Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Romana di Moravia

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Adriana è una ragazza di appena vent’anni, popolana, di una bellezza un po’ fuori moda ed è la protagonista del romanzo "La Romana" pubblicato nel 1947 per Bompiani da Alberto Moravia.

Il romanzo è ambientato nella Roma fascista e Adriana, vive il disagio della povertà e della solitudine vivendo solo con la madre.

Una madre che, per poter "campare la vita", spinge la avvenente e giovane figlia a fare da modella per ritratti di nudo presso ateliers di dozzinali pittori.

Da qui alla prostituzione il passo è breve e Adriana, diventata donna bella e sensibile, si perde tra le braccia di diversi amanti in un gioco tra seduzione e pentimento, angosciose fratture dell'anima tra prese d'atto sulla ineluttabilità del suo destino e della sua condizione e voglia di volare con le ali dell'amore, quello vero, quello sognato.

Lo scrittore, che scrive in prima persona con la penna di Adriana, racconta attraverso di lei, la storia dei suoi amanti e di quella Roma del ventennio fascista così permeata di contraddizioni, illusioni e sogni infranti.

 

Nella celebre trasposizione cinematografica di Luigi Zampa, nel ruolo di Adriana si ricorda la grande interpretazione di Gina Lollobrigida.

Dal volume autografato da Alberto Moravia si riporta un breve stralcio in cui è presente Adriana che nell'alcova, osserva dolce e sospesa il corpo del suo amante di turno.

«Rimasi a lungo immobile, inginocchiata sul letto davanti a lui, i capelli penzolanti sugli occhi, guardandolo e ogni tanto sfiorando timidamente con la punta delle dita quel suo lungo corpo magro, bello e puro.

Aveva la pelle bianca e le ossa vi spuntavano e aveva le spalle larghe e magre e i fianchi stretti e le gambe lunghe, e non aveva peli salvo appena sul petto, e aveva il ventre teso per la posizione supina così che il pube appariva sollevato e offerto.

In amore non amo la violenza e per questo davvero mi sembrava che niente fosse accaduto tra di noi, e tutto fosse ancora da cominciare. Lasciai perciò che il silenzio e la calma tornassero tra di noi, dopo quell'artificioso e ironico tumulto e quando mi sentii di nuovo nello stato d'animo sereno e appassionato che mi è proprio, lentamente, come in certi giorni di afa si scende pian piano nell'acqua deliziosa di un mare immobile, mi distesi al suo fianco e allacciai le mie gambe alle sue e gli circondai il collo con le mie braccia e mi strinsi a lui.»

 

 

 

 

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