Ferdinando Palasciano, medico e senatore

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Categoria: Storia del Risorgimento
Creato Venerdì, 06 Novembre 2020 12:18
Ultima modifica il Venerdì, 06 Novembre 2020 17:37
Pubblicato Venerdì, 06 Novembre 2020 12:18
Scritto da Angelo Martino
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Del medico e professore di Chirurgia Ferdinando Palasciano (Capua 1815 – Napoli 1891) è conosciuta la storia della sua vita, ampiamente trattata, la sua vasta produzione scientifica e il suo ruolo determinante di precursore della Croce Rossa per l’impegno profuso a favore dei feriti in guerra per i quali si batté affinché venisse riconosciuta la loro neutralità.

Meno noto è, invece,  il suo impegno di deputato del Regno d’Italia, eletto al Parlamento nelle elezioni per la X, XI e XII legislatura dal 1867 al 1876, anno in cui fu nominato senatore.

Palasciano visse l’attività politica con lo stesso spirito di servizio che lo aveva condotto ad essere nominato Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Napoli.

Fu rappresentante della Sinistra storica e questa scelta di opposizione al governo gli precluse alcuni incarichi a cui aspirava. In particolare, fu la sua mancata designazione a rappresentare l’Italia nelle diverse Assemblee e Conferenza della Croce Rossa a procurargli la prima vera delusione dato che era stato accusato di insubordinazione e aveva rischiato di essere fucilato  per la sua convinzione di riconoscimento di asilo e di cura di tutti i feriti di guerra, a prescindere dalla bandiera di appartenenza.

E’ noto  che durante la repressione dei moti insurrezionali del 1848  a Messina, da ufficiale medico dell’Esercito delle Due Sicilie, Palasciano prestò cura anche ai patrioti costituzionali feriti, affrontando con coraggio il generale Carlo Filangieri e giustificando il suo comportamento,  affermando: «I feriti, a qualsiasi esercito appartengano, sono per me sacri e non possono essere considerati come nemici» e  «Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato».

 

Al Congresso Internazionale dell’Accademia Pontiniana di Napoli la sua memoria su La neutralità dei feriti in tempo di guerra dell’anno 1861 fu accolta con molto favore ed ebbe una diffusa  eco in tutta Europa tanto da costituire la premessa per le  basi essenziali della Convenzione di Ginevra del 1864 che diede vita alla Croce Rossa.

Quindi, si può comprendere il suo duro sfogo allorché, da deputato della Sinistra storica, ebbe a scrivere: «Avversario del partito che governa il mio Paese, dal 27 ottobre 1867  ad oggi, in meno di un anno ho avuto il rammarico di vedermi respingere dal governo italiano la sanzione penale dei princìpi della Convenzione di Ginevra e l’inchiesta sui modi di riparare all’insufficienza del sistema sanitario degli eserciti.»

Comunque, già dal 1867 si fece notare per la partecipazione attiva all’approvazione della legge sulle opere pie, impegnandosi, altresì, dato il suo rilevante senso della giustizia, a far approvare la legge delle pensioni dovute alle famiglie dei medici deceduti nell’assistenza prestata ai colerosi.

Nella seduta del 2 dicembre 1868 della Camera  si discusse ciò per cui Palasciano si era sempre battuto e aveva acquistato fama internazionale: la neutralità dei feriti in guerra. Egli propose di sostituire all’articolo 298 della Legge il seguente:

«Chiunque avrà spogliato o un individuo di marina od altro addetto di servizio, o pure un prigioniero di guerra, o commesso sulle loro persone è punito con la morte previa degradazione o coi lavori forzati a vita od a tempo.»

Pur essendo considerata eccessiva la pena, il Palasciano riteneva che fosse opportuna per prevenire un reato molto grave, e propose di aggiungere alla Legge il seguente l’articolo 307: «La detenzione arbitraria dei feriti o infermi neutralizzati sarà punita coi lavori forzati a tempo con la reclusione non minore di sette anni.»

L’impegno politico per Ferdinando Palasciano si rivelò sempre coerente con i suoi princìpi, e il suo interiore, innato senso di giustizia sociale lo condusse ad impegnarsi anche in questioni che riguardavano il progresso delle condizioni delle persone più deboli anche da punto di vista sociale.

In alcune sedute della Camera dei Deputati, infatti, rimarcò come fosse necessario  porre un argine alla cupidigia di potere, soprattutto quando essa si mostrava evidente e rilevante. Evidenziava inoltre a necessità di limitare lo sperpero del denaro pubblico, auspicando una più mirata politica di giustizia economica tra Nord e Sud.

In relazione a tematiche prettamente economiche propose una tassazione più equa sul macinato e sostenne l’istruzione pubblica, per la quale chiese maggiori fondi di bilancio.

Palasciano partecipò a oltre duecento sedute durante la sua permanenza alla Camera del Regno d’Italia prima di essere nominato senatore.

 

 

Bibliografia

A. Citarella C. Sapio, L’onorevole Ferdinando Palasciano deputato della X, XI e XII Legislatura nel Collegio di Cassino” in «Le Muse», Maggio- Agosto 2001.

F. Garofano Venosta, Palasciano Politico, in «Atti parlamentari della X, XI, XII legislatura del Regno dell’Archivio della Camera dei Deputati» messi a disposizione dal Dr. Claudio Sapio.