Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Num. 19 - 13 aprile 1799

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QUARTODI' 24. GERMILE ANNO VII. DELLA LIBERTA';

 

I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE

 

(SABATO 13. APRILE 1799)

 

Num. 19

 

 

Lettera del Capitan Inglese Troubridge

al General in Capo MACDONALD.

 

A bordo del Calloden nell'Ancoraggio dell'Isola di Procida

5. Aprile 1799,

 

SIGNORE

 

Essendo stato informato, che il Corsaro Francese, le Championnet, presa appartenente ad uno de' Vascelli di Sua Maestà, che si trova sotto il mio comando, è stato dal cattivo tempo spinto nel porto di Castellamare; ed avendo fra lo spazio di pochi mesi rilasciati circa 4000. prigionieri Francesi; io spero, che Vostra Eccellenza metterà in libertà l'Aspirante di Marina, ed i sette marinai Inglesi, che avete presentemente in vostro potere. Dippiù debbo informar V.E. che alli 30 dello scorso mese io ho spedito da Palermo per Nizza un Riscatto con trecento prigionieri Francesi.

 

Con molto mio rincrescimento sento ancora, che gli effetti del nostro Ministro il Cavalier Hamilton sono sequestrati nella sua Casa in Napoli. Voi, Signore, come soldato, e come Officiale dovete sapere, che gli effetti degli Ambasciatori non sono stati giammai inclusi nel bottino: son assicurato, che quanto si è fatto, sia avvenuto senza la vostra intelligenza. Un Ministro è obbligato di seguir la Corte, presso la quale è impiegato. Io vi prego di riflettere sulla nostra condotta verso il vostro Console, e i vostri Negozianti in Livorno, allorché prendemmo possesso di quel Porto nel passato Novembre.

 

Di più vi debbo avvisare, Signore, che io presi all'alture d'Alessandria un tal M. Beauchamp abbigliato alla turca, che andava in Costantinopoli in qualità di spione con istruzioni secrete, e che portava addosso circa 600. lire sterline nascoste, le quali io gli restituii, persuaso, che sia dovere di ogni buon Officiale il rendere men doloroso il flagello della guerra, e far per quanto si può, che non affligga i particolari, e di trattare i prigionieri con tutte le attenzioni, che sono in suo potere. Bramerei di poter dire, che i nostri Officiali, soldati, o marinari siano stati trattati nella stessa maniera dal Direttorio. Io spero, Signore, dopo questa spiegazione, che voi non troverete difficoltà alcuna per consegnare l'Aspirante suddetto, e i marinari al mio Officiale incaricato di recarvi questa lettera, come ancora di consegnargli tutti gl'Inglesi, che si potrebbero trovar in vostro potere. Io avrò cura di farli mettere sul Registro, e l'Officiale vi darà una ricevuta di tutti gli uomini, che m'inviarete.

 

Io ho l'onore d'essere con tutta la stima Vostro Umilis. ed Obedientiss. Serv.

 

T. Troubridge.

 

Risposta del General in Capo MACDONALD.

 

SIGNORE,

 

L'equipaggio del picciolo bastimento, che il cattivo tempo ha costretto ad entrar nel porto di Castellamare, è ancora in quarantena; ma subito che la Deputazione della salute avrà dichiarato non esservi più alcun pericolo per la pratica, io darò gli ordini necessarj per farli passare a bordo de' vostri legni.

 

Il vostro Officiale Parlamentario ha potuto convincersi, che il vostro Ministro non ha lasciato quì, che le nude mura della sua casa: questo almeno è lo stato, in cui si è quella trovata nell'atto della conquista di Napoli. Voi, Signore, che tanto bene conoscete il dritto di guerra, lo avreste dovuto rammentare all'Ex‑re di Napoli, che tiene tra ferri, e senza ragione il Vice Console della Repubblica Francese.

 

Io vi priego a persuadervi, Signore, che i vostri prigionieri son trattati con tutti i riguardi, e l'attenzioni, che la disgrazia, e l'umanità riclamano diramerei poter dire altrettanto dalla parte degli Agenti del vostro Governo, e di voi in particolare.

 

Io sono con tutta la stima

 

Il General in Capo MACDONALD

 

Lettera del General in Capo MACDONALD al Signor Acton

Ministro di S. M. ex Napoletana.

 

SIGNORE,

 

Sento colla maggiore sorpresa, ed indignazione che il fu Re di Napoli esercita la sua impotente vendetta contro il Cittadino Ribaud Vice Console della Repubblica Francese in Messina, e che l'ha rin­chiuso in un carcere carico di catene. Una condotta cotanto straordi­naria non poteva non provocare delle rappresaglie; ed è appunto sulla

persona di vostro fratello, che son queste piombate. Io mi maraviglio, Signore, che l'umanità, ed i vincoli del sangue non abbiano parlato ancora in suo favore. S'egli è necessario di rammentarveli, io vi propongo nel tempo stesso di farne il cambio collo stimabile nostro concittadino Ribaud.

