Napoli tra metropoli europea e città levantina
Ogni visita, ogni giorno trascorsi Napoli suscitano insieme emozioni rare di metropoli nazionale ed europea ed amarezze, venti gelidi di disorganizzazione, di incuria, di strafottenza, di illegalità alla luce del sole, nell'assenza di una qualsiasi presenza di controllo e di responsabilità. Ieri sono andato per la prima volta a vedere tre fermate della nuova metropolitana, che non conoscevo, da tanti lodate e che tali sperimenterò giustamente: Garibaldi (doverosa, granitica, immensa memoria risorgimentale di rilievo planetario, decisiva nella storia dl Mezzogiorno e di Napoli), Università, Toledo (che è stata ripresa contro "Via Roma", in modo per me assurdo, perchè si tratta di una piccola città spagnola, che richiama uno dei periodi più cupi della storia di Napoli, quando fu solo un vice-regno, periferia di un grande, tragico impero, che storicamente era quello dell'Inquisizione, della devastazione antropologica dell'America Latina, dalla California, dal Messico all'Argentina, regime assoluto, clericale, militare, nemico di ogni forma di modernità, mentre "Via Roma" era e sarebbe omaggio ad una delle metropoli più grandi della storia dell'umanità, altro che Toledo, e memoria di uno degli eventi nodali della storia d'Italia e d'Europa, quello del 1870, quando Roma fu capitale d'Italia e pose fine all'assurdo, anacronistico potere temporale del papato, ricreando così nella toponomastica cittadina napoletana l'intimo significativo nesso Dante-Roma-Plebiscito). Come altre volte sono sceso dal raccordo autostradale per le uscite Centro-Imbarchi-Stazione Ferroviaria, raccordo che è ancora Italia ed Europa nella sua modernità e funzionalità. Ma, appena esso finisce e tocchi con le ruote Via Ponte dei Granili, entri nella dimensione levantina della città: un fondo stradale asimmetrico con avvallamenti, buche mal riparate, che configurano un percorso di guerra, un bel benvenuto a qualsiasi turista, che abbia seguìto le indicazioni autostradali per quello che é il formale "ingresso centrale" della città di Napoli. Tutto intorno vedi il disordinato impianto della zona orientale del porto con tanti spazi vuoti e sequestrato alla città, mentre potrebbe essere riqualificato sia in senso funzionale che estetico. Questo vale anche per la parte a destra della strada, zona Gianturco, con capannoni, edifici grigi e degradati e impianto urbanistico di periferia, senza vera vivibilità e modernità. Comincia la guerra della circolazione stradale della città levantina: ti sorpassano a destra, ti stringono, fino al semaforo, che blocca subito dopo il traffico. Una torma di immigrati ti assale per lavarti i vetri, venderti fazzoletti o qualche altra cosa. Avanzi col verde e, mentre rispetti la direzione della strada, teso a non prendere buche, che mi sfasciarono una gomma qualche mese fa, con una situazione angosciosa in mezzo al traffico, noti che molti automobilisti imboccano lo spartitraffico dei trenini, che vengono da S.Giovanni e che è riservato solo ai taxi. Furbizia, disordine e illegalità alla luce del sole, che è un primo memorabile esempio permanente della strutturale dimensione egemone levantina della città. Non c'è l'ombra di un vigile, uno solo, che possa evitare quello spettacolo e quello sconcio. Si blatera in ogni guida turistica di lasciare la macchina al Comunale parcheggio Brin, con prezzi ragionevoli per chi voglia fare una visita tranquilla, senza essere spennati dai vari parcheggi privati o anche pubblici, che osano richiedere anche 3 euro per la prima ora, come se per un povero Cristo 3 euro fossero noccioline e non l'equivalente di una buona colazione o di un mezzo pranzo dignitoso. Il Parcheggio Brin è collocato in posizione funzionale, e quasi sempre si trova posto. Ma ha il degrado interno tra la zone degli ascensori, dei bagni, dell'uscita, tipico