La Biblioteca Nazionale di Firenze
Non a caso è fisicamente confinante con Santa Croce, il Pantheon dell’Italia, a partire dalla memorabile descrizione nei ‘Sepolcri’ di Foscolo. Fu denominata ‘Nazionale’ nel 1861 con l’avvento dell’Italia una e libera, dal ministro della pubblica istruzione il meridionale Francesco De Sanctis. Nel 1869, quando Firenze era capitale d’Italia, fu stabilito che essa dovesse avere una copia di ogni pubblicazione che si stampava nella Penisola. Con il traferimento della capitale a Roma dopo il 1870, la Biblioteca conservó la denominazione di ‘Centrale’, insieme a quella di Roma. Dal 1886 al 1957 ha pubblicato il ‘Bollettino delle pubblicazioni ricevute per diritto di stampa”, chiamato dal 1958 ‘Bibliografia Nazionale Italiana’. Ha 105 chilometri di scaffalature nei magazzini, che danno una idea sintetica del patrimonio immenso bibliografico di ogni tipo che essa racchiude, conserva, promuove, pur coi danni dell’alluvione del 1966. L’edificio, nato proprio per ospitare la Biblioteca, è opera dell’architetto Bazzani. Esso ha avuto una lunga gestazione dalla posa della prima pietra nel 1911, tanto che è stato inaugurato solo nel 1935.
Sulla facciata è scritto a sinistra in alto sotto la statua di Dante “Questo sarà luce nuova” e a destra, sotto la statua di Galilei, “A più diritto cammino”. L’auspicio per le sorti dell’Italia sia durante il fascismo, sia spesso dopo, anche oggi, non si è molto avverato, perché un grande, caro Paese, come la nostra Italia, non sempre ha conosciuto la luce, anzi è caduto nelle tenebre e nelle notti più nere, e il cammino storico non è stato e non è diritto. Auguriamoci che recuperi al più presto luce e cammino più lineare, nel ritrovato rapporto tra memoria-cultura-impegno civile e politico da parte di ogni cittadino/a degno/a di questo nome.
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