Le misure italiane anti epidemiche che fecero scuola per 500 anni
Entrando nello specifico, dalla metà del XIV secolo città come Milano, Venezia e Firenze decisero di rendere stabili e permanenti le loro Magistrature di Sanità, uffici all'avanguardia creati durante la peste del 1348-1351, ma all'inizio di carattere esclusivamente temporaneo ed emergenziale. Con le nuove disposizioni, le autorità pensarono innanzitutto alla prevenzione migliorando le condizioni igieniche generali e ampliando e potenziando le strutture medico-sanitarie, così da non farsi trovare impreparati in caso di epidemia. «La parte preservativa è più nobile assai, e più necessaria che la curativa» scrisse il medico genovese Giovan Agostino Contardo nei giorni della pestilenza del 1576. Come ha spiegato a riguardo lo storico Carlo Cipolla «le magistrature di sanità vennero ad occuparsi della qualità dei generi alimentari venduti sui mercati, dei movimenti de medicanti e delle prostitute, delle condizioni igieniche prevalenti nelle case della povera gente, delle farmacie e della qualità e dei tipi di farmaci veduti, delle fognature, del funzionamento degli ospedali, delle attività della professione medica, delle condizioni igieniche delle taverne e delle bettole, del movimento delle merci dei viaggiatori, dei pellegrini e delle navi, delle quarantene delle navi dei viaggiatori e delle merci sospette, della istituzione dei passaporti sanitari per i viaggiatori e per le merci, della tenuta di registri di morti in cui ci fossero indicate l'identità del defunto, la sua residenza e la sua professione e la presunta causa di morte con l'accompagnamento della relativa dichiarazione medica. E mille altre cose ancora.»1 Provvedimenti destinati a fare scuola, dicevamo, basti pensare che essi furono ripresi in Inghilterra da Simon, Farr, Disraeli e Chadwick nei loro celebri studi per gestire l'epidemia di colera che si abbattè sul Paese nell'800.
1. Cfr. C. Cipolla, Miasmi e umori, Il Mulino, Bologna, 1989.
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