaggi storici più conosciuti delle antichità ebraiche, fu giudice in Israele per tutto il tempo della sua vita, unse Saul come Re e poi anche Davide. Dimorava abitualmente in Rama dove morì e fu seppellito, nel cordoglio generale di tutto il Paese (circa 1058 a C).

 

 Note

1. J. Cornwell, Il Papa di Hitler. La storia segreta di Pio XII, Garzanti, Spa, 2000, tradotto dall’originale Hitler’s Pope.The secret history of Pius XII.

2. F. Sagan, Bonjour tristesse, Julliard, Paris 1954; Longanesi & C, Milano, 1954.