Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Garibaldi nel ricordo di Dijon: le disgrazie di un monumento

Condividi

1871. «Egli è un anno scellerato, che muore: nefasto alla giustizia e fatale alla vita, egli splenderà lungamente di luce sinistra per entro la fosca notte dei secoli».

Così comincia il lungo, formidabile articolo di Carlo Arrigoni dal titolo Riassunto storico d’Italia dell’anno 1871, comparso sul temerario Almanacco Repubblicano per il 1872, che ovviamente fu soffocato nella culla, dopo appena due uscite (1871 e 1872).1

Di uguale avviso Victor Hugo del quale, nel medesimo anno 1872 veniva pubblicato L’année terrible,2 dove manifestava la sua profonda tristezza per il disastro della guerra franco-prussiana, la perdita dell’Alsazia, della Lorena e la carneficina della Comune di Parigi la cui memoria, dimenticata, è lasciata solo alla pietà di poche anime sensibili.3

Eppure, in tutto questo dolore, riusciva a trovare motivo di conforto nell’opera dell’eroe di tante battaglie combattute in nome della libertà e che, sebbene debole e malfermo, non esitò a mettere la sua spada e la sua stessa vita al servizio della rinata Repubblica di Francia.

 

 «Quand d'âpres combattants, mages, soldats, tribuns, apôtres, ont donné leurs vies aux choses justes, Ils demeurent debout dans leurs douleurs robustes, tu le sais, Guernsey, tu le sais Caprera».

Dijon, che i libri di geografia dell’epoca descrivono come leggiadra città con vie larghe e ben disegnate, fiancheggiate da case eleganti e bei palazzi, è situata in una fertile pianura bagnata dall'Ouche e dal Suzon che vi si congiungono.

La città, che all’epoca (1870/71) contava circa 26.000 anime, fu teatro di aspri combattimenti tra i soldati prussiani e le truppe garibaldine, che al 24 dicembre 1870 erano composte da 18.000 uomini inquadrati in quattro brigate comandate da Bossak, Delpech, Menotti e Ricciotti Garibaldi.

Proprio così! Garibaldi aveva esposto, per la causa della Repubblica, anche la vita dei suoi figli.

Tutti si coprirono di gloria e copioso fu il sangue italiano versato in difesa della Repubblica e della città di Digione.E la città non ha dimenticato!

Memore e riconoscente, trent’anni dopo la fine della guerra e precisamente il 16 di marzo del 1900, inaugurò, al crocicchio delle “cinque strade” (poi Placette Garibaldi), su iniziativa dei sopravvissuti della quarta brigata dell’esercito dei Vosgi e con il fattivo contributo della municipalità, un monumento all’Eroe.

La superba statua, eseguita da Paul-Charles Auban, artista di Digione, rappresenta Garibaldi in piedi, la mano sinistra appoggiata all’elsa della spada e il palmo della destra aleggiante sull'altare della libertà, dove sono raffigurati i simboli di emancipazione dalla schiavitù, rappresentati dai frammenti di una catena.

Sul basamento, in granito dei Vosgi, le parole: Digione a Garibaldi - MDCCCC.

Una bella fotografia dell’epoca è conservata a Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini, Museo dell'Ottocento ma diffusissime erano le cartoline del monumento.

L’inaugurazione fu burrascosa a causa del rancore dei conservatori cattolici, irriducibili nemici di colui che aveva osato invadere per ben due volte lo stato pontificio, incallito anticlericale e recidivo irrisore della persona del Papa.

Fatto sta che la notte prima il monumento fu ricoperto di spazzatura ed escrementi.

La cerimonia, poi, presieduta dal sindaco Auguste Morin-Gacon, fu molto concitata e alle grida di «Abbasso Garibaldi» e «Viva l'esercito» di parte monarchica e clericale rispondevano quelle di «Viva la repubblica socialista» dall’altra.

 

Nella primavera del ’40 la Francia fu invasa dalla Wehrmacht e dopo l’armistizio sottoscritto a Rethondes il 22 giugno 1940 da Pétain, fu divisa in due parti. Digione rimaneva nella zona militarmente occupata dai tedeschi mentre a Sud nasceva la Repubblica di Vichy.

La statua di Garibaldi si ergeva ancora maestosa sul suo alto piedistallo sino a quando, nel ’42, gli occupanti la smontarono e la inviarono in Germania per essere fusa lasciando sullo spiazzo il solo basamento.

Qualcuno vide in questa operazione una subdola manovra clericale, altri una vendetta teutonica postuma contro il fiero avversario del 1870/71, ma in realtà lo scopo fu verosimilmente più pratico: la Germania necessitava di rame per gli usi bellici e così la statua finì nel crogiolo di fusione assieme a miriadi di altri rottami. 

