La Legione Garibaldina del Matese negli inediti del capitano Giuliano Iannotta

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Categoria: Storia del Risorgimento
Creato Giovedì, 22 Maggio 2014 15:12
Ultima modifica il Domenica, 25 Maggio 2014 23:12
Pubblicato Giovedì, 22 Maggio 2014 15:12
Scritto da Angelo Martino
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Giuliano IannottaNegli inediti del capitano Giuliano Iannotta, scritti nel 1879, consegnati in fotocopia dal nipote Giuseppe alla studiosa napoletana Aurora Delmonaco, che li ha pubblicati nel 2011, emerge la testimonianza dell’apporto della Legione Garibaldina del Matese alle decisive battaglie del 1° e 2 ottobre 1860.

Il capitano Giuliano Iannotta di Sant’Andrea del Pizzone intendeva omaggiare tutti i suoi compagni della Legione Garibaldina del Matese, da Beniamino Caso di Piedimonte d’Alife a Salvatore Pizzi di Capua, da Gerolamo Zona di Calvi al sacerdote Paolo Zito, suo concittadino, da Domenico Bencivenga, parente di Beniamino Caso, ad Ercole Raimondi di S.Pietro, da Felice Stocchetti di S.Angelo d'Alife a Francesco Fevola di Teano, da Paolo Zito di Grazzanise a Achille del Giudice di San Gregorio Matese, da Filippo Onoratelli e Pietro Romagnoli di Piedimonte Matese a tutti gli altri patrioti dell’allora Terra di Lavoro, compresi i sei cittadini di Gioia Sannitica. Ma non solo.

La Legione del Matese era stata sostenuta da patrioti famosi di altre località che si trovavano lì confinati. Non possiamo non ricordare il pittore Gioacchino Toma di Galatina, autore, tra l’altro, del notissimo dipinto “Luisa Sanfelice in carcere”, arrestato a Napoli e confinato a San Gregorio Matese.

Alcuni comuni del Matese erano già retti da amministrazioni liberali ed unitarie, come il comune di Gioia Sannitica il cui sindaco Natale consentì nel settembre del 1860, a pochi giorni dalla grande battaglia del Volturno, il transito e la sosta della Legione del Matese nel territorio comunale.

La narrazione del capitano Giuliano Iannotta prende avvio da un’omissione rilevata nel giornale “La Verità” che, nel descrivere gli avvenimenti del 1° e 2 ottobre, non aveva menzionato l’apporto della Legione Garibaldina del Matese alla vittoria decisiva per l’Unità d’Italia. La lettera al direttore de “ La verità” rappresenta una lunga testimonianza che va al di là dell’intento di “ dar soddisfazione ai superstiti”.

L’incipit della lunga narrazione del Capitano Giuliano Iannotta così ha inizio:


"Gentilissimo direttore,
della narrazione dei particolari della battaglia memoranda del 1° ottobre, riportata nel n. 77 della Verità, si trova omesso la parte, di qualche importanza, che vi ebbe la Legione del Matese. Vi assicuro che, non per vanagloria, come capitano, io in quella Legione, ma trattandosi di un corpo tutto della nostra provincia, organizzata dal Comitato Centrale della Provincia che sedeva in S. Maria sotto la presidenza dell’illustre e compianto Cittadino Salvatore Pizzi e composto dei migliori liberali dei nostri luoghi e per decoro della nostra provincia e per una certa soddisfazione dei superstiti di detta Legione, credo non lasciar nell’oblio certi servizi resi alla patria e come testimone oculare dire i fatti come io li vidi.”

La lettera prosegue ricordando brevemente come si era formata la legione del Matese.

