La storia rimossa di Cecco d’Ascoli

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Categoria: Storia e Letteratura - Miscellanea
Creato Sabato, 28 Agosto 2021 15:45
Ultima modifica il Sabato, 28 Agosto 2021 15:45
Pubblicato Sabato, 28 Agosto 2021 15:45
Scritto da Nicola Terracciano
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Non conoscevo il destino di questo grande intellettuale marchigiano arso vivo a Firenze insieme ai suoi libri dalla chiesa cattolica prima di Bruno, in piazza Santa Croce il 16 settembre 1327, condannato dal Santo Uffizio dominato dai francescani.

Noto come Cecco d’Ascoli, si chiamava Francesco Stabili di Simeone e fu poeta, filosofo e grande scienziato: medico, astrologo-astronomo. Franco e libero nel parlare e nel giudicare fu ritenuto quindi pericoloso.

Era nato nel paese di Ancarano (confinante con Ascoli Piceno) nel 1269. Nel 1314 si trasferì a Firenze e dieci anni dopo a Bologna dove insegnò astronomia nella facoltà di medicina della famosa locale università.

Formatosi a Firenze, conobbe Dante e la cerchia dei suoi amici ed ebbe una diversa visione del rapporto natura-educazione.

Fu autore del poema in volgare L’Acerba, che ebbe edizioni e un notevole successo quasi allo stesso livello della Divina Commedia dantesca.

Lucidamente capiva che non si poteva dire tutto quello che si sentiva veramente dentro, in quel mondo poi dogmatico-fanatico che fu il Medioevo integralista dal punto di vista religioso e culturale in senso lato, cristiano-cattolico, con la oceanica ignoranza collettiva, con relative superstizioni e comportamenti rozzi e gregari.

In un sonetto a Cino da Pistoia aveva scritto lucidamente che in questo mondo «chi vi vuol suo stato mantenere/ convien che taccia quel che dentro giace/ nell’alma, guerra, e nella bocca, pace.»

Prima di morire disse: «L’ho detto, l’ho insegnato, lo credo».

 

Petrarca lo stimò in modo altissimo: «Tu sei il grande Ascolan che il mondo allumi/ per grazia di tuo altissimo ingegno, / tu solo in terra di veder sei degno/ esperienza degli eterni lumi.»

Assunse il suo nome il combattente risorgimentale triestino, poeta e scrittore Giuseppe Revere (1812-1889).

Ascoli Piceno gli ha innalzato un monumento nel 1922 in piazza Matteotti.