Trascorsi vent’anni, con una solenne cerimonia del 16 settembre del 1961, in occasione del centenario dell’Unità Italiana, fu inaugurato sul posto un altro monumento, che però non aveva nulla a che vedere con la magnifica opera originaria.

Il complesso era costituito dal preesistente piedistallo sul quale era fissato un dimesso busto di Garibaldi in bronzo, opera dell’artista romano Vittorio Macoratti e sormontato da un grande cratere pure in bronzo.

Avvenne però che nel 1986 il Municipio decise di riqualificare (si fa per dire) la piazzetta, in un’operazione a dir poco irrispettosa e così, eliminato il piedistallo e il cratere, il busto venne imbullonato alla parete della casa retrostante, per l’occasione ridipinta con un indisponente murales di Dominique Maraval.4

Quel busto è stato reinstallato in Place d'Amérique di fronte al castello di Pouilly  e solennemente inaugurato dall’AMAG il 13 ottobre 2014 mentre quello esposto sul frontone dipinto in Piazzetta Garibaldi non è che una replica.

Nelle cerimonie commemorative fatte dell’AMAG (Association mémoire armée des Vosges Garibaldi) per il 150° anniversario dell'unità italiana, «è stato chiesto alle autorità della città di Dijon di cambiare la posizione del busto e la targa in modo da restituire un poco di orgoglio e dignità a ciò che resta del superbo monumento alla memoria dell’eroe dei combattimenti di Digione nel 1870».6

La municipalità ha promesso di studiare a breve la questione ma ad oggi la situazione della placette Garibaldi, sita alla confluenza tra Rue Jean Jacques Rousseau e Rue Auguste Comte, rimane immutata.

Le recenti immagini Google (2020) ne evidenziano lo squallore: sotto il busto è installata una cabina elettrica di trasformazione mentre la piazzetta è ornata da due alberi sgangherati per l’incuria e invasa da un grosso ombrellone e dalle sedie che presumo del vicino pub Le Brighton.

Nel 1982, in occasione del centenario della morte di Garibaldi, il Municipio di Digione si era ricordato dell’eroe, pubblicando un pregevole volumetto dal titolo Hommage de Dijon à Garibaldi (1807-1882), con la toccante introduzione di Robert Poujane, sindaco di Di Digione e presidente del Consiglio Generale della Côte d’Or, che ritengo meritevole di divulgazione.5

Alle pagine 128-130 vi è tracciata una breve cronistoria del monumento originario ma tace sugli avvenimenti successivi.

C’è un eroe in Europa, scriveva Michelet. Uno. Io non ne conosco due. Tutta la sua vita è una leggenda.

E Victor Hugo, in una seduta dell’Assemblea Nazionale Costituente del Marzo 1871: «La Francia traversò una prova terribile, da cui uscì sanguinolenta e vinta. La Francia, oppressa al cospetto di tutta l’Europa, incontrò la codardia di tutta l’Europa. Presso le potenze europee veruno s’alzò a difendere questa Francia, che tante volte prese in mano la causa dell’Europa. Non un re! Non uno stato! Nessuno. Eccetto un sol uomo».

Garibaldi è una leggenda, la sua intera vita è una leggenda. In tutto il mondo il suo nome è portato da miriadi di strade urbane e piazze, nella sola Italia se ne contano 4.274, duemila monumenti lo rappresentano, una città brasiliana, nel Rio Grande Do Sul, gemellata con Conegliano Veneto, porta il suo nome e anche a Digione c’è una centralissima Avenue Garibaldi che confluisce nella Place de la Republique.

Fiumi d’inchiostro sono stati versati come per nessun altro al mondo e infinite sono le foto e i quadri che lo rappresentano.

Monumenti, città e intere civiltà possono anche svanire nel nulla, ma le leggende non muoiono mai.

 

 

Note

1. Almanacco Repubblicano per l’anno 1872 – Pubblicazione del giornale La Plebe, Lodi, Enrico Bignami editore, 1872

2. V. Hugo, L’année terrible, MichelL Levy Freres Editeurs, Paris, 1872.

3. Cfr. Nuovo Monitore Napoletano: Ricordando la Comune di Parigi

4. Cfr. Le mur peint dans la ville ancienne Dijon, 10-11 juin 1988 pubblicato a cura della Section Française de l'IcoMOS (Conseil International des Monuments et des Sites).

5. Hommage de Dijon à Garibaldi (1807-1882), Ville de Dijon, Archives municipals, 1982

6. L’Associazione franco-italiana nata nel 2008, si è proposta di preservare e trasmettere la memoria dell'esercito dei Vosgi (1870-1871) e di Giuseppe Garibaldi attraverso convegni, commemorazioni, manifestazioni e mostre varie.

 

 

 

 

Statistiche

Utenti registrati
136
Articoli
3164
Web Links
6
Visite agli articoli
15139239

(La registrazione degli utenti è riservata solo ai redattori) Visitatori on line

Abbiamo 357 visitatori e nessun utente online