“Intanto per venire al filo del racconto delle mosse speciali della Legione del Matese, e per meglio chiarire certi fatti al cronista della Verità, dò un rapido cenno della creazione della nostra Legione e le operazioni da essa eseguite fino alla battaglia del 1° ottobre. Ricordo che io reduce dalla galera di Procida alla fine di giugno con altri amnistiati, il Comitato Supremo garibaldino di Napoli ne fece sentire che ci fossimo ritirati nelle rispettive provincie, per far parte dei Comitati provinciali, coll'incarico di promuovere l'insurrezione; come di fatti nei primi giorni di luglio il Comitato centrale di Terra di Lavoro, si era già costituito in S. Maria, sotto gli occhi dei regi, presieduto dal distinto Salvatore Pizzi.

Contemporaneamente il Comitato supremo di Napoli nominava nove cittadini di Terra di Lavoro fra i più conosciuti liberali ed addetti alle armi, col nome di Capi di Brigata, e questi furono a quanto ricordo i Signori Torti e Stocchetti di Piedimonte d'Alife, Campagnano, Zona, io ed altri che non ne rammento i nomi. Ognun di noi si pose all'opera per l'arruolamento di volontari. Poscia nel mese di agosto, il Comitato di Napoli ordinava a quello di S. Maria che, fra i nove Capi di Brigata della provincia ne avesse eletti due col nome di capi di spedizione; e fattasi la votazione risultò il Sig.r Campagnano ed io, e che il nome del Corpo che andavamo a costituire avesse preso il nome di Legione del Matese”.

In effetti colui che era riuscito a tessere una rete sinergica di rapporti tra i vari patrioti della Legione del Matese, tutti uomini di Terra di Lavoro, fu Beniamino Caso insieme allo stesso Salvatore Pizzi.

E’ da rimarcare che la maggior parte dei liberali, al fianco di Beniamino Caso e Salvatore Pizzi, avevano partecipato alle lotte politiche per la realizzazione del Parlamento napoletano del 1848, ma, a causa delle tante sconfitte dei movimenti rivoluzionari mazziniani, ultimo quello di Carlo Pisacane assassinato dagli stessi contadini che voleva liberare, essi sacrificarono l'antica fede mazziniana in favore delle più moderate posizioni di Cavour e, dunque, di un'idea dell'unità italiana sotto il regno di Vittorio Emanuele.

Lo stesso capitano Giuliano Iannotta aveva partecipato ai moti di Napoli del 1848 e ciò gli valse una condanna a morte commutata in vent’anni da scontare nel carcere dell’isola di Procida, e che fu liberato dopo 12 anni di dura prigione solo dopo l’amnistia del giugno 1860.

La narrazione del capitano Giuliano Iannotta termina così:

"Nella gloriosa giornata del 1° ottobre 1860 che resterà imperitura nella storia perché con essa si completò l’opera dell’unione all’Italia delle provincie meridionali- tutti i corpi Garibaldini che vi presero parte gareggiarono in valore. La legione del Matese, che si componeva di uomini tutti della provincia di Terra di Lavoro, contribuì alla vittoria di quella giornata per aver trattenuta e tenuta impegnata, per tutto il giorno quella forte colonna nemica di riserva - sconcertando così il piano di guerra formato dai generali Borbonici - Il Generale Garibaldi che tutto ebbe sottocchio ammirò l’importante servigio reso alla patria in quella giornata della Legione del Matese e per darle un segno di distinzione, volle di moto proprio fornirla di cappotti in preferenza degli altri corpi; e siccome seppe dalla relazione del maggior Guadagni che la detta Legione contava presenti in quel giorno non più di 191 individui, dispose che 191 cappotti le fossero dati come premio a quei soli che ebbero parte dell’azione”.

Il foglio di congedo è datato 8 marzo 1861 ed allora il Capitano Giuliano Iannotta aveva 35 anni. Il documento sintetizza il suo servizio nella Legione del Matese. L'impegno successivo in politica lo portò ad essere sindaco di Francolise tra il 1871 e il 1876, nel 1879 scrisse il suo memoriale. Morì sei anni dopo.