Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Francesco Lomonaco e le idee radicali dell’abate de Mably

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Gabriel Bonnot de Mably L’abate Gabriel Bonnot de Mably (Grenoble 1709-Parigi 1785) fu il teorico francese degli anni precedenti la Rivoluzione francese che nelle sue opere esplicitò un progetto utopico di rinnovamento della società su nuove basi “comunistiche”.

In questo senso egli merita di essere  considerato uno dei fondatori di quel “socialismo utopistico” di cui  i più noti esponenti furono Saint-Simon, Fourier e Owen.

L’abate de Mably immaginava una società giusta, strutturata in maniera egualitaria e senza proprietà privata.

Il suo radicalismo politico era inserito in un contesto di una dura polemica contro la società di Ancien Régime, di cui denunciava le notevoli ingiustizie.

Nella sua opera, abolizione della proprietà privata e l’illuminismo andavano di pari passo e lo ponevano tra i rappresentanti del radicalismo del periodo anteriore alla Rivoluzione francese.

L’opera del de Mably si poneva in relazione a quella di Rousseau, ravvisando l’origine dei mali che affliggevano  la società dell’Antico Regime nella proprietà privata: è da essa che erano nati  l’egoismo, l’avidità e l’invidia, da cui si erano generati tutti gli altri mali sociali e individuali.

La ragione imponeva  pertanto di abolire la proprietà privata e di ristrutturare su basi “comunistiche” la società: solo per questa via diventava possibile risanare  la vita comunitaria e dei singoli individui.

Tra i patrioti della Repubblica Napoletana del 1799 che si interessarono all’opera di de Mably ci fu Francesco Lomonaco, noto per il suo Rapporto al cittadino Carnot, che fece conoscere le idee radicali dell’abate francese tramite la traduzione de i  Droits et devoirs du citoyen.

La notizia fu riportata da Carlo De Nicola nel suo  Diario,  in data 12 maggio:“si è pubblicato per le stampe la traduzione dell’opuscolo di de Mably intitolato Diritti e doveri dei cittadini da un tal Francesco Lomonaco”.

Come è noto, Lomonaco, nato nel 1772, faceva parte della generazione rivoluzionaria e repubblicana più giovane.

Nonostante in seguito abbia preso le distanze dalle posizioni radicali di de Mably, Lomonaco considerò la sua opera fondamentale in quanto denunciava in maniera decisa la disuguaglianza sociale come la radice della maggior parte dei mali dell’Antico Regime in relazione al lusso e alle ricchezze spropositate ed a cui necessitava porre un limite.

Lomonaco si mostrava convinto della bontà delle idee di de Mably che rivendicava lo stato di natura e la limitazione della proprietà come unica via per sopprimere le tante ingiustizie presenti nella società.

Intorno a tale discussione, tra i repubblicani napoletani vi era già stato un duro confronto  tra le posizioni radicali di Vincenzo Russo e quelle moderate di Mario Pagano, che ebbero il consenso e costituirono la base della legislazione durante i sei mesi della Repubblica Napoletana.

Francesco LomonacoIn quel momento l’entusiasmo di Lomonaco per le posizioni radicali ed estremiste del de Mably riportarono in auge il dibattito fra la classe dirigente repubblicana napoletana.

Francesco Lomonaco interveniva per ricordare come la libertà e l’uguaglianza non potessero essere disgiunte da una drastica limitazione del diritto di proprietà.

Egli esplicitava che “ i mezzi dovevano  essere proporzionati alla somma dei bisogni”, ribadendo la contrarietà all’ammissibilità dei diritti acquisiti facendo riferimento anche  a Pitagora il quale aveva additato scelte contro la corruzione del lusso e a favore della comunione dei beni.

Inoltre Lomonaco esprimeva  tutto il suo plauso alla legge agraria i cui promotori erano da considerare come dei veri e propri benefattori del genere umano in relazione alla lotta all’abolizione della feudalità “ sistema antisociale giacché supponeva padroni e servi e fonda le ricchezze di pochi sulle miserie della moltitudine”.

Certamente i Pensieri politici di Vincenzo Russo offrono un’esposizione più organica e nel contempo coerente del radicalismo repubblicano napoletano, ma non di minore importanza è stata  la traduzione di Lomonaco dell’opera Droits et devoirs du citoyen  per aver  fornito un ulteriore importante contributo al dibattito tra moderati e radicali durante gli anni della gloriosa Repubblica Napoletana del 1799.

 

Bibliografia

Antonino De Francesco, Un caso di estremismo politico nella Napoli del 1799, in Napoli 1799 Tra storia e storiografia, 2002

 

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