Quando Tanucci chiese a re Carlo III di privare il Papa del potere temporale

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Categoria: Storia XVIII sec.
Creato Lunedì, 20 Ottobre 2014 16:49
Ultima modifica il Giovedì, 23 Ottobre 2014 18:55
Pubblicato Lunedì, 20 Ottobre 2014 16:49
Scritto da Angelo Martino
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Bernardo TanucciIl 30 gennaio 1768, il papa Clemente XIII emanò l’editto Alias ad Apostolatus, più conosciuto come “Monitorio di Parma”, tramite il quale, annullava i decreti ecclesiastici recentemente emanati in materia dallo Stato di Parma e scomunicava il duca Fernando, nipote di Carlo III di Borbone, e di Luigi XV.

Il papa non aveva gradito le limitazioni di alcuni privilegi ecclesiastici che, a partire dall’anno 1764, il Ducato di Parma aveva messo in atto. Era il periodo in cui le relazioni tra le corti borboniche e la curia romana raggiungevano l’apice di conflitto con l’espulsione dei Gesuiti prima dalla Francia, poi dalla Spagna e infine da Napoli.

Era il momento ideale, secondo l'influente ministro del Regno di Napoli Bernardo Tanucci, di convincere Carlo III che si mostravano maturi i tempi per imporre al papa la rinuncia al potere temporale.

Tanucci scrisse che il Monitorio di Parma era "un impasto di massime strane, non cristiane, orgogliose e sediziose" ed in una lettera inviata al Segretario di Stato di Carlo III, Jeronimo Grimaldi, datata 9 febbraio 1768, dichiarava la sua idea della necessità di porre fine al potere temporale della Chiesa con le testuali parole:

" Ah, io non vorrei toccar questo tasto dell'editto de Roma, abrogatorio di tutti gli editti di Parma, che riguardava li beni, la giurisdizione, non la fede, non il rito, non li sacramenti[...] Il rimedio contro i Vescovi abusanti, è il privarlo dello Stato Temporale".

Non era più il momento di trattare, secondo il Tanucci, dopo la scomunica del Papa contro Ferdinando di Parma. Era invece l'occasione importante di modernizzare il Regno di Napoli con un forte ridimensionamento della giurisdizione ecclesiastica, in linea con le idee degli esponenti più illustri dell'illuminismo napoletano.

In tale circostanza storica il ministro Bernardo Tanucci si poteva avvalere del sostegno riformatore di docenti universitari, di esponenti del clero progressista, di militari di carriera, di medici, notai e avvocati napoletani e della provincia, di studenti universitari, che costituivano un nucleo pronto a porsi come nuova èlite dirigente, profondamente convinti della necessità di riforme in relazione all'abolizione di alcuni privilegi baronali ed ecclesiastici.

La Francia e la Spagna decisero per la rappresaglia militare con l’occupazione delle città papali di Avignone, Benevento e Pontecorvo, contrariamente all'opinione del Tanucci che aveva proposto di "attaccare Roma nei suoi interessi economici, adottando una serie di disposizioni conformi alla vera disciplina della chiesa, e alla pratica dei primi dodici secoli".

Iniziava così l’isolamento della linea politica di Bernardo Tanucci, che avrebbe subito la sua sconfitta definitiva nel 1774 quando Maria Carolina d'Asburgo, moglie di Ferdinando IV, entrò a far parte del Consiglio di Stato. Invano egli si sforzò di neutralizzare l'influenza della sovrana: nel 1776 fu rimosso dal suo incarico, sostituito con l'inglese Acton. A quel punto si ritirò a vita privata. L’allontanamento del Tanucci fu una grande sconfitta per coloro che sognavano una Chiesa profondamente diversa e rinnovata, decisamente più vicina allo spirito del vangelo.

Inoltre la fine del processo riformatore, finalizzato all'affermazione del concetto di Stato quale strumento rivolto alla ricerca del benessere individuale e sociale, causarono un graduale distacco delle forze migliori dell'intellettualità napoletana dalla Monarchia e dalla Corte.


Bibliografia:
Gaetano Cerciello, La estrategia antiromana de Bernardo Tanucci ante los acontecimientos de 1768, Università di Alicante,  2000