Giambattista Della Porta: la scienza inquisita dal Santo Ufficio
Naturalista, filosofo, alchimista e scienziato, ebbe i natali in Napoli nel 1535, pur se alcune biografie, poco accreditate, indicano Vico Equense. La famiglia risiedeva nel palazzo Della Porta a Napoli, nei pressi di Piazza Carità, lungo Via Toledo. Personalità singolare e brillante all’interno del panorama degli scienziati italiani del Cinquecento, visse durante un’epoca segnata da eventi storici ostili alla sua natura e agli studi che intendeva approfondire. La riattivazione del tribunale dell’Inquisizione, nel 1542, e l’avvio della Controriforma, dopo il Concilio di Trento nel 1545 ebbero forti ripercussioni sulla sua vita. Nel 1558 pubblicò la sua prima opera, la Magiae naturalis, in quattro libri e, in quegli stessi anni, fondò un’accademia detta dei Secreti (Academia Secretorum Naturae), che accoglieva studiosi che dimostravano di aver effettuato una nuova scoperta scientifica, sconosciuta al resto dell'umanità, nell'ambito delle scienze naturali.
L’Inquisizione napoletana, nel 1586, dopo aver ricevuto una denuncia anonima, effettuò un’inchiesta sul Della Porta, al seguito della quale gli fu ordinato di “astenersi da giudicii astronomici” perché, probabilmente, sospettato di determinismo astrologico e di aver fama di indovino e astrologo, e non solo. Nel 1589 il palazzo Della Porta fu frequentato da Tommaso Campanella forse anche da Giordano Bruno prima del suo incarceramento. Jean Bodin (1529-1596), filosofo e legislatore francese, tra i principali teorici e sostenitori dell’assolutismo monarchico, accusava il Della Porta di divulgare la ricetta di un tossico di evidente compromissione diabolica, prodotto da “grasso di bambini dissotterrato dalle tombe”. L’accusa costrinse il Della Porta ad eliminare dalla sua opera la storia dell’unguento delle streghe. Grazie a importanti protezioni la Magiae naturalis non fu, però, mai inclusa nell’Indice dei libri proibiti. Nel 1593 si incontrò a Padova con Paolo Sarpi e con Galileo. Gli scritti di Della Porta diedero notevoli contributi nel campo dell’ottica e del magnetismo. Il capitolo sull’ottica di Magiae naturalis (Libro XVII) fu infatti molto apprezzato da Johannes von Kepler (1571-1630). Nel 1610 fu invitato a far parte dell'Accademia dei Lincei, appena fondata da Federico Cesi e in un manoscritto , che però non ebbe risonanza, rivendicò, la paternità sull'invenzione del telescopio resa nota in quegli anni da Galileo. Una delle opere più conosciute di Della Porta, De humana physognomonia, fu composta fin dal 1583, ma apparve solo tre anni dopo a causa delle lungaggini della censura. Si trattava di uno studio relativo alle particolarità individuali dell’animo umano, e quindi dell’indole, mediante analogie tra i tratti somatici delle persone e le caratteristiche degli animali richiamati, per somiglianza, dai volti umani. Nell’antichità già Aristotele aveva sostenuto, in un passaggio degli Analitici primi (2.27) che: «È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si dà per assodato che il corpo e l’anima vengono cambiati assieme da influenze naturali.» Dal 1589 per ordine dell'inquisitore veneziano Della Porta dovette richiedere il permesso per le sue pubblicazioni a Roma. In realtà il primo incontro dello scienziato con il tribunale del Santo Officio risalirebbe la 1580, ma più che un incontro, secondo la ricostruzione di Luigi Amabile, sarebbe stata una minaccia per aver scritto intorno alle meraviglie ed i segreti della natura. Da quel momento, entrato nel mirino dell’Inquisizione, fu sottoposto a processi e duri provvedimenti tra cui la chiusura dell’Accademia de’ segreti e la proibizione di stampare un’altra opera, la ‘Taumatologia’. Le imputazioni a carico dello scienziato erano per libri proibiti e magia varia. In effetti gli esperimenti venivano condotti su cadaveri reperiti tra quelli dei giustiziati lasciati per giorni e giorni esposti sui luoghi delle esecuzioni.
Le analogie di cui parlava Della Porta indicavano l’esistenza di qualità e proprietà comuni tra animali, piante e uomini. Purtroppo secoli dopo, la popolarità della fisiognomica crebbe, ma caricandosi di elementi negativi, con le bizzarre tesi di antropologi e criminologi come Cesare Lombroso che volle applicare alcune ipotesi fisiognomiche alla criminologia, in particolar modo alla prevenzione dei reati. Di Della Porta, Lorenzo Crasso scrisse, nella sua opera Elogii degli huomini letterati: «fu stimato l’Indovino de’ suoi tempi. Perloche sospetto alla Curia Romana perspicace osservatrice del suo Nome, e delle sue azioni, fu costretto non senza mortificazion d’animo a dar severissimo conto del suo sapere. […] Giunto a gli anni settanta di sua Vita, chiuse gli occhi alla luce nell’anno del Signore 1615, lasciando di sé quella fama, che non morirà mai presso i Posteri Virtuosi.»
Bibliografia: L. Amabile, Il Santo Officio della inquisizione in Napoli, Napoli, 1892. L.Crasso, Elogii degli huomini letterati, Venezia, 1666. Fonte archivistica Archivio Storico Diocesano di Napoli, Fondo Santo Ufficio, anni 1578-1593
Archivio Storico Diocesano di Napoli, Fondo Santo Ufficio, 75, 898, 1593 Processo formale.Giovan Battista della Porta.Libri proibiti. E’ un provvedimento di dissequestro di libri e crediti, accompagnato da una dichiarazione autografa del Della Porta. |
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