Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Comunità Ebraica Napoletana

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Il Regno di Napoli con i suoi monarchi e le sue regine tutte straniere, fondato sul regime assoluto, feudale fino al 1806, è stato sempre anche clericale e antisemita in modo fanatico, dal Medioevo alla fine nel 1860.

In relazione a quest’ultimo infame pregiudizio razziale e religioso, oggi giustamente considerato uno dei più disumani e condannati,  si riportano passi di un libricino del rabbino della comunione israelitica di Napoli del 1890, Giuseppe Cammeo, livornese, dal titolo La comunità israelitica di Napoli dal 1830 al 1890. Cenni storici, di 38 pagine, stampato a Napoli, dedicato «al barone Adolfo De Rothschild della comunione israelitica di Napoli protettore instancabile».1

Si tratta di una fonte interna alla Comunità, quindi fondata su documenti e memorie.

Nella prefazione si dice che il suo lavoro intende «contribuire a dimostrare ancora una volta quanto ingiuste fossero le leggi di esclusione contro gli Ebrei, le quali ancora vivevano in questo Reame (di Napoli), quando già erano cadute in dimenticanza nell’intero mondo civile” e rendere “un doveroso omaggio alla Patria nostra (italiana) ed all’Augusta Dinastia Regnante, cui ogni israelita deve di essere assorto a dignità di cittadino».2

Egli racconta che gli Ebrei furono tollerati nei secoli, con intervalli di espulsione, finché non lo furono completamente durante il dominio diretto della Spagna, uno dei paesi più antisemiti d’Europa, a metà del Cinquecento e fino al 1738 e poi con nuova espulsione sette anni dopo fino al 1860.

 

«Carlo III di Borbone - il saggio monarca cui Napoli dovette uno dei suoi migliori periodi di prosperità - richiamava nel 1738 gli Ebrei nei suoi stati … Non è compito nostro l’indagare a quali considerazioni obbedisse lo stesso monarca, quando, sette anni dopo, nel 1745 revocato il precedente editto, cacciava gli Ebrei in bando, ponendo in non cale le fatte promesse.

Ricorderemo che la plebe accolse, con frenetica gioia, la notizia del bando, eccitata come era contro 'i discendenti dei crocifissori di Gesù Cristo' dalle prediche di un gesuita, tal padre Pepe, che poté egualmente influire sull’animo del re cui era legato da molta dimestichezza. Pare del resto si trattasse di una vera e propria crociata contro gli Ebrei, perché un altro frate, francescano questo, s’adoperava a persuadere la regina che non avrebbe mai avuto prole maschile se prima gli Ebrei non fossero cacciati dal Reame.

La plebe frenetica, i monaci istigatori ottennero il loro intento e per quasi un secolo, dal 1845 al 1830, non troviamo più traccia di Ebrei nella maggiore città d’Italia. Nel 1830 si comincia ad aver notizia di quattro o cinque correligionari che vivono a Napoli, celando come un delitto la fede avita.»3

«Quei pochi  che furono ebrei segreti fino al 1860, per i loro morti riuscirono a ottenere di seppellirli da un proprietario privato nella zona del Monumento di Virgilio presso la grotta di Mergellina ai piedi di Posillipo, ma pagando per ogni sepoltura ducati 47 (Lire 199, 75) e di notte e in modo clandestino.

Si dice: “le difficoltà dei tempi, l’intolleranza che non sappiamo se maggiore nelle plebi o nel governo rendevano assai difficile il trasporto dei cadaveri; lo si compiva di notte tempo, clandestinamente, quasi fosse un delitto rendere alla terra una spoglia mortale senza il concorso del prete, senza la presenza della croce.»4

Solo con la epocale Unità e Libertà d’Italia nel 1860-1861, si cessò di seppellire in quel luogo e si poté costituire una comunità ebraica alla luce del sole ed ottenere un proprio cimitero nella zona di Poggioreale.

«Nel 1860, riunita Napoli all’Italia, molte famiglie israelite, italiane e tedesche, vennero a fissare dimora in questa città, dove ormai lo Statuto garantiva a tutti piena e intiera la libertà di coscienza. All’ombra delle nuove leggi nacque  spontaneo il pensiero di costituire una Comunità e di erigere un piccolo tempio.»5 (che è poi quello attuale in Napoli).

Da questo minimo saggio si coglie la grandezza civile, umana della nascita dell’Italia una e libera, costituzionale, rispettosa della libertà religiosa, cesura ed evento epocale nella storia della penisola, della Nazione italiana, di Napoli, del Mezzogiorno.

Solo con l’Italia una e libera furono spazzati via a Napoli e nel Mezzogiorni gli infami razzismo e antisemitismo, riportati in auge in modo tragico dal fascismo con Mussolini, accodato a Hitler ed al nazismo, nel 1938 e fino al 1945 con le leggi razziali, che riportarono indietro in questo campo anche Napoli e Mezzogiorno  . 

Chiunque ha nostalgia di quel mondo assolutista, feudale, clericale, ferocemente antisemita, negatore di tutti i diritti civili, politici e sociali, in mano sempre a sovrani e regine straniere, rivela di essere nemico di una nobile Napoli e di un Mezzogiorno liberi, democratici, laici, moderni ed europei.

 

 

 

Note

1. G. Cammeo, La comunità israelitica di Napoli dal 1830 al 1890. Cenni storici, A. Bellisario & C., Napoli, 1890.

2. Ivi, pp. 5-6.

3. Ivi, pp. 7-8.

4. Ivi, p.10

5. Ibidem

 

 

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