Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Una riflessione su Auschwitz

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Pur con le mie limitate e risicate risorse e entro i ristretti e angusti confini di un breve articolo, vorrei innanzitutto “comprendere”, come direbbe Hannah Arendt, Auschwitz.

E credo che, per comprendere, bisogna tenersi alla larga dalle spiegazioni spiritualistiche, psicologistiche, coscienzialistiche, che possono, al limite e anche utilmente, essere prese in considerazione come eventuali conseguenze e corollario di una analisi critica le cui fondamenta non possono che ritrovarsi nella realtà materiale della Storia concreta, quella che concede poco o nulla alla Poesia oracolare e mistica in cui sembra essersi trasformata la percezione contemporanea di Auschwitz.

Auschwitz non è un caso o un inciampo della Storia matrigna, la sua nascita e la sua costruzione non provengono da banali o ossessive o mediocri Menti umane.

Auschwitz è una gigantesca realtà politica e storica sorta all’interno di una ben precisa, congegnata e razionale scelta strategica della Germania nazista e hitleriana, che sembra essere dimenticata o sfuggita a molti storici contemporanei e a gran parte del ceto dirigente, se non a tutto e all’opinione pubblica del Bel Paese.

 

Ancor prima dell’innesco e della deflagrazione del Secondo Conflitto Mondiale del 1939 – 1945, il Piano strategico del Terzo Reich prevedeva “semplicemente “la Conquista militare della Spazio Vitale dell’Europa Orientale che non precludeva a tale Conquista militare di proseguire, senza limiti spaziali e temporali, indefinitamente la sua avanzata ad Oriente.

La stessa nozione e concezione di Geopolitica si delinea e si sviluppa proprio tra le Due Guerre Mondiali come parto concettuale strategico e politico di intellettuali germanici, disillusi, intossicati e avvelenati dalla sconfitta militare della Prima Guerra Mondiale, trasferitisi quasi immediatamente sotto l’ala protettiva del movimento e poi partito nazista, convinto e allettato dal primo baluginare in tale Disciplina in formazione di indicazioni strategiche volte a compensare le perdite germaniche nella Prima Guerra Mondiale con conquiste territoriali strappate all’Est slavo e non solo slavo.

Di lì a poco, tali idee geopolitiche da Hitler e dall’entourage nazista del medesimo furono meglio esplicitate, rielaborate e sostanziate all’interno della Dottrina strategica dello Spazio Vitale che prevedeva coerentemente e chiaramente l’espansione ad Est, occupandone prima militarmente il territorio, liberandolo fisicamente dai loro legittimi possessori per renderlo poi territorio germanico e nazista, occupato, dopo la conquista militare, da civili germanici e nazisti.

A sua volta questa Dottrina nazista, non escludendo, anzi, al contrario, prevedendo anche e soprattutto lo sfruttamento semischiavistico del Mercato orientale, dei suoi consumatori e delle sue ingenti risorse non solo minerarie, si inseriva a pieno titolo nella prospettiva del risorto e ritrovato Espansionismo imperialistico del capitalismo germanico e nazista.

La Seconda Guerra mondiale non fece altro che consolidare questa tendenza (e non deriva). L’Universo concentrazionario che già esisteva ben prima dell’inizio del conflitto fu semplicemente meglio organizzato e reso ancora più efficiente.

Non si riesce a comprendere l’angoscia di quanti ancora oggi si meravigliano dell’atroce e feroce sistema di sfruttamento schiavistico disumanizzante, ma industrialmente concepito e praticato dai Nazisti contro non solo degli Ebrei, ma anche Zingari, Slavi, omosessuali, handicappati, oppositori politici, ecc…

Il trattamento atroce e feroce di tali vittime predestinate obbediva, nell’ottica Imperialistica e capitalistica e quindi concretamente e immediatamente politica ed economica dei Nazisti, al principio del massimo sfruttamento della mano d’opera concentrazionaria e della sua successiva e conseguente autoeliminazione per consunzione o eliminazione finale per gas in ossequio al primo e ultimo principio  della Liberazione del territorio a favore dell’occupazione non solo fisica del medesimo da parte del Nazismo.

La Rete concentrazionaria continentale impostata su salde basi industriali dal Nazismo non è altro che uno dei possibili modi, forse l’unico, di estrinsecazione originale e peculiare dell’Imperialismo capitalistico nazista, che, di fronte all’esigenza del recupero del suo ritardo storico rispetto agli altri Imperialismi concorrenti e intrappolato nelle sabbie mobili del Secondo Conflitto Mondiale, crede di scorgere solo nell’Olocausto industrialmente organizzato la sua unica chance   di salvezza.

Se il migliore approccio educativo alla Vita che si può offrire a un giovane d’Europa e del Mondo oggi è quello di non stancarsi mai di indignarsi di fronte alle Crudeltà e agli Orrori dell’uomo contemporaneo e di non dimenticarsi mai di tali storiche nefandezze umane, non meno importante, anzi categoricamente determinante, è sollecitarlo, prima di ogni altra cosa e sopra ogni altra cosa, a comprendere lucidamente un passato che è ancora presente.

 

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