La massoneria napoletana nel '700
La leggenda fa risalire le origini delle società massoniche ad Hiram che costituì il tempio di Salomone e diversi autori hanno collegato il concetto di fratellanza al periodo delle Crociate, e quindi, all’ordine dei Templari, mentre il linguaggio ed il rituale sembrano siano stati influenzati dalla filosofia ermetica tardo rinascimentale. La Luce Massonica fu introdotta a Napoli dagli ufficiali dell’esercito austriaco nel periodo del vicereame asburgico (1707 – 1734) e dai mercanti francesi, olandesi ed inglesi che operavano in città. Dopo un periodo iniziale di scetticismo, l’aristocrazia si avvicinò alla loggia napoletana a partire dal luglio 1750, quando vi aderì e successivamente ne fu eletto Gran Maestro il Principe di Sansevero Raimondo di Sangro. Questi non solo riuscì a ricomporre i dissidi interni sorti tra gli adepti, ma anche ad incrementare a tal punto il numero delle nuove adesioni, da essere costretto a suddividere la Muratoria napoletana in diverse logge: la loggia affidata a Teodoro Tschoundy dove si diffuse la pratica per l’alchimia, la loggia Carafa, affidata a Gennaro Carafa, la loggia Moncada, affidata al principe di Calvaruso e la loggia Sansevero, alla diretta dipendenza del nuovo Gran Maestro. Il principe diede impulso al rapido espandersi dei centri latomistici e riuscì a suscitare in Napoli l’interesse per l’esoterismo, con la pubblicazione nella sua tipografia di numerose opere sull’alchimia. Ciò causò uno scontro violento tra il curialismo conservatore dei Gesuiti e la nobiltà illuminata che, insieme ad esponenti del mondo accademico, la parte più rappresentativa della borghesia, soprattutto medici, avvocati e ricchi commercianti, accresceva sempre più il numero degli affiliati alla Massoneria ed era favorevole al partito riformatore. A seguito dell’editto di Carlo di Borbone del 10 luglio 1751 contro i Liberi Muratori, il principe Raimondo di Sangro, dopo aver tentato inutilmente di convincere il re che i fratelli massoni erano animati da un rispetto devoto e sincero verso la religione ed il sovrano, decise di dimettersi il 24 luglio e la loggia napoletana venne ufficialmente soppressa. Ma, i centri latomistici continuarono in gran segreto la loro attività. Un nuovo impulso alla crescita della Massoneria fu dato nel 1768 dall’arrivo di Maria Carolina, per tradizione familiare vicina agli ambienti latomistici, e la stessa aderì ad una loggia di sole donne, fino a quando gli eventi che avrebbero caratterizzato l’ultimo decennio del secolo, trasformarono le logge massoniche in Società Patriottiche. Da lì la persecuzione spietata della stessa Maria Carolina, accecata dalla smania di vendicare la sorella Maria Antonietta, contro gli adepti accusati di congiura e giacobinismo. La repressione della Massoneria, bandita e perseguitata da inchieste ed arresti non solo nel Regno borbonico, ma in tutta Italia fu notevole non solo nell’ultimo decennio del Settecento, ma anche durante i primi anni della Restaurazione ed interessò finanche quegli Stati tradizionalmente più tolleranti e permissivi. Ciononostante, il fuoco continuò a covare sotto le ceneri molto più di quanto comunemente si creda. Presidente della Società Patriottica fu nominato Carlo Lauberg, un frate scolopio, tra i maggiori chimici napoletani del suo tempo. Durante i sei mesi della Repubblica Napoletana, il Lauberg fu nominato Presidente del Primo Governo Provvisorio. Con la reazione borbonica non fu tra i martiri ma tra gli esuli. Riuscì a riparare a Parigi, dove vi morì il 5 novembre 1835.
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