Il diritto alla libertà laica
Nel 150mo anno della fine della monarchia assolutista e della proclamazione di Roma capitale d’Italia (1871-2021), non ci si meraviglia di atti gravi o minimi contro l’Italia una, libera, laica. Non era mai capitato che uno Stato straniero arrivasse a condizionare la libera attività legislativa di un altro Stato, come il ricostituito ‘Stato del Vaticano’ ha fatto in questi giorni. L’odio verso l’Italia una e libera, dal 1861-1871 in poi, al di là di ossequi episodici e strumentali, è viscerale e si esprime in mille atti, i cui fili si ricollegano nella sostanza a quella origine, come il neoborbonismo, il leghismo secessionista, le forze insulari indipendentiste sarde e siciliane (legati tutti strettamente ad ambienti ufficiali del cattolicesimo clericale). Poiché le istituzioni per assunzioni e lottizzazioni e le forze politiche, per miserabili interessi elettoralistici, sono di fatto condizionate da quella prepotente egemonia cattolico-clericale, si spiegano i silenzi e le omissioni intollerabili in ogni Paese civile e dignitoso, custode doveroso, intransigente, delle sue memorie storicamente fondanti e della laicità dello Stato, rispettoso della libertà religiosa, ma non subalterno a nessuna religione.
La ricostruzione dalle immense macerie civili, morali, ideali, è opera doverosa, ma complessa, e richiede pazienza e tenacia.
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