La leggenda di Santo Stefano
Il Bambino Gesù era ancora nella mangiatoia e la sua luce si irradiava tra campi,bivacchi di pastori, angeli e comete. Tante donne di Bethlemm, appresa la lieta novella, vollero portare i loro bambini a conoscere Gesù e per farli benedire. Viveva in città una donna che alcuni dicono si chiamasse Tecla,altri Stefania. Era sempre triste perché nonostante fosse sposata da molti anni non riusciva ad avere figli. Quando i pastori diffusero la notizia della nascita di Gesù, Tecla fu rapita dal desiderio di andare a vedere quel Bimbo e si mise al seguito di un gruppo di altre donne che con i bimbi in braccio si recavano alla capanna. Per non essere da meno, Tecla avvolse un grosso sasso in una coperta gli mise una cuffietta, se lo strinse al petto e seguì il corteo. Attraversarono quella magica notte tra muschio, pozzi, ponti,guadarono fiumi,videro cammelli e osterie,angeli e pastori svegli o addormentati, fino a che di buon mattino giunsero innanzi alla capanna e adorarono il Bambino. Le mamme chiesero al bimbo la divina benedizione per i loro figli e raggianti sorridevano e ciarlavano allegre con Maria, vestita di rosa e di azzurro. Tecla, col sasso ben nascosto nelle coperte stretto a se' non sorrideva, era triste,fino a quando non proruppe in un pianto dirotto. Maria la guardò, le sorrise e le disse di accostare il suo bimbo al seno e di allattarlo. Sbigottita tra le lacrime Tecla obbedi' ed ecco verificarsi l'ennesimo prodigio di quella magica notte: il sasso era a terra e al seno di Tecla c'era la dolce boccuccia di un bel bambino.
Il pianto di Tecla o Stefania, che dir si voglia, si trasformò in gioia e furono tante le parole di ringraziamento e riconoscenza per Gesù e a Maria. Ma venne presto il momento del commiato e di ritornare alle usate fatiche quotidiane. Il corteo delle donne si era avviato, Tecla voleva ancora una volta salutare e ringraziare Maria. Maria la baciò e una lacrima scese dai suoi lunghi occhi di ragazza mediorientale. Tenne forti, tra le sue, le mani di Tecla e la fissò trasmettendole la consapevolezza di un futuro comune dolore e le disse: «Tecla tuo figlio è nato da una pietra e di pietra morirà». E forse pensò ancora guardando il suo Bimbo nella mangiatoia: «Anche tu mi lascerai sola...» Questo il racconto. Gesù e Stefano morirono, a Gerusalemme quando ancora erano giovani: il primo in croce, il secondo lapidato per aver testimoniato la fede nella Resurrezione di Cristo ed è ricordato come il primo martire cristiano. Tecla nel sogno del presepio è invece rimasta ferma davanti a quella grotta col bambino in seno e sorridente, ma con quel sasso a terra, muto testimone di un destino che regola le cose del mondo e che ci invita a dar valore ad ogni istante della nostra vita. |
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