Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Ponticelli primo quartiere d'Europa a liberarsi dai nazisti

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Una necessaria premessa.

Non me ne vorranno gli storici se questa testimonianza non avrà probabilmente il dovuto distacco rispetto agli avvenimenti narrati. Succede che, a volte, la ricerca storica è animata da ragioni di cuore piuttosto che da mera sete di conoscenza.

Così è accaduto a me, quando qualche giorno fa, seduta all'ombra di un limone nel giardino della casa dove sono nata, mi è tornato in mente un racconto di famiglia: un nonno che racconta alla nipotina la morte suo padre, il mio bisnonno, Coppola Gennaro dichiarato caduto per la liberazione.

Da quel ricordo è cominciata la mia ricerca.

L’articolo che segue è il risultato di ciò che ho scoperto, dei documenti che ho cercato ed ho acquisito, di tutto ciò che ho trovato a sostegno della storicità del racconto sentito da bambina, e che, vi trasmetto con parole scritte ab imo pectore, senza alcuna pretesa di esaustività sulla vicenda, ma col solo scopo di onorare e tramandare la memoria del mio bisnonno e di tanti altri uomini dimenticati.

Tra il 29 ed il 30 settembre del 1943 nel quartiere Ponticelli, situato nell'estrema periferia orientale di Napoli, 40 persone furono trucidate dalle truppe naziste.

 

La giornata del 29 settembre del 1943 fu caratterizzata da violentissimi scontri tra le milizie partigiane e gli occupanti tedeschi:

Ponticelli, essendo un quartiere situato nella zona industriale e via di collegamento per i paesi vesuviani, nelle settimane precedenti, fu ripetutamente colpito dai bombardieri. Continue vittime civili e devastazione del territorio determinarono la reazione delle milizie partigiane presenti nel quartiere, che insorsero contro l'esercito degli occupanti, uccidendo 2 militari tedeschi.

La rappresaglia dei tedeschi non si fece attendere: a partire dalle luci dell’alba 29 settembre 1943, l'esercito tedesco diede il via a rastrellamenti ed esecuzioni. Questo è ciò che riporta in sintesi la sentenza n.130 della Legione Territoriale dei Carabinieri con cui vennero condannati gli autori.

Ma è dai verbali dei numerosi interrogatori successivi alla strage che si ricavano notizie maggiori sui caduti.  E si scopre che non tutti erano partigiani combattenti. Molte delle vittime, tra cui anche ragazzini, erano cittadini comuni.

Cosi dal verbale 142 dell'interrogatorio dei Carabinieri reali di Ponticelli datato 6. 4. 1944, fatto al figlio (Antonio) di uno dei caduti Gennaro Coppola, risulta che l’uomo era rimasto in casa per tener compagnia ad una persona invalida (una parente, e molto probabilmente una sorella), dopo aver accompagnato la madre al ricovero a causa dell'ennesimo allarme antiaereo.  

Si riferisce che un gruppo di militari tedeschi portò l’uomo fuori di casa, in un campo adiacente l’abitazione e lo uccise nei pressi di un albero di limone, sparandogli 2 colpi di baionetta.

Secondo la testimonianza di un altro dei figli Mario (ancora oggi vivente) risulta che l'uomo non morì all'istante a seguito dei colpi inferti   e perciò fu sgozzato con la baionetta «come si fa con i maiali».

Sempre secondo quanto affermato dal figlio Mario, riportato anche nel volume di Andrea D'Angelo, Giorgio Mancini e Luigi Verolino, Guerra di periferia. Resistenza, vita quotidiana e stragi dimenticate di Napoli 1940-1943, il soldato tedesco, a cui fu impartito l'ordine di sparare, riconobbe nell'uomo che gli stava di fronte, il salumiere che aveva dato loro il pane qualche giorno prima e decise di risparmiargli la vita, ma il suo comandante venuto dalla strada puntandogli il fucile alla testa, gli intimò di eseguire l'ordine.  

Questa la storia di uno dei 40 caduti per la liberazione di Ponticelli, primo quartiere napoletano e d'Europa a ribellarsi ai Nazisti. Un giovane uomo qualunque padre e lavoratore.

A memoria di quell'eccidio e degli eroi dimenticati fu eretto un monumento, su cui oggi, tra vandalismo, erbacce, ed incuria delle istituzioni ancora si legge una targa scritta da Giovanni Rivera, che così recita: «Negli ultimi giorni di settembre 1943 quando l'inevitabile vittoria della storia aveva aperto i cuori alla speranza di una vita migliore un'influenza vendetta bestiale reazione di una tirannide sconfitta si abbatté sul popolo di Ponticelli. I cittadini colpiti negli affetti ma non prostrati lottarono per la difesa dell'umana dignità, allievi ideali dei martiri della repubblica napoletana eredi e testimoni del loro amore per la libertà affidato alle future generazioni».

 

 

 

 

 

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