Sansone Valobra, l’inventore dei fiammiferi
Aveva aperto una fabbrica di sapone e saponette, ma essendo un patriota e un carbonaro, fu costretto a emigrare per sottrarsi alle persecuzioni. Pensò di vivere a Napoli ma non fu una scelta felice. Sansone (o meglio Sanson essendo ebreo) era un piccolo genio. Appassionato di chimica si concentrò soprattutto sullo studio del fosforo, scoprendone un utilizzo per l'accensione a sfregamento dei fiammiferi. Compose una miscela di fosforo, clorato e gomma che applicò all'estremità di bastoncini di legno, e verso la fine del 1828 aprì una fabbrica a Napoli per commercializzare la sua invenzione. In seguito, nel 1835, inventò anche il cerino che mise sul mercato con il nome di candellette. Nonostante l'attività intrapresa, la vita in una grande città si rivelò più dura di quanto egli potesse prevedere e lo spettro della crisi cominciò sempre più spesso a visitare le sue notti. Nell’autunno del 1845 tirò un'aria diversa nella Napoli troppo conservatrice di Ferdinando II. Si riunì allora il settimo Congresso degli scienziati producendo un grande fermento di iniziative imprenditoriali e non solo.
Simone era presente al Palazzo degli Studi (oggi museo archeologico nazionale), quando il Ministro Nicola Santangelo inaugurò i lavori del Congresso con un gran bel discorso e fu allora che Simone decise di giocarsi la carta decisiva per rovesciare la partita con la sorte: ottenere il riconoscimento della sua invenzione, averne la privativa (esclusiva) di vendere fiammiferi e cerini a prezzi assolutamente alla portata di tutti. Preparò la pratica da inoltrare al competente ministero dell'interno sottoposto al parere al Reale Istituto di Incoraggiamento (una sorta di ufficio marchi e brevetti). Il 12 novembre 1845 rivolse con gran fiducia la sua supplica. Nel documento allegato pubblichiamo la deludente risposta. «La manifattura del legnetto fosforico è già nota» quindi pratica bocciata, niente privativa di vendita. Le aspettative di Sanson Valobra rimasero deluse. In effetti molti si attribuirono il merito di questa invenzione, come l'ungherese Irinyi, il tedesco Krammener, l'inglese Walker, l'austriaco Romer e il polacco Schoevetter. Anche l'invenzione del cerino non venne attribuita a Valobra, bensì a Merckel e Lavaresse. Nella storia sarà il "Meucci" degli zolfanelli. Il vero inventore dei fiammiferi visse in onorevole stato di povertà e morì nel 1883 a Napoli, senza che gli venisse riconosciuto alcun merito per l'invenzione. Raramente oggi accendiamo un fiammifero, se ci capita di farlo ricordiamoci di lui. In fondo poi chi sarebbe stato Hans Christian Andersen senza Sanson Valobra.
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