di ciò che è pubblico a Napoli (ed in altre parti d'Italia): i responsabili che sicuramente sulla carta ci sono e prendono stipendi ed indennità varie sono sostanzialmente inesistenti, nell'impunità consolidata: non guardano, per giorni, mesi, anni. Si vede e si sente il grumo degli intonaci, nemmeno tinteggiati periodicamente per motivi igienici (basterebbe un muratore onesto e serio impegnato costantemente in tal senso), i bagni sono letteralmente uno schifo, con un'atmosfera puzzolente che fa vomitare, mentre la civiltà di una città comincia dai bagni distribuiti in modo razionale, puliti, lindi, profumati costantemente, vigilati rigorosamente 24 ore al giorno, con collegamento costante con le forze dell'ordine. L'apertura 24 ore al giorno eviterebbe nelle ore notturne evacuazioni nei posti più impensabili della città e il cui fetore e i cui escrementi a volte ti colpiscono con sgradevoli zaffate all'olfatto, strozzando ogni dimensione estetica della bella città del mondo delle canzoni e delle guide turistiche. Gli esseri umani, uomini e donne, hanno un corpo, esigenze fisiologiche periodiche, specialmente gli anziani, che non possono in mezzo alla città o mentre hanno visitato un monumento, essere costretti a chiedere una cortesia al primo bar, con camerieri che ti guardano storto, se non hai preso poi almeno un caffè, e che hanno come bagno spesso un bugigattolo senza finestrino, con aria irrespirabile, adatto ad esigenze solo di chi vi opera. Uno dei primi obblighi di un'amministrazione comunale degna di questo nome è quella di dotare e sorvegliare costantemente una rete pubblica di bagni pubblici razionalmente distribuiti nella città. Napoli è una città che ha un bisogno fondamentale in questo campo, se vuole uscire dalle sue inaccettabili, insopportabili dimensioni levantine, che convivono con altre di tipo nazionale ed europee. L'uscita dal Brin è disordinata e irrazionale, con solo due distributori di biglietti per gli autobus e il trenino vicino. Ci dovrebbero essere le scelte per la corsa singola (portata ad un euro), per la corsa di 90 minuti (che costa un euro e mezzo) , per il biglietto giornaliero (che costa tre euro e mezzo). Funziona solo la scelta del biglietto da 90 minuti. Altro disordine, altra furbizia. Lo spazio per i bus è ristretto, disordinato, senza panchine, con un gabbiotto che non sai se è per vendita biglietti o sosta per gli autisti. Quello che dovrebbe essere il biglietto da visita per un turista che voglia venire in macchina a visitare Napoli, uscendo dall'autostrada, si rivela una trappola perditempo: pullman o trenini partono o passano non frequentemente e tu aspetti e bruci il tempo, il che ti irrita e ti logora, pensando poi al successivo traffico, col trenino sorpassato da decine di macchine illegali nello spazio ad esso riservato. Nessuno controlla niente, gli orari di partenza e di arrivo, ognuno lavora come gli pare, all'ingrosso e come se ti facesse un piacere. Non potrebbero partire ogni dieci minuti i pullman dal Brin e costruire altri Brin più avanti ogni 500 metri, collegati da una specifica linea ? O tutto il disordine è funzionale agli interessi dei tassisti e dei parcheggi privati, non mettendo mai al primo posto gli interessi dei cittadini onesti e dignitosi napoletani, italiani, stranieri ? Finalmente parte un pullman verso il centro tanto atteso e ricercato e scopri che nessuno timbra il biglietto, tranne tu o qualche altro onesto. Per tutte le fermate non sale uno straccio di controllore. I furbi sono egemoni. Ma non si potrebbe restaurare il bigliettaio, ma con giovani a contratto e con recupero così controllato del loro stipendio mensile (per evitare che diventino impiegati pubblici con lo stipendio fisso, che si assentano quando vogliono con certificati medici di indegni complici medici e con la copertura sindacale)? Si creerebbe una grande