La 'Cgl rossa' di Napoli

Categoria principale: Storia
Categoria: Storia Contemporanea
Creato Domenica, 29 Gennaio 2017 16:09
Ultima modifica il Domenica, 05 Febbraio 2017 10:16
Pubblicato Domenica, 29 Gennaio 2017 16:09
Scritto da Angelo Martino
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La Cgl (Confederazione Generale del Lavoro) rossa, dopo il ventennio fascista, rinacque nell’ottobre del 1943 a Napoli, in forte continuità col sindacalismo degli anni del prefascismo, e in aperta polemica con l’interclassismo.

Il primo nucleo era formato da militanti comunisti contrari alla politica di unità nazionale del Partito Comunista Italiano, soprattutto in relazione a quella che ritenevano la caratteristica di un partito comunista “stalinizzato”.

Ad essi si aggiunse una pattuglia di azionisti tra i quali emergevano Enrico Russo, operaio metallurgico, segretario della Cgl rossa, il trozkista Di Bartolomeo,  entrambi già militanti del Poum in Spagna, Ippolito Ceriello e Daniele Mannucci, della sinistra bordighiana del Partito Comunista d’Italia, e Antonio Cecchi, Eugenio Mancini, Libero Villone, tutti contrari a ogni strategia che non fosse “classe contro classe”.

Le quattro giornate di Napoli aveva costituito un rafforzamento dei quadri del movimento operaio, che in questo frangente storico avevano svolto una funzione di primo piano, e pertanto potevano vantare una maggiore autorità.

 

Nell’assise dal 18 al 20 febbraio 1944 a Salerno, la Cgl rossa poteva contare 150 mila iscritti e 30 Camere del lavoro, e in quei giorni uscì il primo numero della confederazione, “Battaglie Sindacali”, rivista che attendeva da mesi di essere pubblicata per ottenere dagli alleati l’autorizzazione.

Nei numeri di “Battaglie Sindacali”, il fascismo era analizzato come reazione di classe. D’altronde lo stesso discorso del segretario della Cgl rossa, in apertura del Congresso di Salerno, aveva chiaramente fatto intendere che bisognava impedire che la classe dominante si salvasse dal macerie fasciste in maniera gattopardesca.

“Il 25 luglio - si scriveva nel numero di Battaglie Sindacali del 27 febbraio 1944 - non è stato se non il salvataggio della borghesia, conscia di aver perduto la guerra. Si è cambiata l’etichetta. Il fondamento resta lo stesso.”

 Ciò non poteva non avere ripercussioni all’interno dello stesso Partito Comunista Italiano. Il gruppo di oppositori della Cgl rossa diede vita, dal 24 ottobre al 12 1943, alla federazione del Pci di Piazza Montesanto di Napoli.

La situazione non poteva lasciare indifferente Togliatti, che si decise a raggiungere Napoli la sera del 27 marzo 1944, turbato da quegli spettri di una sinistra a sinistra del Pci e pronto a regolare i conti, ma la Cgl rossa ancora per mesi riuscì ad essere un ponte verso il movimento di massa che si era costituito in via Montesanto, il quale, nel maggio del 1944, aveva fondato a Salerno la “Frazione di sinistra” dei comunisti e dei socialisti italiani, composta sia da nuovi oppositori che da coloro che erano stati espulsi dal partito comunista precedentemente.

Nell’estate del 1944 la “Frazione di sinistra” si diramò in buona parte del Meridione, raggiungendo il numero di 10 mila militanti nell’estate del 1944. Oltre che in Campania, furono aperte sezioni a Catanzaro, Cosenza, Matera e in Puglia, ma le città campane di maggior radicamento della Cgl rossa furono Bagnoli, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, Salerno, Fratte e Scafati.

I militanti della Cgl rossa volevano chiudere anche i conti con la monarchia, ma nell’aprile del 1944 Togliatti aveva già avuto un colloquio riservato con Enrico Russo, proponendogli il compromesso di disimpegnarsi gradualmente dalle sua posizioni politiche, evitando in tal modo di dover far autocritica in maniera formale. In tal modo avrebbe avuto il ruolo di segretario nella nuova confederazione che stava per nascere a Roma, firmata dai rappresentanti sindacali del Pci, del Psiup e della Dc: la Cgil (Confederazione generale italiana del Lavoro).

Enrico Russo oppose un netto rifiuto e, nata la Cgil, alla Cgl rossa di Napoli si negò la legittimità, e quelli che condivisero la posizione di Enrico Russo furono espulsi senza procedure democratiche e con accuse false e tendenziose, che rivelarono il livello di scontro interno. Lo stesso Togliatti insinuò che ci fosse dietro la “mano del nemico”.

Fu così che la Cgl rossa si avviò al tramonto, non potendo reggere lo scontro frontale con il Pci togliattiano e con la Cgil. Il 27 agosto del 1944  decretò lo scioglimento.

 

 

Bibliografia

Francesco Giliani, Fedeli alla classe. La Cgl rossa tra occupazione alleata del Sud e “svolta di Salerno (1943-45),  A.C. Editoriale, 2013.