Nicola Fasulo, giovane illustre avvocato, ministro e martire della Repubblica

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San Lorenzo Maggiore, gli stemmi dei Sedili Nella parrocchia della Pietrasanta a Via Tribunali, al Foglio 58 del Registro dei battezzati 1768,  in data 11 novembre, veniva riportata l’annotazione relativa a Nicola, Salvatore, Maria, Martino, figlio di Filippo Fasulo e Celidea Vinaccia, che fu  battezzato dal Rev. Don Giuseppe Vecchio, con licenza. La notizia è stata tratta da Mariano D’ayala in Vite degli Italiani Benemeriti.

“Dall’antico uffiziale ingegnere, poi Architetto civile Filippo Fasulo e dalla signora Clelia Vinacci, anche di nobilissimo animo e di buon lignaggio, nacque il secondo figliuolo Nicola a dì 11 di Novembre 1768, in quel palazzo di Via Atri in Napoli, alzato dal medesimo suo genitore, o almeno ristorato dalle fondamenta, quasi di faccia a quello che ora appartiene a Winspeare”.

La famiglia, di origine popolana, del sedile  di S. Lorenzo, si era elevata economicamente, socialmente e culturalmente già alla fine del secolo XVII grazie all'esercizio della professione forense e delle magistrature statali da parte di molti suoi membri.

“La famiglia Fasulo- scrive ancora  D’ayala - è stata sempre popolare e le istorie municipali di Napoli notano parecchi di questa casa, negli offici della Città, e propriamente nel Sedile San Lorenzo. Nicola seguì gli studi giuridici e nel 1785 era illustre avvocato con studio in alcune sue case a Regina Coeli; nello stesso periodo fu fra i deputati del sedile di S. Lorenzo e, dal 1787 al 1795, fu anche eletto nella principale sede del tribunale di S. Lorenzo, e, dopo alquanti , fu consigliere del Sacro Regio Consiglio, non comune onoranza”.

 

Nelle inquisizioni della prima Giunta di Stato, creata nel 1793, Nicola Fasulo fu uno dei primi sospettati e furono denunciati  per il riflesso degli eventi rivoluzionari francesi, tutti coloro che si riunivano nella villa di famiglia ai Pirozzoli di Capodimonte ove si dibattevano problemi filosofici e letterari, ispirati alla cultura illuministica.  

Tra loro ci fu anche  Ignazio Ciaja che affidò l’unico esemplare delle sue opere poetiche alla sorella di Nicola Fasulo, Margherita, la quale, temendo il saccheggio, lo nascose nella cavità di una cisterna. Nicola Fasulo fu imprigionato il 27 febbraio 1795 a causa della sua amicizia con Luigi de' Medici, reggente della Vicaria, inviso alla regina Maria Carolina, anch'egli implicato e arrestato lo stesso giorno su denunzia di Annibale Giordano.

Renata De Lorenzo scrive: “Per quanto lo stesso Fasulo fosse non gradito alla regina, quest'ultima cercò di attirarlo alla propria causa offrendogli un posto da magistrato.

La manovra tuttavia non riuscì, anzi il processo durò a lungo, il casino di famiglia a Portici e la villa a Capodimonte furono controllati come centri di complotti politici per organizzare il salvataggio degli arrestati. Il Fasulo rimase in carcere fino al gennaio 1799, allorché il tumulto popolare provocò la liberazione di tutti i detenuti, sia politici sia comuni”.

Tuttavia il 19 gennaio 1799, mentre i patrioti repubblicani si apprestavano a conquistare la città di Napoli prima dell’arrivo di Championnet, vi fu un’insurrezione dei lazzari e la prima casa che fu assalita fu proprio quella di Nicola Fasulo, membro del Comitato Centrale Segreto insieme a Prosdocimo Rotondo, Michela La Greca, Domenico Bisceglie e Giuseppe Albanese.

L’avvocato Fasulo era riuscito a fuggire con il fratello, mentre la sorella Margherita riuscì a bruciare la lista dei congiurati. Margherita fu maltrattata dai lazzari e la casa completamente svaligiata e di tale circostanza rese  testimonianza un Decreto della Municipalità del primo febbraio 1799, con il quale si ordinava ai ladri di restituire “le robe” prese all’avvocato Fasulo e ad altri”.