Il General in Capo MACDONALD.

 

Una nostra egregia Cittadina Luisa Molina Sanfelice svelò venerdì sera al Governo la cospirazione di pochi non più scellerati che mentecatti, i quali fidando alla presenza della squadra Inglese, o di concerto con essa intendevano nel sabato massacrare il Governo, i buoni patrioti, e tentare indi un controrivoluzione. Capo del folle iniquo progetto era un tal Baccher tedesco di origine, addetto al commercio presso il Mercante Abbenanti, e che fu quella stessa notte arrestato, e condotto la mattina seguente, strascinando sotto il braccio le bandiere Regie, che furon trovate presso di lui. Vi si trovaron similmente varie carte di sicurezza, le quali dovevan dispensarsi, o simili alle quali erano state dispensate a chi si voleva salvare, destinando i rivoltosi tutto il resto (in fantasia) all'eccidio. Son, a quel che dicesi, tali carte segnate dell'arme di Ferdinando, e del leone inglese.

 

Varie carcerazioni son poscia seguite, ed il monastero di S. Francesco delle monache, attesa l'opportunità del suo locale che forma come un isola, è destinato per custodirvi i detenuti, avendolo a tal oggetto evacuato quelle religiose, col passar all'altro di D. Alvina. Fra gli arrestati si contano finora oltre il nominato Baccher e suoi figli, il sottoparoco del Carnine, l'ex‑Principe di Canosa; i due fratelli Magistrato, e Vescovo Jorio, e l'altro Magistrato Gio. Battista Vecchione. Un deposito di circa 150. fucili si trovò subito, un altro di varie sorti di armi, e munizioni si è trovato nascosto nella dogana.

 

S. Girolamo nel suo Commento sopra Osea dice, che l'uomo per desiderare di vivere sotto di un Re, deve essere nello stato di perfetta demenza; or quanti gradi sarà al di sotto della demenza, chi cerca vivere sotto un Re, come Ferdinando, si lusinga ristabilirlo con quattro forzati di galea, sbarcati nella Città, che l'Italia tutta riconosce, come la più piena di caldi, e decisi patrioti; a fronte di una guardia Nazionale, il cui numero, fervore, e valore fa meraviglia agli stessi suoi Compaesani, in una Città, ov'è presente un Generale Macdonald, e guarnita di non poca truppa francese; spera infine che gli Inglesi, che non han saputo conservar per se la Corsica, possano restituir Napoli a Ferdinando?

 

Intanto se il senato Romano accordò non solo la libertà allo schiavo, che scovrì la congiura de' figli di Bruto, ma ne eternò il nome, col chiamare anche in futuro, vindicta, dal nome di lui vindicio, l'atto il più solenne della manomessione degli schiavi, la nostra Repubblica altresì non deve trascurar di eternare il fatto e il nome di questa illustre Cittadina. Essa superior alla sua gloria ne invita premurosamente di far pubblico, che ugualmente con lei è benemerito della Patria in questa scoperta il Cittadino Vincenzo Cuoco.

 

Jeri hanno avuto l'avviso della loro abolizione i Benedettini negri e i bianchi; i bianchi bensì dal principio della Repubblica avevano essi medesimi offerti i loro beni alla nazione, e cercata la loro soppressione con un onesto assegnamento.

 

Saranno di breve aboliti anche i Certosini: tutti questi beni saran quelli che forse verranno assegnati al debito de' banchi e per l'estinzione delle polize ‑ Partirà di breve per gli Abruzzi un Comitato rivoluzionario ‑ Sono nominati 12. Commessarij per i 12 quartieri di questa centrale.

 

Spesso si sente il cannone della nostra flottiglia di barche cannoniere che ritiene in dovere qualche fregata Inglese che vuole avanzarsi; oltre le moltiplici batterie che guarniscono questo cratere, una nuova se n'è formata in luogo detto fumo tra Baja e Pozzuoli, custodita dalla nostra Guardia Nazionale; batteria che domina appunto la stazione attuale delle navi Inglesi. Questi con vari lancioni non mancano di molestare l'erezione di una batteria ivi designata, ed hanno anche tentato uno sbarco. La valorosa gioventù della nostra Guardia Nazionale ne fece giovedì a sera tre, e jer matina 42 prigionieri. Ieri con più lancioni, ed un Brick fecero un fuoco sì forte, che impedirono assolutamente i nostri lavori: né ha mancato mai a sentirsi il cannone. Un altra batteria si sta costruendo per custodire il golfo di Salerno.

