I fratelli Filippo e Carlo Pisacane

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Categoria: Storia del Risorgimento
Creato Giovedì, 29 Ottobre 2020 15:50
Ultima modifica il Giovedì, 05 Novembre 2020 14:47
Pubblicato Giovedì, 29 Ottobre 2020 15:50
Scritto da Angelo Martino
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Carlo e Filippo Pisacane nacquero  nella Napoli della restaurazione borbonica successiva al 1815. Filippo era nato a Napoli il 29 marzo 1815, Carlo il 22 agosto 1818. 

Educati entrambi nel collegio militare della Nunziatella, ebbero percorsi ideologici diversi, ma non venne meno il rapporto epistolare in relazione al confronto sulla dimensione personale e individuale della vita. Carlo, il coraggioso eroe ribelle e  rivoluzionario, ebbe un sentimento di affetto immutato per il fratello, suddito fedele del re e  figlio devoto.

Il padre, il duca Gennaro, discendeva da un’antica famiglia che vantava più di un antenato illustre. Infatti, nelle genealogie delle famiglie nobili napoletane, quella dei Pisacane era  annoverata tra le più prestigiose.

Tramite il fratello, Carlo  riusciva ancora a mantenere vivo un contatto relazionale con la famiglia, la sua terra e il suo passato, seppur difficile dal momento che era aveva tradito la loro tradizione ideologica.

Mentre Carlo intratteneva la sua tribolata e avventurosa relazione con Enrichetta Di Lorenzo, lasciando Napoli nel febbraio 1847 per imbarcarsi, sotto falso nome, su un piroscafo francese, nei primi mesi dello stesso anno Filippo preparava il matrimonio con una esponente di una delle più ricche famiglie napoletane, Maria Luisa Cavalcanti.

Secondo la ricostruzione biografica di Silvia Sonetti, «la vita da esule romantico non impediva a Carlo di relazionarsi con il fratello, chiedendo di fargli pervenire tutte le carte lasciate a Napoli, insieme allo stato di servizio, la nomina a sottotenente e la fede di battesimo.»

 

Alla vigilia dei momenti decisivi in cui si trovarono su fronti opposti, i toni del carteggio tra i due rimasero ancora pacati, affettuosi, gli argomenti intimi e personali.

Ma la rivoluzione del 1848 segnò l’inizio di una corrispondenza gradualmente sempre più  sporadica, in quanto Filippo per la determinazione nel reprimere le rivendicazioni costituzionali dei patrioti napoletani, ottenne dal re la promozione a capitano nei cacciatori a cavallo nel 1849, anno in cui Carlo si prodigava per la difesa della Repubblica romana, la cui esperienza costituì un momento determinante per il suo avvicinamento agli  ideali  liberali e democratici.

Dopo l’estate del 1849, nel carteggio col fratello, Carlo affrontò l’argomento politico.

Scrisse esplicitamente di “dispotismo” borbonico, mentre gli racconta in dettaglio l’esperienza vissuta nella difesa della Repubblica romana. «Feci ciò che la mia coscienza mi dittava in favore degli italiani», raccontava fiero al fratello Filippo che, invece, sull’altro fronte aveva ricevuto la Medaglia di Bronzo dal Papa Pio IX.

Carlo scrisse chiaramente di esser «sicuro sulla sua libertà individuale», per questo non aveva alcuna intenzione di tornare a Napoli, sentita come una città chiusa in cui vigeva l’«estremo rigore» del re Bomba. Il monarchico Filippo rispondeva col silenzio. D’altronde apparteneva a quell’élite militare che aveva sconfitto i rivoluzionari non solo a Napoli, ma anche a Roma, nel Cilento, in Calabria e in Sicilia.

 

A questo punto la frattura tra i due fratelli divenne  forte, quasi impossibile da ricomporre, ma ciononostante non intaccò i sentimenti. A tenere insieme le due vite ci fu l’indimenticabile passato che viveva nei ricordi delle due famiglie, quella di sangue e quella della Nunziatella.

L’argomento politico aprì, comunque, una voragine profonda, un confronto infruttuoso perché entrambi rimasero fortemente convinti della giustezza delle proprie posizioni.

Carlo metteva fine a qualsiasi confronto sulla posizione politica e ideologica:

«Siamo agli antipodi, caro Filippo! Per tutti e due, quindi, meglio non parlarne più, punto e basta su tale argomento» scriveva, ma poi facendo appello alla comune memoria, al legame del sangue e all’affetto, riprendeva con calore fraterno «amiamoci indipendentemente da ciò, e speriamo nell’avvenire ogni uno secondo gli detta il suo cuore.»

Per Silvia Sonetti, la vicenda dei fratelli Pisacane fu simile a quella di altri fratelli, che nel corso del Risorgimento, ebbero idee politiche opposte, ma normalmente i rapporti personali non vennero meno al di là delle opposte idee politiche.

La corrispondenza tra Filippo e Carlo, infatti, proseguì su argomenti esclusivamente familiari, e ricordi dei vecchi amici militari, con toni pacati e temi di disimpegno, anche accompagnati da richieste di doni e di opinioni circa le faccende familiari.

L’ultimo momento di corrispondenza reca la data del 25 aprile 1855, ma non fu un’occasione di addio.

Fu sempre Carlo a prendere l’iniziativa: «Carissimo Filippo, rompo il lungo silenzio, quantunque non ho più ricevuto tue notizie» In effetti, mentre è nota l’impresa coraggiosa della Spedizione di Sapri, durante la quale Carlo trovò la morte con molti suoi compagni, il fratello Filippo si era separato dalla duchessa Cavalcanti, avendo probabilmente abbandonato l’abitazione coniugale, di proprietà della moglie. Nella Spedizione di Sapri Carlo fu forse avventato, avendo contato sui contadini che si proponeva di liberare e da cui ricevette la morte. Il fratello Filippo, caduta la monarchia borbonica, emigrò in Francia e morì a Marsiglia nel 1894 all’età di 79 anni.

 

 

Riferimento bibliografico:

Silvia Sonetti, Carlo e Filippo Pisacane. Un “conflitto civile privato nel Mezzogiorno borbonico, in  «Meridiana» n° 81, Viella, 2014.

 

 

 

 

 

La foto di Filippo Pisacane appartiene all'Archivio privato della Famiglia Pisacane.

Pubblicata per gentile concessione