Storia della medicina: Ingrassia e Severino, storici cavadenti

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Categoria: Storia della Medicina
Creato Mercoledì, 05 Marzo 2014 16:59
Ultima modifica il Giovedì, 13 Marzo 2014 16:36
Pubblicato Mercoledì, 05 Marzo 2014 16:59
Scritto da Arturo Armone Caruso
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Giovanni Filippo IngrassiaGiovanni Filippo Ingrassia (1510-1580), Professore di Anatomia degl’Incurabili), è famoso per aver scoperto l’osso della staffa, uno dei tre ossicini dell’apparato trasmissivo dell’orecchio medio.

In ambito degli studi odontologici è  stato uno dei primi  che ha parlato del germe dentale. Riporta  che, l'esistenza del dente permanente,  è preceduto di una sostanza dentale morbida racchiusa nell'osso, e che considera  quasi come una secrezione di quest'ultimo. Altri elementi molto rilevanti sono gli studi anatomici sull’arcata dentaria. Questi in pratica non si discostano molto dalla descrizione attuale della rappresentazione odontoiatrica dei denti (vedesi figura).

Nella sottostante immagine, ripresa dal suo trattato di commento al “De Ossibus” di Galeno , si possono osservare, infatti, non solo la rappresentazione dell’arcata mandibolare nella visione  anteriore (a destra)  e posteriore (a sinistra- in quest’ultima sono anche rappresentati i legamenti) e i singoli denti (incisivi, premolari e molari), ma  anche  l’identificazione dentale (al centro)  che ricorda  sistemi grafici  attuali, codificati a livello nazionale o internazionale.

Nel caso descritto da Giovanni Filippo Ingrassia si tratta di un sistema binario (A indica l’arcata superiore) che nell’ottica odierna può essere individuata, a livello embrionale, una codificazione (del + e -).

Nell’immagine è facile, infatti, individuare, non solo l’arcata superiore o inferiore, ma anche il dente ( Nella figura i denti sono numerati). I tipi di denti (incisivo centrale, laterale, canino ecc.) si indicano seguendo il sistema di Palmer (numeri arabi da 1 a 8).

 

 

Marco Aurelio SeverinoMarco Aurelio Severino (1580-1656), di Tarsia, Valente  professore di Anatomia  di chirurgia presso l'Università napoletana, ha una grande predilezione per l'uso del ferro  per la cauterizzazione. Questa metodica, usata da lui anche in campo odontostomatologico,  è descritta, tra l’altro,  nel suo trattato “De Efficaci Medicina” pubblicato a Francoforte nel 1646.

Egli dimostra di  curare  carie e altre malattie dentali.

A volte, per risolvere gli effetti  di  un mal di denti violento, ha usato cauterizzare  l’antielice (regione del padiglione auricolare). Contro la parodontopatia e conseguente perdita dei denti ha usato anche in questi casi  la  cauterizzazione, disapprovando l'uso di sostanze astringenti, in quanto queste non sono in grado di curare, secondo lui,  in profondità i  denti colpiti.

Severino  vanta di aver curato mediante  la cauterizzazione almeno duecento casi di  malattie dentali.

Severino in questo trattato cerca anche di risolvere  il problema dell’alitosi, dovuta verosimilmente alle diverse patologie del cavo orale. A tal proposito, ripercorrendo l’insegnamento degli antichi, parla diverse sostanze naturali, quali ad es il Mirto, che, alla luce degli studi odierni  ha un potere antiinfiammatorio.

Inoltre egli descrive anche uno strumento (Figura Sottostante) utile alla distribuzione nel cavo orale e sul dente di sostanze lenitive

Ma lo studio sulle patologie dei denti in Marco Aurelio Severino, non si limita solo a questo trattato. Le patologie dentarie, infatti, sono descritte in quasi tutti i lavori.

Inoltre, è uno dei primi studiosi di anatomia comparata che si è interessato delle descrizione anatomica dei denti delle vipere.