Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

1820 L'Amico della Costituzione

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Ogni qualvolta che uno Stato monarchico si dotava di una costituzione, diveniva primaria esigenza spiegarne al popolo la sua essenza, la portata ed anche i meccanismi del nuovo governo.

Questo accadde a Napoli nel 1820 e nel 1848. Nel 1799 non ci fu il tempo di farlo.

Per agevolare la comprensione popolare ci si avvaleva di pubbliche affissioni e soprattutto di giornali le cui testate nei periodi rivoluzionari proliferarono.

Nel 1820, presso l'editore Angelo Trani, fu dato alle stampe "L' Amico della Costituzione" di cui di seguito pubblichiamo un originale del 27 luglio 1820 che contiene le istruzioni sulla elezione in seno al parlamento nazionale e la nuova legge sulla libertà di stampa.

La costituzione napoletana era modellata su quella di Cadice del 1812 e fu promessa solennemente da parte del Re, che chiamò in causa Dio, se non l’avesse protetta e difesa. Il 22 luglio venne emanato il Decreto di apertura del Parlamento e le istruzioni relative alle elezioni.

Ciononostante, dopo l’insediamento dei deputati e tanti mesi di entusiasmo e speranza, la reazione borbonica del regime assoluto passò alla controffensiva, servendosi del determinante aiuto straniero e dimostrando, come sovente, di essere un Regno a sovranità limitata, sottomesso alla volontà del Cancelliere austriaco Metternich.

Trascorsi più di due anni dalla nobile iniziativa costituzionale, i sottotenenti Michele Morelli e Giuseppe Silvati furono i soli a pagare con la vita il loro sogno di libertà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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