Durante la Repubblica Nicola Fasulo fu membro del governo provvisorio, formato da molti avvocati, e che operò dal 23 gennaio fino al 15 aprile, oltre ad essere il presidente del comitato centrale repubblicano e del comitato di Polizia.

In particolare il governo provvisorio s’installò nel quartiere San Lorenzo e il 25 gennaio furono stabilite le attribuzioni dei Comuni detti in seguito Ministeri.

Oltre alla proclamazione dei principi fondamentali di libertà e di uguaglianza, il governo provvisorio abolì i fideocommessi, i diritti feudali, i maggioraschi e tutto ciò che era retaggio dell’Antico Regime.

Tra l’altro, organizzò la Guardia Nazionale e, nelle date del 22 marzo e 10 aprile, lo stesso Rappresentante del Governo Provvisorio Nicola Fasulo rettificò l’accisa dei prezzi dei commestibili, riducendola completamente.

Nei mesi della Repubblica Napoletana del 1799 Nicola Fasulo si mostrò un avvocato probo ed un cittadino al servizio degli ideali repubblicani fino a quando l’armata Turco-Russo-Anglo-Cristiana-Cattolica- come la definisce Amedeo Ricciardi- pose fine alla breve esperienza repubblicana.

Nel furore della reazione ci fu, come è noto, anche l’inganno, e, scrive Mariano D’Ayala a proposito dei patrioti repubblicani, “un Cittadino che non per ambizione era stato in sì alti posti e in così gravi rischi, non poteva sfuggire alle invereconde ricerche di quella gentaccia che si scagliò contro quando la Città fu manomessa dal Cardinal Ruffo coi briganti, coi Russi ed anche con i Turchi.”

Nicola Fasulo fu arrestato nella sua villa ai Pirozzoli e si preparò  anche per lui il supplizio di una morte da martire. Nel registro della Congregazione dei Bianchi si riportava in un biglietto inviato il 28 agosto 1799:

“Domani alle ore 16 in punto debbono essere giustiziati li disgraziati Michele Marino, alias lu Pazzo, Antonio Avella, alias Pagliuchella, Gaetano de Marco, Nicola Fasulo e Nicola Fiani che in questa mattina sono stati posti in Cappella, nel Castello del Carmine Maggiore. Di essi i primi tre subito dopo eseguita la sentenza di morte, debbono seppellirsene i cadaveri e gli altri due debbono rimaner sospesi al patibolo sino al mattino seguente. Nel prevenire tuttociò a V. S. Ill.ma e Rev.ma, la prego disporre la sola assistenza, e l’accompagnamento alla sepoltura degli enunciati Pazienti, mentre sicuro che voglia V. S. Ill.ma e Rev.ma usare questo atto di carità, secondo il solito, immutabilmente resto raffermandomi”.

Il giorno successivo Nicola Fasulo salì le scale del patibolo e, come scrive ancora Mariano D’Ayala “uomo di gran fede sentì, anzi professò un convincimento di carità cittadina; sicché nell’apoteosi (che si fece dei Martiri) ebbe il nome di Timoleone coi versi di Euripide negli Eraclidi, tradotti in latino: Te nunc primum liberos inter Herculeos jure laudare possum”.

Al  supplizio di Nicola Fasulo e soprattutto di Nicola Fiani avvennero scene selvagge con i lazzari affamati e carnivori che abbrustolirono e mangiarono il corpo di  Fiani.

I Borbone confiscarono tutti i beni della famiglia Fasulo. Il fratello  Alessio, onorò la memoria di Nicola, diventando anch’egli un patriota e protagonista della rivoluzione di Messina del 1821 contro la tirannia borbonica. Dopo la fine dei moti rivoluzionari siciliani, Alessio fu arrestato e condannato a venti anni di galera e anche i suoi beni furono confiscati.

 

 

Bibliografia:

Mariano D’Ayala, Vite degli Italiani benemeriti, Roma,  1883

Manfredi  Fasulo, Nicola Fasulo .Ministro e Martire della Repubblica Napoletana, Colonnese  Editore, 1999

Renata De Lorenzo,  Nicola Fasulo, Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, 1995

 

 

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