La vita in gioco
Sabato 29 novembre si è svolto, presso la sala Scarlatti del Conservatorio di musica di Napoli, il convegno “La vita in gioco” patrocinato dalla Diocesi di Napoli (Ufficio aggregazioni laicali) e da numerose associazioni del terzo settore tra le quali “Scienza e Vita”, “il Dado” e molte altre. Non si è trattato di un convegno di apertura né di conclusione di un problema quale il gioco d'azzardo ma una tappa intermedia di un cammino iniziato nelle scuole dalle associazioni del terzo settore e con la collaborazione di molti professionisti impegnati in prima linea nella lotta contro le ludopatie (sociologi, psicologi, pedagogisti e assistenti sociali). Lo scopo è stato di delineare un percorso di azioni concrete, in un processo di concertazione tra istituzioni e cittadini affinché potessero essere adottati i provvedimenti utili ai soggetti che si occupano del problema. Il prof. Antonio Palma (Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli), e presidente di “Scienza e vita”, citando il celebre giurista della tradizione napoletana Gaetano Filangieri, si è augurato che attraverso tali momenti di confronto si possa sollecitare l'opinione pubblica che ha il dovere di verificare l'attività del governo (v. Scienza della legislazione, Introduzione). Secondo l'associazione Kairos, che studia i fenomeni ludopatici nell'infanzia e l'adolescenza, il 20% di giovani tra i 10-17 anni frequenta le sale da gioco mentre quelli tra i 7-9 anni acquistano i “gratta e vinci”, cd. “grattini” laddove in famiglia avviene il primo approccio nell'ambito delle “paghette” settimanali. Nel 2004 il mercato dei giochi ammontava a 28 miliardi di euro, ponendo l'Italia al terzo posto dopo Giappone e Inghilterra (Tani F. et al, 2014:9), nel 2012 è spiccato a 76,1 miliardi (Libera, 2012:1). Secondo i dati riportati dall'associazione “Scienza e vita” solo nel primo bimestre del 2014 si è registrato un fatturato del gioco d'azzardo pari a 1 miliardo 231 milioni (-1,5% rispetto all'anno scorso), di cui 746 milioni proveniente dalle slot-machine, cd. “macchinette” (+1,9%), autorizzate e omologate dallo Stato. Si è registrato, inoltre, l'aumento del gioco attraverso i mass media (internet, TV e telefonini) dove il genere femminile rappresenta il 40% dei giocatori totali (10% nel 2002), principalmente casalinghe che utilizzano le applicazioni scaricate nei cellulari (+30%). Il governo attuale sta affrontando il problema in maniera ambigua: da una parte ha adottato un nuovo piano di incentivi per indurre i titolari dei bar a eliminare le “macchinette” (marchio “slotfree”) e d'altra parte ha stabilito una sanatoria per introdurre nuove case da gioco (la prima fu fondata a Venezia nel 1638). Le lotterie restituiscono allo Stato la maggior parte dell'introito derivante dal gioco, perciò, secondo il sen. Lucio Romano (PL'I) si può parlare più propriamente di “gioco pubblico” piuttosto che clandestino. Nel 2013 il governo Letta ha condonato circa 2 miliardi di euro di evasione e tra pochi giorni, in base alla legge di stabilità, sarà previsto un nuovo condono. Dal punto di vista normativo le prime iniziative di controllo del problema risalgono al fascismo. Nel codice penale del 1930 i giochi d'azzardo sono definiti come «quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria» (art. 721) e sono puniti con l'arresto e la detenzione da 3 mesi ad un anno (art. 718). Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, in particolare, puniva l'installazione di apparecchi semiautomatici o elettronici (L. 773/1931 art. 110). La depenalizzazione è iniziata negli anni '80 dopo l'intervento della Corte Costituzionale (Sentenza 152/1985) che giustificava la deroga alle norme penali delle risorse provenienti dal gioco d'azzardo. Nel 1996 grazie alla legge 23.12,1996 n. 662, riprendendo una prassi risalente all'800, fu introdotta la possibilità di finanziare opere pubbliche coi proventi del Lotto e del Superenalotto. Ancora, negli anni successivi, la Corte Costituzionale intervenne, con una serie di sentenze, su alcuni casi di persone affette da gioco d'azzardo patologico (Cassazione, sezione lavoro, 21 marzo 2008 n. 7650; Cassazione penale, sezione VI, 01 marzo 2005 n. 7694). La Legge di stabilità 2011 (L. 220/2010) ha preannunciato la definizione di apposite linee guida per il contrasto delle ludopatie. Il DL 13.09.2012 n. 158 (Decreto Balduzzi) ha previsto la possibilità, per gli enti locali, di rivedere la dislocazione dei concessionari in considerazione dei luoghi “sensibili” alle frequentazioni dei minorenni (scuole, chiese, parchi pubblici, etc.). In base ai dati sulla disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno (43%), ci si può rendere conto che un terzo dei giovani non cerca lavoro né studia né trascorre il tempo in attività interessanti ma subiscono e soffrono la solitudine della strada e sono facili preda di tentazioni ludiche. Il gioco non risparmia neppure chi un lavoro già ce l'ha: uno degli ultimi fenomeni sono i licenziamenti volontari al solo scopo di intascare la buonuscita per giocarsela. Secondo Riccardo Vizzino, presidente dell'associazione “il Dado”, il 40% delle giocate è la stessa vincita (chi vince si gioca la stessa vincita) perché il giocatore, nel momento in cui gioca, si isola in un mondo illusorio in cui non esiste più un limite al rilancio. Bisogna, tuttavia, considerare che, grazie ai proventi del Lotto dal 1998 ad oggi, sono stati realizzati oltre seicento restauri in tutta Italia tra i quali spiccano la palazzina di caccia di Stupinigi, Palazzo Barberini a Roma e castel Sant'Elmo a Napoli. Se è vero, dunque, che l'azzardo è una medicina per lo Stato che finanzia opere pubbliche, è anche vero che la ludopatia è una malattia sociale, o meglio è una scelta individuale che ha conseguenze drammatiche. La recente letteratura riporta delle alterazioni del cervello umano (zone di atrofia celebrale) laddove c'è la sede del pensiero cosciente, alterandone il freno inibitorio. Secondo il prof. Francesco Paolo D'Armiento (Dipartimento di Scienze biologiche avanzate dell'Università Federico II di Napoli) l'uso frequente del gioco d'azzardo, unitamente all'abuso di sostanze stupefacenti (Lsd) è causa di comportamenti maniacali o bipolari nonché fattore di una predisposizione maggiore ad alcune patologie degenerative (Alzheimer e morbo di Parkinson). Un articolo dell'European journal of radiology (2013) riporta i risultati di un esperimento effettuato sui giovani 18-25 anni che hanno compulsività per il gioco virtuale d'azzardo, dimostrando la correlazione tra il lobo frontale posteriore laterale e il comportamento compulsivo, e non inibitorio, della ludopatia. Le risorse utilizzate per la cura di questo tipo di disturbo variano dal trattamento farmacologico all'inserimento nei gruppi di auto-mutuo aiuto. Durante il convegno sono intervenuti due ex giocatori, membri di Gameanon” (giocatori anonimi), che hanno iniziato il percorso di recupero nel 2001 che hanno riferito di stare letteralmente “scomparendo” dalla vita familiare oltre ad aver costretto i parenti a sobbarcarsi i propri debiti: chi si presentava solo per chiedere l'elemosina o un aiuto generico era cacciato via dal gruppo, ma chi si presenta per dichiarare la propria condizione, riconoscendo il proprio male, è ben accolto. A conclusione del convegno sono state avanzate diverse proposte legislative: divieto di commercializzazione nei locali pubblici (poste, supermercati, tabacchini); modifica dell'art. 415 c.c. co. 2, con l'inserimento della locuzione “gioco d'azzardo patologico”, nella parte in cui si accenna alla prodigalità dovuta all'alcool ed alla droga; introduzione di un fondo agevolato per il sostegno alle famiglie; introduzione della figura del curatore a fianco dell'amministratore di sostegno; adozione dei dispositivi per la tracciabilità del giocatore e dei flussi finanziari, come ad es., l'obbligo della carta di credito. Al di là del consenso, la motivazione è alla base della prevenzione senza la quale vi sono seri rischi che il problema degeneri: è più l'emozione della novità che la vincita in sé che seduce i giovani di oggi, definiti “viandanti della fede” in “Evangelium gadium” (Cap. II, I, 106, p. 85). I genitori più giovani, inoltre, hanno acquisito una permissività eccessiva senza comprendere il limite che porta al rispetto dell'altro: non essendoci più un fine sociale viene anche a mancare un limite legale. Per tali ragioni la proposta che riguarda l'istituzione dell'osservatorio regionale sulle ludopatie, peraltro già prevista nel collegato alla legge finanziaria (2013) della Regione Campania, sembra più adeguata al momento in attesa che la scuola, la famiglia e le istituzioni tornino ad essere i punti di riferimento di una gioventù “in cammino” e mai più “in gioco”.
Luigi Badolati
Bibliografia: Associazione “Libera”, Azzardopoli: il paese del gioco d'azzardo, dove quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare, 2012. <http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5741> Ausiello G., Il gioco che fa bene all'arte dal Nord al Sud 600 restauri, “il Mattino”, 29 novembre 2014, p. 10. Borzillo R., Sepe: in Curia centro d'ascolto per aiutare i malati di gioco, “il Mattino”, 30 novembre 2014, p. 43. Chuan-Bo Weng et al., Gray matter and matter abnormalities in online game addiction, “European journal of radiology”, 2013, 82, pp. 1308-1312. Covella G., Slot-machine gioco da bambini è allarme minori, “il Mattino”, 28 novembre 2014, pp. 1, 38. Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” del Santo Padre Francesco ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale, Roma, Tipografia vaticana, 2013. La normativa italiana nell'ambito del gioco d'azzardo patologico <http://irsaurora.it/wp-content/uploads/2012/11/questioi-socioecoomiche.pdf> Munafò M., Slot, il condono della vergogna, “L'Espresso”, 30 agosto 2013 <http://espresso.repubblica.it/palazzo/2013/08/30/news/slot-il-condono-della-vergogna-1.58294> S.V. “Case da gioco” su “Wikipedia” <http://it.wikipedia.org/wiki/Case_da_gioco> Tani F., Ilari A., Tapinassi M., Il gioco d'azzardo patologico: una rassegna, “Psicologia clinica dello sviluppo”, 1, 2014, pp. 3-35.
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