occasione di lavoro concreto, recuperando poi soldi per l'azienda, offrendo un servizio razionale ai cittadini e ai turisti, che vanno alla ricerca dei biglietti tra macchinette che non funzionano o negozi di tabacchi o edicole lontane, creando vigilanza interna ai mezzi pubblici contro vandalismi, danneggiamenti, mancanze di rispetto agli anziani o altro. Chi vuole risparmiare ed è giovane vada a piedi, se il percorso non è lungo, vi siano abbonamenti e biglietti ridotti per chi non ha molti mezzi finanziari. Ma il principio che chi usa un mezzo pubblico debba pagare il biglietto e che vi sia un controllo in tal senso è l'abc di una città moderna. Si scende presso l'Università, con il fenomeno delle macchine in doppia fila, che stringono una strada già resa stretta dalla parte riservata ai trenini e ai taxi e con motorini che ti sfrecciano a destra e a sinistra con gente spesso senza casco. Non si vede uno straccio di vigile o di polizia stradale. In tutto il pomeriggio, per una metropoli di un milione di abitanti, attraversandola dall'ingresso autostradale al lungomare, passando per centro, strade, metropolitane, si sono notati solo due addetti alla vigilanza nella fermata Toledo con un pacifico e paziente cane lupo. Questo è lo scandalo più evidente del "non controllo visibile " a Napoli, che la blocca e la mantiene in una dimensione levantina. Prima di visitare la Fermata Università, si fa una visita ai luoghi giovanili di laurea, ma si resta scossi dal degrado della sede universitaria con i marciapiedi sporchi, le scritte ai muri, il monumento del grande protagonista del Risorgimento, della cultura, dell'Università di Napoli Ruggero Bonghi con la scritta che non si legge, nessuna indicazione sul personaggio, non curato il tutto come si dovrebbe, con l'angolo dietro occupato da bancarelle disordinate. Ma lo spettacolo più inaccettabile, più sconcio, più indegno è quello di vedere l'ingresso monumentale della maggiore università del Mezzogiorno, una delle più blaterate in Italia, che dovrebbe essere una delle cartine di tornasole della città, con l'ingresso occupato da un povero barbone coricato sotto una misera coperta, un mendicante ai piedi della scala, le due aiuole a destra e a sinistra della facciata piene di cartacce e di sporcizia. Ma non esiste un vigile, un addetto alle forze dell'ordine, un professore universitario, un preside di facoltà, un rettore che, anche solo passando, siano in grado di indignarsi, di intervenire, di evitare quello sconcio, quel degrado, di fronte poi all'Hotel Naples, con turisti italiani e stranieri, portando quei poveri esseri umani in una struttura degna di assistenza, tipo un edificio chiamato ad es. "Cuore di Napoli", per offrire giustamente un letto e cibo, specialmente in questi giorni di festa? Tutto questo offende e rende amare anche le emozioni positive delle tre splendide stazioni dell'Università, di Toledo, di Garibaldi, che fanno della nuova metropolitana di Napoli una delle opere più memorabili della storia repubblicana della cara, amara, tragica città. La stazione Plebiscito è miracolo di ingegneria meccanica e di esteticità modernissima, con quelle rampe di acciaio, che si intersecano dall'alto fino al fondo, dove dominano le due pareti a specchi con foto colorate di persone, che quotidianamente attraversano la città. La Stazione Università è la più creativa, calda, colorata dalle pareti al pavimento. La Stazione Toledo emoziona nel suo corridoio con effetti marini, i mosaici e le singolari colonne con l'azzurro dominante, le scale luminose, la lunga feritoia fino alla luce, i resti delle mure aragonesi, una delle stratificazioni della città antichissima, che merita altra classe dirigente, altro apparato burocratico, altro clima di serietà, di dignità, di responsabilità a tutti i livelli.
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