Jo Cox. Il sacrificio di un'antifascista
Il 16 giugno del 2016, la giovane parlamentare laburista inglese Jo Cox, 42 anni, veniva uccisa con vari colpi di pistola sparatele in faccia da un fan di Nigel Farage, insomma un sovranista, fortemente orientato verso la destra più estrema, razzista, omofoba, antisemita, suprematista. Voglio ricordarla, perché il suo sacrificio non cada nel dimenticatoio. Perché Jo si è sempre battuta per una società antifascista, antirazzista ed anti sessista che garantisse pari diritti civili e opportunità, eguaglianza sociale ed economica, solidarietà e un welfare che sostenesse i più deboli, la parte di popolazione più fragile ed indifesa, i poveri, gli emarginati, i disoccupati, gli immigrati spesso usati e sfruttati vergognosamente come manovalanza priva di dignità e rispetto. Joe aveva svolto per anni volontariato in Africa, aiutando poveri, malati, emarginati. Questi principi, quindi, erano parte del suo essere da sempre e nutrivano la sua visione del mondo e della politica. Jo venne uccisa perché credeva nell'Europa. Era solita ribadire spesso questo assunto: «Le nostre comunità sono state profondamente migliorate dall’immigrazione, che fosse quella degli irlandesi cattolici, degli italiani, degli spagnoli o dei musulmani dall’India o dal Pakistan».
Mair, il suo assassino, era aperto sostenitore di alcuni gruppi neonazisti USA e poco prima si sparare urlò la frase «Britain first!» che è anche il nome di un partito di destra antieuropeista, come a voler apporre un sigillo su quel terribile e vile atto di violenza nei confronti di una giovane donna inerme, armata solo delle sue idee, dle suo coraggio e della sua passione politica e civile. È la politica che diventa sangue, contrapposizione manicheista, violenza e morte. È l'esasperazione dello scontro politico che serve ai populisti per raccogliere voti facili e che intanto miete le sue vittime. Forse conviene ricordarselo bene il sacrificio di Joe Cox, proprio in questi giorni. Questo è il testo di una lettera-appello scritta da suo marito, Brendan, poche ore dopo la tragedia. «Jo credeva in un mondo migliore e ha combattuto tutti i giorni della sua vita con una energia e un gusto per la vita che avrebbero sfinito la maggior parte delle persone. Lei avrebbe voluto che accadessero soprattutto due cose ora, uno che i nostri amati bambini fossero sommersi d'amore e due, che tutti noi fossimo uniti nella lotta contro l'odio che l'ha uccisa. L'odio non ha un credo, una razza o una religione, è velenoso». Ora che la Brexit è avvenuta, che la bandiera del Regno Unito è stata ripiegata con cura, ora che i sostenitori di Boris Johnson sono scesi in piazza a festeggiare mentre gli europeisti possono cominciare a dare sfogo alla propria frustrazione e rabbia perché quello è stato un voto condizionato da una campagna referendaria menzognera e criminale, ora che si è posata la polvere dello scontro politico e son rimaste le macerie di uno scontro fratricida, forse è il caso di ricordare la storia di Jo Cox.
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