Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

1739-1789. Cinquanta anni di eventi pre-rivoluzione

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1739. Tutte le stamperie di quarantatré città vennero chiuse. Anche nella Storia con la “S” maiuscola ci sono linee di confine che segnano il prima e il dopo, e l’innesco del dopo in Francia avviene con l’apice della censura. 

Nel pieno del fermento culturale europeo i Cardinali al potere decisero di fermare le fonti del sapere, per un sano ritorno al secolo precedente con l’inquisizione sugli scudi. Imbottiti di tali personaggi, tutti i Parlamenti regionali, piccole corti di giustizia, emanavano sentenze di morte a tutto spiano.

Mai nella storia si era potuto osservare un così intenso processo di trasformazione che acuiva maggiormente il conflitto fra realtà sociale e gli schemi giuridici e formali di questa stessa società. Famoso è l’intervento di Voltaire nel caso della famiglia borghese ugonotta di Tolosa, accusata di aver ucciso un figlio convertitosi al cattolicesimo.

Riuscì a sollevare un enorme scalpore contro quella sentenza senza prove che alla fine ottenne l’annullamento della sentenza dal Consiglio del Re. Nulla si poté fare invece contro la sentenza del giovane cavaliere di 19 anni, tale La Barre, condannato al taglio della lingua ed essere arso vivo con la copia del Dictionnaire Philosophique di Voltaire appesa al collo.

Le stamperie di Londra, di Ginevra e quelle olandesi furono prese d’assalto. Ma anche in Italia, soprattutto Venezia, videro le stamperie lavorare giorno e notte. I tipografi di Lucca e Livorno soffiarono ai veneziani la stampa dell’ Enciclopedy francese.

 

Ma Venezia merita un intero paragrafo.

Più di mille famiglie di tipografi vivevano negli agi. I libri avevano una qualità superiore non riscontrata in nessun paese europeo. L’industria nata nel ‘600 prosperò nell’altissima qualità delle stampe.

Oltre l’ 80% dei libri venivano esportati e il 30% erano di carattere ecclesiastico, con un grande committente: l’ordine dei Gesuiti. Nel 1772 Giacomo Casanova ebbe l’incarico di osservare le librerie dei ricchi veneziani e nel suo rapporto evidenziò la presenza di numerosi libri degli Illuministi francesi, tedeschi e inglesi.

In nessuna mancava “Candide” di Voltaire, anche nelle case di Vescovi e professori cattolici; pur censurato ufficialmente dall’Inquisitore veneziano. Anzi, proprio perché sottoposto a censura, ne stampavano a volontà.

Era richiestissimo anche a Napoli e Palermo, dove il contrabbando di libri era diventata una vera miniera d’oro per i librai. Da notare che i ricchi di tutta Europa si recavano a Venezia e non mancavano di comprare libri, che venivano stampati in francese, inglese e altre lingue, tra cui l’armeno. Ma torniamo in Francia. Vi era un cospicuo numero di pensatori progressisti imbevuti delle nuove idee rivoluzionarie che investivano la religione, la scienza, la storia e la società.

Erano impazienti di diffondere quei lumi dei quali si ritenevano i depositari. La fantasia superava d’emblée la censura con diverse modalità. Cominciarono a produrre manoscritti, Voltaire ne contava più di cento nella sua libreria, oppure andavano in Olanda o a Ginevra e si facevano stampare le opere con un nome straniero e con la dicitura "Traduzione", così la censura veniva aggirata.

E nelle città sorgevano circoli di lettura, in genere presso i negozi di libri. Mentre dilagavano libri ed idee, la Chiesa e la Corona erano impegnate nella guerra a morte che si combatteva tra difensori della religione, parlamenti e gesuiti.

Nel 1762 il parlamento di Parigi decretò la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti. La vicenda vede una causa persa a Marsiglia dalla potente Compagnia di Gesù, in seguito al fallimento di una grandissima azienda fondiaria e commerciale in Martinica; il Padre gesuita Lafaiette fu portato davanti al parlamentino che sentenziò la rimessa del dovuto, con il pignoramento dei beni.

I gesuiti di Marsiglia fecero ricorso alla Corte di Parigi ed i componenti del parlamento non aspettavano altro. Confermarono la sentenza e soppressero l’Ordine con la seguente motivazione:

<<Corpo politico che col pretesto di combattere l’eresia aveva introdotto in Francia un’autorità straniera. Le dottrine furono dichiarate <<Perverse, distruttive di tutti i principi della religione e persino dell’onestà, perniciose per la società civile, sediziose, un’offesa alla morale cristiana, una sfida ai diritti della nazione e all’autorità del Re, alla salvaguardia della persona sacra del Sovrano e all’obbedienza dei sudditi.>>

Insomma un’apocalisse si abbatte sulla Compagnia! I philosophis potevano aver diffuso le loro idee irreligiose ma furono i parlamenti ad infliggere il colpo più grave alla Chiesa prima del 1789. Beni confiscati e membri dispersi aprirono le porte degli istituti scolastici ad insegnanti imbevuti delle nuove idee. Fouche e Billard-Varenne insegnarono entrambi nel prestigioso collegio dell’Oratorio di Jully. Si può solo intuire cosa insegnassero i nuovi professori laici e rivoluzionari.

A Parigi, ma non solo, tantissimi politici mano-scrivevano o stampavano fogli che al mattino leggevano nelle strade, ad esempio Robespierre lo faceva al mercato delle Halles.

Tutti i giorni c’era la trasmissione di notizie e di idee dei filosofi da chi sapeva scrivere e leggere a chi si barcamenava per una magra esistenza. Erano tante, troppe, le persone che non sapevano di lettere. Anche l’Alto Clero partecipava, inconsapevolmente, alla produzione di futuri rivoluzionari tra i preti. Era formato esclusivamente di nobili e lo si poteva definire un sistema di assistenza sociale per aristocratici.

Poteva facilmente accadere: un principe di Rohan, vescovo in partibus di Campe all’età di ventisei anni, poteva succedere in carica allo zio vescovo di Strasburgo, abate della più ricca abazia di Francia. Il cardinale di Polignac non mise mai piede nella sua diocesi.

Gran parte delle decime e altri introiti dei parroci erano assegnati ai Vescovi, che poi giravano una magrissima Portion Congrue ai preti per sfamarsi.

Nota finale: Quando inizia la Rivoluzione Francese? Il 4 di Luglio o con un processo lungo decenni?

Eppure la Storia insegnata nelle scuole italiane sorprende per la superficialità e la riduzione a poche date di eventi formatisi per evoluzioni sociali e con tantissimi attori.

 

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