Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Antonio Marasco e il Movimento Operaio di Piedimonte Matese

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Agli inizi del Novecento una cittadina di Terra di Lavoro, dove erano giunte le idee emancipatrici del socialismo, fu Piedimonte Matese. E dato che le idee camminano se a rappresentarle sono uomini credibili e coerenti, tale fu Antonio Marasco.

Di lui si hanno alcune notizie grazie alla ricerca costante e attiva di Giuseppe Capobianco che le ha rinvenute nelle raccolte documentarie dell’archivio di Caserta.

Antonio Marasco fu il fondatore nel 1919 della Camera del Lavoro di Piedimonte Matese insieme agli operai elettrici della centrale, ove lavorò fino al pensionamento.

La Camera del Lavoro diede impulso alla sezione massimalista del Partito Socialista Italiano che aderì con la forza dei suoi 200 iscritti al Partito Comunista d'Italia, dopo la scissione di Livorno. Negli anni del Fascismo Antonio Marasco fu presidente del Comitato di Liberazione Nazionale di Piedimonte, mentre si organizzava il Movimento Operaio di Terra di Lavoro con segretario provinciale Corrado Graziadei, delegato alla conferenza di Capanna Mara presso Como nel 1924, anno in cui Graziadei ebbe il compito di accompagnare Antonio Gramsci e di ospitarlo nella sua abitazione di Sparanise.

Di Antonio Marasco sono reperibili notizie solo nel dopoguerra, allorché furono organizzati i primi movimenti contadini e la sezione comunista di Piedimonte Matese divenne punto di riferimento importante per le classi subalterne.

Ciò che evidenzia Giuseppe Capobianco è la bellezza di questa reatà Piedimontese, ove negli anni cinquanta "ognuno, indipendentemente dalle sue idee politiche, si recava per un consiglio, per denunciare un sopruso, per rivendicare un diritto."
"In quell'attività -  commenta Capobianco - non c'era ombra di paternalismo, ma il riconoscimento di un'autorità alternativa a quella predominante, un'autorità conquistata sul campo, con testarda coerenza.”

Ed è per questo che nel territorio di Piedimonte la sinistra poté competere in quegli anni con la Democrazia Cristiana e con le Destre, per la coerenza "testarda" degli uomini che esprimeva, uomini credibili che la gente seguiva, se si rapportano i risultati ottenuti a quelli delle altre realtà del Casertano ove le sinistre erano decisamente e prevalentemente minoritarie.

In tale contesto Giuseppe Capobianco con orgoglio sottolinea il risultato delle elezioni amministrative del 1956, con la sinistra che a Piedimonte ottenne un 39,2% di consensi, riuscendo a competere quasi alla pari con la Democrazia Cristiana che raggiunse il 42.6%, mentre le Destre il 18,2%.

Tale successo fu dovuto preminentemente ad Antonio Marasco, alla sua credibilità e alla sua coerenza nel guidare il Partito Comunista Italiano nel territorio di Piedimonte, uomo a cui anche gli avversari riconoscevano le sue idealità rapportandosi con lui con gran rispetto e stima.

A conferma di ciò, quando morì, poco tempo dopo le elezioni, il 15 luglio 1956, all'età di 62 anni, anche la Chiesa locale non fece alcuna minima opposizione ai funerali religiosi, data la volontà dei familiari di "portarlo in Chiesa".

Allora vi fu l'accordo per un funerale misto, un funerale organizzato dal Partito e uno dalla Chiesa per ricordare l'uomo che aveva inalberato la bandiera rossa sul Monte Cila il primo maggio 1943, avvenimento che lo stesso Capobianco definisce " clamoroso.

 

 

Bibliografia:

Antonio Marasco e il movimento operaio di Piedimonte Matese / documenti e note a cura di Giuseppe Capobianco Caserta : Federazione comunista,  Caserta, 1986.

 

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