Le nefandezze borboniche raccontate da Gladstone

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Categoria: Storia del Risorgimento
Creato Venerdì, 06 Novembre 2020 12:14
Ultima modifica il Venerdì, 06 Novembre 2020 12:14
Pubblicato Venerdì, 06 Novembre 2020 12:14
Scritto da Comunicato Stampa
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William Ewart GladstoneLa pubblicistica borbonica ha tentato in vari modi di negare l’attendibilità delle Lettere di Gladstone, spingendosi addirittura a negare la visita del politico inglese a Napoli e a sostenere che egli avrebbe successivamente smentito la veridicità della sua denuncia, collocandola nel complotto organizzato da Lord Palmerston contro la monarchia borbonica.

E’ di recente pubblicazione il saggio Carlo Poerio e William Gladstone. Le lettere al conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano (1851). I documenti dell’Archivio di Stato di Napoli, a cura di Anna Poerio Riverso con una introduzione di Renata De Lorenzo, edito da Rubbettino (ottobre 2020, p. 208).

Il volume raccoglie e analizza documenti inediti dell’Archivio di Stato di Napoli, Ministero Affari Esteri - Affari Riservati dell’On. W. Gladstone. Si tratta della cospicua corrispondenza diplomatica di Giustino Fortunato, Ministro degli Affari Esteri del Regno delle Due Sicilie, relativa alla pubblicazione delle Lettere di Gladstone a Lord Aberdeen sui processi politici del Governo napoletano.

Inoltre l’opera è arricchita dalla traduzione, a cura di Anna Poerio Riverso, di saggi di studiosi stranieri che illustrano le dinamiche che precedettero il viaggio a Napoli del noto statista, la pubblicazione del carteggio e l’uso efficace della stampa per veicolare il suo messaggio umanitario.

 

Le due Lettere al Conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano scritte e pubblicate da William Gladstone nel 1851 dopo aver trascorso alcuni mesi a Napoli ed aver assistito personalmente al processo ai danni di Carlo Poerio e dei prigionieri politici del Regno delle Due Sicilie, suscitarono grande clamore e rivelarono al mondo le gravi ingiustizie e le prevaricazioni del sistema giudiziario napoletano, sapientemente e faziosamente occultate dal governo borbonico.

Il lavoro illustra le reazioni da esse suscitate sia a livello politico che mediatico ed evidenzia l’assoluta validità e veridicità delle affermazioni di Gladstone che, soprattutto alla luce dei nuovi documenti analizzati, confermano la totale inaffidabilità e la falsità delle confutazioni ad esse presentate dal governo borbonico e dai suoi seguaci.

I documenti presi in esame evidenziano l’infondatezza delle attuali tesi negazioniste della pubblicistica borbonica, e dimostrano con chiarezza che il Regno delle Due Sicilie, attaccato e isolato, nel difendersi, rafforzò i legami con le potenze conservatrici, ricorse a sistemi di controllo della pubblica opinione, usò la corruzione, elargì diamanti agli scrittori delle Confutazioni alle Lettere di Gladstone.

Il Regio Incaricato di Affari del Regno delle Due Sicilie a New York suggeriva al re di “comprare” il silenzio dei giornalisti americani, pratica evidentemente non insolita dato il peso della stampa nel condizionare le sfere di influenza e di consenso.

La curatrice del volume ha evidenziato che tra i documenti da lei consultati e trascritti il più rilevante è sicuramente la lettera del 13 settembre 1851 scritta da Lord Aberdeen al principe di Castelcicala, Ambasciatore del Regno delle Due Sicilie a Londra.

Nel documento Lord Aberdeen mise in chiaro che il pamphlet di Gladstone era frutto di ciò che egli aveva personalmente constatato in riferimento alle terribili pene sofferte dai prigionieri politici napoletani.

Aberdeem  ribadiva che Gladstone, oltre a essere uno degli uomini più coscienziosi, era incapace di asserire cose della cui verità non fosse pienamente convinto. Infine sottolineava che il dispaccio inviatogli da Giustino Fortunato, in risposta a quanto asserito da Gladstone, non negava il disumano trattamento dei prigionieri, né mostrava che fosse stata data qualche disposizione per migliorarlo.

Il volume curato da Anna Poerio restituisce, dunque, uno squarcio di luce che non solo va ad avvalorare il sacrificio di quanti furono vittime della dittatura borbonica, ma dimostra, con documenti autentici, una verità inconfutabile che non lascia spazio a dubbi, tendenziosi, infondati e propagandistici.