Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Una pasquinata per Ferdinando IV

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«Con soldati infiniti, venne in Roma bravando il re don Ferdinando; e in pochissimi dì, venne, vide e fuggì».

Un epigramma, una pasquinata, sintetizza l'impresa militare di Ferdinando IV di Borbone che al crepuscolo di novembre dell'anno 1798 entrò col suo esercito nel territorio della Repubblica Romana, in mano ai francesi, il cui esercito era privo di uomini e di risorse e che poteva contare solo sulle capacità strategiche dei propri generali ed ufficiali.

Al contrario, l'esercito napoletano era stato affidato dalla regina Maria Carolina, nelle insipienti mani del generale austriaco Mack, famoso per non aver mai vinto una battaglia e che qualche anno dopo nel 1806 ad Austerlitz, fu responsabile del tracollo dell'esercito asburgico, il che portò Napoleone a Vienna.

In poche parole, Ferdinando IV, mentre ancora si combatteva, pensò bene, vista la mala parata, di fuggirsene, travestito da servo, a rotta di collo verso Napoli.

Il Dio degli eserciti invocato dal buon Ferdinando nulla poté fare per aiutarlo ed allora ecco che il re di Napoli, finì per diventare nell'immaginario popolare "il novello Cesare" con la differenza che quello   «venne, vide e vinse»,  mentre lui « venne, vide e fuggì».

Pubblichiamo un esemplare originale del famoso Proclama di San Germano (paese che dopo il 1863 prese il nome di Cassino) in cui è possibile leggere tutte le buone intenzioni (mal riposte) di Ferdinando.

 

 

 

 

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