La partecipazione degli operai francesi ai moti rivoluzionari italiani del 1848
Sia il console del Regno Sardo che quello Duosiciliano si trovarono sulle stesse posizioni ed espressero al governo della Repubblica francese la recriminazione che la Francia volesse ” seminare in Italia degli apostoli del repubblicanesimo, e liberarsi nello stesso tempo di uomini inquieti, viziosi e senza posizione sociale”. Infatti, nel glorioso anno 1848 in Francia si era proclamata la Repubblica, e sia il Regno Sardo che quello delle Due Sicilie primariamente consideravano in Italia molto preoccupante il volontarismo repubblicano e democratico. Nell’anno delle rivoluzioni in tutta Europa, sia Carlo Alberto che Ferdinando II potevano andare incontro ai liberali moderati, concedendo la Costituzione, ma erano consapevoli che in Italia vi era allora anche una forte componente di repubblicani democratici.
In effetti, durante la Seconda Repubblica, proclamata a Parigi il 24 febbraio 1848, l’opinione pubblica francese si era appassionata alle rivoluzioni italiane. Ufficialmente il governo francese aveva deciso che non vi fosse alcuna interferenza negli affari italiani. Tuttavia, tanti cittadini francesi avevano, invece, deciso di partecipare sia alla prima guerra d’Indipendenza che ai moti rivoluzionari che interessavano vari Stati della penisola. Pertanto, durante il biennio 1848-49 furono presenti al fianco dei difensori della Repubblica di Venezia e della Repubblica Romana, come anche in Piemonte, Lombardia e nel Regno delle Due Sicilie. In particolare, nei mesi di maggio e giugno 1848, la maggior parte dei volontari francesi erano operai già impiegati nei cosiddetti ateliers nationaux dal governo repubblicano francese. Il governo provvisorio della Seconda Repubblica aveva organizzato gli ateliers durante i primi giorni dei moti rivoluzionari francesi del 1848 per dare lavoro ai tanti disoccupati della capitale. Nei mesi di maggio e giugno del 1848 furono formate colonne che contavano ciascuna mediamente un centinaio di volontari armati per un totale di circa un migliaio di lavoratori, i quali, diretti a Marsiglia raggiunsero a piedi le coste italiane, vestiti della blouse, la divisa dei lavoratori. Se vi era il sospetto che il governo repubblicano francese non avesse rispettato la sua decisione di non intervento negli affari italiani, vi era una questione di carattere politico, secondo la quale tutti i popoli in lotta per la propria indipendenza erano iscritti nel movimento rivoluzionario iniziato nel 1789. A tal proposito torna illuminante quanto scrisse uno dei volontari d’Oltralpe sul giornale siciliano Speranza dell’Epoca del 3 aprile 1849: «Noi francesi, accorsi al grido di libertà sollevato dall’eroica Sicilia onde respingere l’incendiario di Messina, noi protestiamo in nome della Francia, nostra nobil patria, che da sessant’anni lotta per la conservazione dei princìpi che oggidì noi difendiamo su questo suolo, contro l’infame politica tenuta negli affari di Sicilia. Noi vogliamo combattere, vincere o morire unitamente a voi, perché la vostra santa causa è quella di tutti i popoli oppressi.» Ovviamente non la pensava così Luigi Napoleone Bonaparte che da lì a qualche mese, avrebbe represso la Repubblica romana e soppresso il suffragio universale. Tuttavia i volontari francesi dimostrarono di avere un vero progetto politico. Alcuni di loro erano appartenuti, durante la Restaurazione o la Monarchia di Luglio, a società segrete e club repubblicani o socialisti e avevano acquisito anche una cultura delle armi. Avevano combattuto sulle barricate parigine e tanti avevano conservato il fucile militando nella guardia nazionale mobile. La mobilitazione di questi combattenti in favore della causa italiana, fu di notevole importanza in quanto precursore del “mito garibaldino” per i volontari europei negli anni successivi alla Primavera dei Popoli del 1848.
Bibliografia Anne Claire Ignace, Volontari stranieri combattenti per il Risorgimento(1848-1870) in «Il volontarismo democratico dal risorgimento alla repubblica» a cura di Carlo Spagnolo, Edizioni Unicopli, Milano, 2013.
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