Jo Cox. Il sacrificio di un'antifascista
Voglio ricordarla, perché il suo sacrificio non cada nel dimenticatoio. Perché Jo si è sempre battuta per una società antifascista, antirazzista ed anti sessista che garantisse pari diritti civili e opportunità, eguaglianza sociale ed economica, solidarietà e un welfare che sostenesse i più deboli, la parte di popolazione più fragile ed indifesa, i poveri, gli emarginati, i disoccupati, gli immigrati spesso usati e sfruttati vergognosamente come manovalanza priva di dignità e rispetto. Joe aveva svolto per anni volontariato in Africa, aiutando poveri, malati, emarginati. Questi principi, quindi, erano parte del suo essere da sempre e nutrivano la sua visione del mondo e della politica. Jo venne uccisa perché credeva nell'Europa. Era solita ribadire spesso questo assunto: «Le nostre comunità sono state profondamente migliorate dall’immigrazione, che fosse quella degli irlandesi cattolici, degli italiani, degli spagnoli o dei musulmani dall’India o dal Pakistan».
Mair, il suo assassino, era aperto sostenitore di alcuni gruppi neonazisti USA e poco prima si sparare urlò la frase «Britain first!» che è anche il nome di un partito di destra antieuropeista, come a voler apporre un sigillo su quel terribile e vile atto di violenza nei confronti di una giovane donna inerme, armata solo delle sue idee, dle suo coraggio e della sua passione politica e civile. È la politica che diventa sangue, contrapposizione manicheista, violenza e morte. È l'esasperazione dello scontro politico che serve ai populisti per raccogliere voti facili e che intanto miete le sue vittime. Forse conviene ricordarselo bene il sacrificio di Joe Cox, proprio in questi giorni. Questo è il testo di una lettera-appello scritta da suo marito, Brendan, poche ore dopo la tragedia. «Jo credeva in un mondo migliore e ha combattuto tutti i giorni della sua vita con una energia e un gusto per la vita che avrebbero sfinito la maggior parte delle persone. Lei avrebbe voluto che accadessero soprattutto due cose ora, uno che i nostri amati bambini fossero sommersi d'amore e due, che tutti noi fossimo uniti nella lotta contro l'odio che l'ha uccisa. L'odio non ha un credo, una razza o una religione, è velenoso». Ora che la Brexit è avvenuta, che la bandiera del Regno Unito è stata ripiegata con cura, ora che i sostenitori di Boris Johnson sono scesi in piazza a festeggiare mentre gli europeisti possono cominciare a dare sfogo alla propria frustrazione e rabbia perché quello è stato un voto condizionato da una campagna referendaria menzognera e criminale, ora che si è posata la polvere dello scontro politico e son rimaste le macerie di uno scontro fratricida, forse è il caso di ricordare la storia di Jo Cox.
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