Un tombarolo illustre, Sir William Hamilton

Categoria principale: Storia
Categoria: Storia XVIII sec.
Creato Martedì, 08 Luglio 2014 16:15
Ultima modifica il Martedì, 08 Luglio 2014 16:54
Pubblicato Martedì, 08 Luglio 2014 16:15
Scritto da Angelo Martino
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William HamiltonUno dei primi tombaroli della storia con il vezzo e il malcostume di operare sterri e scavi di necropoli in Campania, ha avuto  un nome illustre: William Hamilton, ambasciatore inglese presso il Regno di Napoli dal 1764 al 1800.

Praticando scavi clandestini, Hamilton, nel corso degli anni, raccolse varie collezioni di grande valore che portò via da diversi siti archeologici della Campania.

Della prima collezione, che già nel 1772 Hamilton donò al British Museum, è emblematica e significativa la vicenda degli scavi operati  a Trebula. 

Da quanto riporta nel suo libro  Nancy H. Ramage, ”Hamilton trafficava in tale settore non solo per interessi personali, ma anche per conto della sua famiglia, dei suoi amici e di semplici conoscenti con cui era in rapporto”.

William Hamilton si era costituito una rete di informatori nei maggiori siti archeologici e  costoro gli segnalavano le scoperte più interessanti. Nel 1766, essendogli giunta la notizia del ritrovamento  a Treglia di una nuova tomba, e trovandosi con la corte di Ferdinando IV a Caserta, Hamilton si allontanò temporaneamente per partecipare ed assistere personalmente, come era solito fare, al recupero dei reperti nei pressi dell’antica Trebula.

Nell’archivio del Museo Campano sono conservati due verbali di relazione sui fatti dell’anno 1776. Nel primo Francesco M. Gagliardi ricostruisce gli spostamenti dell’ambasciatore inglese nell’agro di Trebula, ricordando che Hamilton era giunto in un primo momento a Formicola in incognito insieme alla moglie, trovando ospitalità presso la famiglia notabile di Carlo D’Apisa.

In questa sua prima visita clandestina Hamilton aveva già fatto operare degli sterri presso il “ Casale di Treglia”, toponimo con cui era nota a quei tempi la masseria in località Corte, ove aveva già depredato un sepolcro del suo corredo fittile.

Gli scavi erano proibiti così che quando giunse la notizia al marchese Bernardo Tanucci, costui fece arrestare l'informatore napoletano di sir William Hamilton , pur sapendo chi fosse il committente, e lo tenne in prigione per diversi giorni.

Hamilton trovò, però, il modo di far pervenire le sue rimostranze a Ferdinando IV, il quale intimò al Tanucci di liberare l’informatore dell’ambasciatore Hamilton.

Il corredo di cui Hamilton s’impossessò, oggi conservato, pressoché per intero, nel British Museum, contiene:

- un cratere a campana attico a figure rosse, attribuito al Pittore detto di Licaone, di altezza di 35.8 cm., adornato da una scena di un simposio di quattro giovani sdraiati sui triclini che si esercitano al gioco del Kottabos;

- un mestolo di bronzo di 27 centimetri di lunghezza con manico arcuato a testa di mulo;

- un bacile di bronzo:

- un’olpe in bronzo;

- due lame di spada in ferro longitudinale su ogni lato;

- uno strigile di bronzo a presa costolata;

- un colino per il vino con rosetta perforata al centro della vasca e manico terminante in un anello di sospensione e due teste di cigni;

- una grattugia di bronzo, parte di una brocca di bronzo con l’ansa terminante in forma di leone accucciato;

- una brocca a vernice nera a corpo convesso, bocca circolare concava, piede ad anello e due anse a novanta gradi;

- un Kernos di ceramica con cinque craterischi, disposti su una base ad anello, recante incisa una corona di edera e un motivo ad ovuli.

I reperti sono databili dal 440 al 420 a. C. e molto preziosi  dal punto di vista degli studi archeologico, data la testimonianza dell’ideologia del banchetto e della sua cultura materiale ed iconografica da Capua nel mondo sannitico. Infatti solo le armi offrono la connotazione dello stutus guerriero del defunto, mentre tutti gli altri oggetti fanno parte della connotazione del simposio.

Della tomba fu realizzato altresì un disegno decorativo ad opera di Giuseppe Bracci, pubblicato come incisione nel catalogo Antiquités Etrusques, Greques a Napoli ,con datazione 1767-1776 di Pierre Françosi Hugues d’Hancarville, famoso antiquario ed avventuriero del settecento a cui William Hamilton affidò la pubblicazione di tale collezione.

 

 

Bibliografia:
Nancy H. Ramage- Sir William Hamilton as collector, exporter and dealer- American Journal of Archaeology- luglio 1990
Claudio Calastri- Il territorio di Trebula Balliensis- 2006
Stefano De Caro- La terra nera degli antichi campani- 2012