In memoria di Steven Weinberg
Il 23 luglio è mancato il celebre fisico americano Steven Weinberg. Aveva 88 anni, essendo nato a New York nel 1933. Nel 1979 ottenne il Premio Nobel per la fisica grazie ai suoi studi pionieristici sui bosoni e la loro interazione elettromagnetica, e insegnò fisica teorica alla University of California, al MIT, a Harvard e alla University of Texas. Weinberg, tuttavia, era anche noto al grande pubblico per i suoi libri divulgativi in cui trattava delle conseguenze filosofiche delle sue scoperte scientifiche. Grande successo ebbe, per esempio, il suo volume Dreams of a Final Theory, pubblicato dallaPantheon Books di New York nel 1992 e tradotto in italiano l’anno seguente da Mondadori con il titolo Il sogno dell'unità dell'universo. Scriveva dunque Weinberg: “Seduto alla mia scrivania o al tavolo di un caffè, maneggio espressioni matematiche sentendomi come Faust che gioca con i pentagrammi prima dell'arrivo di Mefistofele; di tanto in tanto, a lunghi intervalli, astrazioni matematiche, dati sperimentali e intuizione fisica si fondono in una teoria ben definita sulle particelle, le forze e le simmetrie. E a intervalli ancora più lunghi la teoria si rivela corretta; qualche volta l’esperimento mostra che la natura si comporta davvero come dovrebbe comportarsi secondo la teoria. Le nostre attuali teorie hanno solo una validità limitata, sono ancora provvisorie e incomplete. Ma dietro di esse intravediamo di tanto in tanto una teoria finale, una teoria che avrebbe una validità illimitata e che con la sua completezza e coerenza ci appagherebbe completamente. Frasi assai significative, che dimostrano come il grande fisico credesse a una “teoria del tutto”, in grado di svelarci finalmente la composizione più intim ti della realtà nella sua interezza. Ciò che troviamo nelle considerazioni di uno scienziato come Weinberg è una ricerca costante dei principi fondamentali che possono spiegare la struttura della realtà. Oggi - egli afferma - riteniamo che gli atomi si comportino in un certo modo nelle reazioni chimiche perché i principi fisici che governano gli elettroni e le forze elettriche dentro gli atomi non lasciano loro la libertà di comportarsi in nessun'altra maniera. Il fisico americano ci dice, insomma, che gli scienziati sono impegnati nella scoperta di processi che si trovano dentro la struttura della natura stessa. Si noti quanto sia profondo e completo il rovesciamento delle tesi rese popolari dal positivismo logico e dalla filosofia analitica. Il suo era un atteggiamento nettamente realista e, pur riconoscendo alla filosofia un prezioso ruolo critico, non riteneva che spettasse ai filosofi pronunciarsi sulla natura della realtà. |
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