Leopardi e il diperato amore per la sua “Aspasia”
«Aspasia siete voi, e voi lo sapete o dovreste saperlo». La risposta della nobildonna non si fece attendere: «Voi più di ogni altro sapete se io mai diedi la minima lusinga a quel povero uomo del Leo, e se il mio carattere è tale da prendersi gioco di un infelice, e di un bravo uomo come lui». Il Canto Aspasia, che conclude l’omonimo Ciclo, in effetti era dedicato proprio a Fanny Targioni Tozzetti, animatrice di un salotto letterario in via Ghibellina a Firenze. Fra l’estate del 1830 e il gennaio del 1833, era nato l’impossibile e testardo tormento amoroso del poeta, ma l’Aspasia da lui celebrata, era l’infamante nome dell’etèra concubina di Pericle. La Targioni Tozzetti, madre di due bambine e moglie di un illustre medico dell’Archispedale, fu ben nota nella società fiorentina di quegli anni per la bellezza e per l’ entourage che attirarono su di lei molti pettegolezzi. Alessandro Poerio che l’aveva presentata a Leopardi poco dopo che il poeta era giunto a Firenze, il 10 maggio 1830, così commentava con Ranieri le esagerate dicerie dei suoi diversi amanti attribuiti alla nobile salottiera:
C’è pure chi pretende che Gherardo Lenzoni e il marchese Lucchesini di tempo in tempo facciano incursioni sull’antico dominio. Io non posso indurmi a credere di sì prudente donna così licenziose novelle e credo che de’ quattro amanti almeno due siano favolosi» Nel ventesimo secolo alcuni studiosi, tra cui Marcus de Rubris, hanno ritenuto che non fosse la Targioni l'ispiratrice del celebre il carteggio, in quanto il rapporto tra Leopardi e la donna proseguì in modo amichevole dopo il soggiorno fiorentino del poeta. Nella poesia Aspasia alcuni elementi rimanderebbero a una dimora diversa rispetto a quella della nobildonna, e probabilmente sotto lo pseudonimo di Aspasia si celerebbe la contessa Carlotta Lenzoni.
Bibliografia: F. Florista, Cara Fanny, il dimenticar voi non è facile, Le Muse, Caserta, 2006. P. Citati, Leopardi, Mondadori, 2010. |
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