Padre Rocco e l’illuminazione della città

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Categoria: Storia XVIII sec.
Creato Domenica, 06 Novembre 2016 15:27
Ultima modifica il Domenica, 06 Novembre 2016 15:27
Pubblicato Domenica, 06 Novembre 2016 15:27
Scritto da Antonella Orefice
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Tra le molte figure del Settecento religioso napoletano, spicca quella di padre Gregorio Maria Rocco.

Era nato a Napoli nel 1700 da genitori di Massalubrense, Matteo ed Anna Starace.

Trasportato da grande vocazione, indossò presto l’abito domenicano per offrirsi ‘missionario cittadinesco’.

Caratterialmente irascibile, di lui si racconta che portava sempre con sé un bastone di legno dipinto di  nero che all’occasione brandiva minaccioso.

Di solito si aggirava per luoghi malfamati, inveendo contro i recidivi ‘peccatori’ con la sua pittoresca eloquenza dialettale riboccante di invettive.

Era spesso invitato alla corte borbonica per ripetere le sue prediche agli ospiti ed ai principini.

Per il favore di cui godeva di lui fu detto essere <<l’Uomo del popolo presso la Corte; e l’Uomo della Corte presso il popolo; l’arbitro della plebe presso il Sovrano; e l’arbitro del Sovrano verso la plebe>>.[1]

Forte dell’ascendente che ebbe dapprima su Carlo e poi su Ferdinando IV, riuscì ad attuare alcune opere di pubblica utilità. Fu lui a suggerire la fondazione di un camposanto e dell’Albergo dei poveri; creò l’ospizio per le ragazze ‘pericolanti’ di S. Vincenzo Ferreri e i monti del Bambino Gesù e della Sostentazione.

A lui si deve anche il primo esperimento di illuminazione della città.

 

Per lungo tempo l’aveva invocata dal re, ma le pratiche erano state lunghe ed infruttuose.

<<Allora si tentò pure la pubblica illuminazione notturna, cui già sopperiva la pietà dei napoletani per impulso del benemerito p. Rocco, e se se fece anche il saggio nella via volgarmente detta ‘Spaccanapoli’ dalla Madonna dei Sette Dolori fino a Porta Nolana; ma per la grave somma occorrente al primo impianto, che fu calcolata per duc. 87283, spesa posta a carico dei proprietari, e per quella anche più grave di annui duc.150000 posta a carico degli inquilini per l’olio ed altre spese necessarie, ne fu deposto il pensiero e l’opera, con dispaccio del 29 settembre 1789, fu sospesa>>.[2]

Ciononostante padre Rocco, pur di  contrastare i banditi che sul far del buio assaltavano i viandanti rimuovendo le poche lampade ad olio esistenti per le strade, ricorse ad un gesto astuto. Erano i vicoli bui ad essere maggiormente esposti ai pericoli notturni, anche perché si prestavano meglio per la loro struttura ad attuare la famigerata tecnica della ‘fune’.

‘Mettere la fune di notte’, un modo di dire che ancora sopravvive nel lessico popolare, rappresentava una tecnica infallibile che veniva adoperata da almeno tre ladri complici tra loro. In due si acquattavano  su ambo i lati del vicolo buio tendendosi una corda da un capo all’altro. Al passaggio del malcapitato viandante la sollevavano facendolo inciampare. Il terzo complice allora gli si lanciava addosso e lo derubava.

Facendo leva sul sentimento religioso popolare, padre Rocco,fece apporre immagini sacre sui muri delle case, sollecitando così  i fedeli ad accendere a sera un lumino. In questo modo  il buio non era più totale e rendeva meno infallibile la tecnica della fune.

Intimoriti dalla giustizia divina, i malintenzionati si guardarono bene dallo spegnere le lampade divenute sacre.

Lentamente le semplici immagini divennero edicole curate di varie dimensioni a seconda dell’impegno economico che i devoti  potevano permettersi di sostenere.

Nonostante l’illuminazione della città abbia seguito nel tempo  il suo progresso, ancora oggi, specie nei vicoli napoletani, sopravvivono di queste edicole votive alcune delle quali sono state restaurate per devozione dai fedeli. Storicamente rappresentano delle testimonianze eloquenti del passato.

Padre Rocco morì a Napoli nel 1782 fra l’universale cordoglio.

 

 

Note bibliografiche

 

G. Doria, Le strade di Napoli, Napoli-Milano, 1943.

B. Capasso, Sulla circoscrizione civile ed ecclesiastica e sulla popolazione della città di Napoli, dalla fine del secolo XIII al 1809, in Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli 1882.