Quando Mussolini soppresse Terra di Lavoro
Per motivi di ordine pubblico, politico ed economico, una grande provincia, quella di Terra di Lavoro, fu soppressa con il decreto del 2 gennaio 1927 dal Consiglio dei Ministri. Se da una parte il Duce aveva rivelato la necessità di promuovere ben 17 centri a Provincia, riconsiderando la situazione in rapporto al numero di abitanti che aveva raggiunto la cifra di 42 milioni, nel contempo si mostrava determinato a smembrare la Provincia di Terra di Lavoro.
“I Mazzoni sono una piaga che sta tra la Provincia di Roma e quella di Napoli, terreno paludoso, stepposo, malarico, abitato da una popolazione che fin dai tempi dei Romani aveva una pessima reputazione, ed era chiamata popolazione di “ latrones”. Vi do un’idea della delinquenza di questa plaga: nei cinque anni che vanno dal “22 al “ 26 furono commessi i seguenti delitti principali, trascurando i minori: oltraggi alla forza pubblica, 171; incendi, 378; omicidi, 169; lesioni, 918; furti e rapine, 2082; danneggiamenti, 404. Questa è una parte di quella plaga; veniamo all’altra parte, quella dell’Aversano […] Ho mandato un maggiore dei carabinieri con questa consegna: liberatemi da questa delinquenza col ferro e col fuoco! Questo maggiore ci si è messo sul serio. Difatti, dal dicembre ad oggi, sono stati arrestati nella zona dei mazzoni 1.699 affiliati alla mala vita e nella zona di Aversa 1.268. I podestà ed i combattenti di quella regione sono esultanti. Io ho qui un plico di telegrammi, lettere, ordini del giorno, documenti, con i quali la parte sana di quella popolazione ringrazia le autorità per l’opera necessaria d’igiene”. Quindi lo smembramento e la soppressione, secondo il Duce, si erano resi necessari per motivi di sicurezza interna: riducendo l’estensione del territorio le forze dell’Ordine e i Prefetti avrebbero potuto operare in maniera più agevole. Il secondo motivo si rivelava poi di ordine politico, per la volontà più volte annunciata di ampliare la provincia di Napoli, estendendone l’influenza e l’importanza con l’intento di valorizzarla affinché diventasse per il Fascismo “ la regina del Mediterraneo”. Quando Mussolini incontrò i fascisti di Napoli nel gennaio del 1927 emanò il seguente comunicato: “Il Duce ha ricordato tutto l’affetto che egli serba per la metropoli napoletana che, per sua iniziativa, deve effettivamente divenire la Regina del Mediterraneo”. C’erano, comunque, anche motivazioni di ordine economico, in quanto con la soppressione di Terra di Lavoro, i debiti accumulati andavano divisi tra le nuove cinque province che avrebbero inglobato l’esteso territorio di Terra di Lavoro. Così Terra di Lavoro il 2 gennaio 1927 fu soppressa, smembrata e divisa tra cinque diverse province: ben 102 comuni, con 512 mila abitanti, furono aggregati alla provincia di Napoli; 51 comuni, con 212.761 abitanti alla provincia di Frosinone; 15 comuni con 84040 abitanti alla provincia di Roma e successivamente di Latina, 16 comuni, con 39.639 abitanti a Benevento e 7 comuni con 10.012 abitanti a Campobasso. Il decreto legge fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio 1927. Solo l’11 luglio 1945 Caserta diventò di nuovo capoluogo con una ricostituita provincia di Caserta dalla circoscrizione diversa e alquanto ridotta rispetto a quella precedente di Terra di Lavoro.
Bibliografia: Giuseppe Capobianco- Una nuova questione meridionale- Scritti scelti- 1979-1992- Edizioni Spartaco- 2004
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