‘Cittadini’, ‘patrioti’, ‘repubblicani’, i dolci nomi della Repubblica Napoletana del 1799

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Creato Martedì, 11 Dicembre 2018 09:24
Ultima modifica il Martedì, 11 Dicembre 2018 09:27
Pubblicato Martedì, 11 Dicembre 2018 09:24
Scritto da Nicola Terracciano
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Disse mirabilmente il Presidente del Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana del 1799, Carlo Lauberg (Teano, Terra di Lavoro, 1862 - Parigi, 1832), in un suo scritto dal titolo “Istruzioni generali del Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana ai Patrioti” nel supplemento al numero del ‘Monitore Napoletano’ del 5 febbraio 1799:

«I ‘Patrioti’, cioè gli amici della Libertà, dell’Eguaglianza, dell’Umanità, oppressi da lungo tempo da un odioso dispotismo, non attendevano che il giorno felice, che ha veduto fondare la Repubblica Napoletana.

La Repubblica Napoletana, creata sotto gli auspici della gran Repubblica Francese, ha avuto la felicità di essere formata lungi dai turbini e dalle tempeste, e nel seno della pace interna, senza quasi alcuna effusione di sangue, sotto la protezione di un’armata vittoriosa e liberatrice.

Il punto  centrale dell’Impero (Parigi) ha  dato  la commozione  elettrica, che deve trasmettersi a tutti i punti i più lontani. Napoli ha veduto piantare nelle sue mura l’albero felice della libertà, presagio dei suoi destini.

Lo stesso Vesuvio si è mostrato sensibile a questa gran rivoluzione politica, che dà l’esistenza ad un Popolo, lungo tempo addormentato nel seno della tomba, ed i fuochi del Vulcano, che non erano comparsi da molti anni, hanno sembrato di volere aggiungere il loro splendore alla illuminazione di questa vasta Capitale.

 

Il governo provvisorio è stato organizzato dal Generale in capo dell’armata Francese ed è in piena attività. Esso si occupa a preparare il glorioso avvenire, che è promesso al Popolo Napoletano, a fondare la Repubblica su basi durevoli, a imprimere un moto uniforme a tutti i membri della macchina politica.

Il voto più ardente, ed il più dolce da formarsi dal governo provvisorio, è quello di riunire prontamente tutte le parti della Repubblica Napoletana ai benefici della rivoluzione senza alcuna scossa, e conciliandosi, per quanto sia possibile, tutti gli spiriti e tutti i cuori, per prevenire le tempeste, le azioni, e le reazioni rivoluzionarie, le fazioni, le dissenzioni, e le vendette.

Rendere la rivoluzione amabile, per farla amare; renderla utile al popolo, ed alla classe abbattuta e sventurata dei Cittadini, per far godere questa classe rispettabile delle dolcezze di un governo libero: ecco lo scopo degli sforzi costanti dei Repubblicani.

L’Uguaglianza e la Libertà sono le basi della nuova Repubblica.

L’Uguaglianza consiste nel fare che la legge sia uguale per tutti e protegga l’innocente povero contro l’oppressore ricco e potente, e nel punto istesso che gli impieghi non siano più il premio del favore o dell'intrigo, ma dei talenti e della virtù.

La legge dell’uguaglianza non permette di riconoscere alcuno dei titoli vani e fastosi, che l’antica tirannia prodigava.

Ella non conosce che quella di ‘Cittadino’.

La Libertà consiste in ciò, che ogni Cittadino possa fare ciò che non gli è vietato dalla legge, e che non nuoccia ad un altro.

I primi anelli della catena sociale debbono stringere tra tutti i figli della Repubblica i legami della unione e della fraternità.

Questi sono i principi che i ‘Patrioti’ di tutte le parti della Repubblica Napoletana sono invitati a propagare ed a spandere.

 

Essi non debbono aspettare gli ordini del Governo, per far piantare nelle loro Comunità rispettive gli alberi della libertà, mettere la coccarda tricolore ed organizzare le Municipalità, che sono le prime Magistrature popolari.

I Sacerdoti veramente penetrati dalle massime del Vangelo, che raccomanda l’uguaglianza e la fraternità tra gli uomini, debbono altresì concorrere ai voti del Governo e rendere utile la di loro influenza, per fare apprendere ai Napoletani i benefici della libertà riacquistata e lo scopo della rivoluzione.

Tutti i ‘Cittadini’ sono invitati a sviluppare gli elementi del nuovo sistema ed a far comprendere alla Nazione che ella avrà dei Magistrati che sceglierà ella stessa, i quali, invece di dilapidare il tesoro pubblico e di abusare del di loro potere, per opprimere, animati da un nobile sentimento di orgoglio, non si occuperanno che a ravvivare l’agricoltura, a rilevare il commercio, a ristabilire la marina, ed a fare fiorire tutte le parti dell’amministrazione politica.

Un suolo felice favorito dalla Natura ed un governo saggio sapranno ben presto riparare e fare obliare alcune sventure particolari ed alcuni sacrifici necessitati dalle circostanze, o risultato inevitabile della guerra e della rivoluzione, soprattutto in un paese che un Re fuggitivo e spergiuro ha vilmente spogliato e rovinato, senza rispetto né per le proprietà particolari, né per quelle della Nazione, ed ha seco trasportato sui mari i tesori di quelli che egli chiamava con impudenza suoi sudditi, e dei quali egli si diceva il Padre e si credeva il Sovrano.

D’oggi innanzi ‘il Popolo solo è sovrano’: la legge emanata dai suoi rappresentanti non sarà che espressione della sua volontà e non avrà che la sua felicità per oggetto.

‘Repubblicani’, voi tutti abitatori di qualsiasi parte degli Stati Napoletani, di cui il cuore batte per la libertà, fatene conoscere al Popolo gli inapprezzabili vantaggi.

Riunitevi gli uni agli altri. Non temete più il ferro del Tiranno. Andate, parlate. Formate delle assemblee generali di vasti concittadini e soprattutto di quei che voi conoscete per amici della libertà. Pronunciate dei discorsi al popolo: leggetegli i proclami del generale in capo dell’armata Francese e quelli del Governo provvisorio della Repubblica Napoletana.

Gli alberi della Libertà saranno piantati; la coccarda rossa, gialla, e blù sarà posta; gli inni repubblicani saranno cantati; delle feste solenni riuniranno i nuovi figli della Libertà, che celebreranno i suoi benefici.

Voi organizzerete delle Municipalità, che saranno composte da un Presidente, da un Segretario e da sette membri o di quindici, nelle comunità al disopra di 10 mila anime; e voi non ammetterete in queste magistrature popolari che dei partigiani conosciuti e pieni di zelo per la causa del Popolo e della uguaglianza. Voi nominerete altresì dei Giudici di pace, per mantenere l’unione tra le famiglie e tra i Cittadini; e voi non darete i vostri suffragi che a degli uomini onesti e virtuosi.

Queste Municipalità ed i Giudici di pace saranno scelti alla presenza dei Repubblicani da tutti i Cittadini, che avranno voluto riunirsi, e sarà spedito in seguito un processo verbale della loro elezione al Governo.

Organizzate altresì delle Guardie Nazionali nelle differenti Comunità, affinché tutti i buoni Cittadini siano all’ordine per mantenere i loro diritti e che, prendendo l’attitudine che conviene a degli uomini liberi, possano vegliare su gli artigiani torbidi e sui fautori della tirannia, che vorranno opporre i loro sordi intrighi e la loro influenza personale al corso rapido ed irresistibile della rivoluzione repubblicana; ed opprimerli.

‘Patrioti’, queste istruzioni generali ci bastano.»