 

Schipani colla sua truppa ha attaccato e si è impadronito del paese detto la Rocca fortemente munito dagl'insorgenti. I bravi Patrioti componenti la sua truppa impadronendosi di un altura che dominava il Paese l'han costretto ad arrendersi. E' per ora sospesa la partenza per la Calabria dei Giovane Generale Francesco Pignatelli, in virtù di un nuovo piano di operazioni militari; piano mercé il quale le truppe nostre entreranno nella Puglia.

 

Il General di Brigata Broussier Comandante della colonna mobile in Puglia dà parte di aver colà presa di assalto Carbonara, luogo in cui principalmente si radunavano i ribelli, li quali opposero all'attacco francese la più vigorosa resistenza: 800. persone sono state passate a fil di spada. La Città posta al sacco ed a fuoco; le bandiere e i cannoni rimasti in potere del vincitore.

 

Coloro che avevan potuto sottrarsi colà al furore de' soldati si erano posti in salvo a Legli, ed ivi riunitisi ad altri ribelli per difendersi insieme. Un distaccamento destinato a perseguitarli, era marciato sì velocemente contro di essi, che appena ebbero tempo a mettersi su la difesa, e le truppe entrando in Legli, massacrarono tutti i rivoltosi che vi erano, e '1 villaggio fu similmente bruciato.

 

Avran memoria i nostri lettori di un corso che fingendosi l'ex-principe ereditario andava imposturando i Popoli Pugliesi, con un tal Vincenzo Barracchio, che si disse Barlettano (ma un patriota di Barletta, reclama, asserendo esser di Monopoli) e se ne faceva Segretario, e che ambi si dissero arrestati in Bisceglia con quasi 30 m. ducati che avevano accumulati. Convien però dire, ch'egli o sia evaso dal carcere, o sia de' principi ereditarj in Puglia, siccome era degli antichi Dei di Egitto, che nascevano in ogni orto, giacché sul rapporto del detto Generale Broussier, un falso Principe ereditario era alla testa di altri ribelli di quelle contrade, e s'avanzava colla sua armata verso Casa Massima, e Rotigliano, e doveva giungere a Mola. Le truppe lo incontrarono verso Montrone, e in un vivo combattimento 200. de' rivoltosi furono uccisi, e '1 resto sbaragliato, dopo di che fu dato alle fiamme Montrone.

 

Ciò non di meno il falso Principe riuniti i ribelli in Rotigliano, sostenne un altro fiero attacco, ma fu egualmente battuto, e massacrata la sua masnada. Gli avvanzi di questa ciurma rifugiatosi nella Città, furori ivi totalmente distrutti.

 

Alla Cittadina Compilatrice del Monitore l'ex‑Rapp. Cestari

 

in nome de' Rappresentanti suoi Colleghi.

 

CITTADINA.

 

Ho letto un articolo del vostro Monitore, nel quale voi censurate la nostra condotta, quasiché avessimo noi disperato della salute della patria e della prosperità della Repubblica, opponendoci il ringraziamento del Senato Romano a Cajo Varrone, il quale dopo la battaglia di Canne non disperò della Repubblica. Io vi rispondo, che Trasea Peto uomo non men virtuoso di Catone, e di Aristide, vivendo sotto di Nerone fu accusato da Capitone Cossuziano nel seguente modo: nunquam pro salute principis, aut coelesti voce immolavisse: assiduum olim & indefessum qui vulgaribus quoque patruum consultis semet fautorem aut adversarium ostenderet, triennio non introisse curiam; nuperrimèque cum ad coercendos Sillanum & Veterem certatim concurreretur privatis potius clientium negotiis vacavisse. Tacit. Ann. Lib.XVI. Voi non avete bisogno ch'io vi volgarizzi il latino; se però vi fosse taluno, il quale abbisognasse di qualche interpretazione, non essendo molto versato nel latino, invito voi, Cittadina, a suggerirgli tutte quelle interpretazioni, che una comparazione di fatti vi potrà suggerire.

 

Salute e fratellanza.

 

La rinuncia che si credeva accettata, atteso il suo allontanamento dagli affari, non lo era; egli quindi, atteso le nuove urgenze della Repubblica, è ritornato al suo posto. Questo fatto esime la Cittadina compilatrice di replicar alla lettera del Rappresentante Cestari.

 

Se ogni parte della bella penisola Italia ha sopra ogni altro popolo un diritto a reclamare la libertà, come il solo paese nel quale ugualmente che nella Grecia, la libertà e la democrazia sia pianta per così dire indigena, e così indigena che se le circostanze son favorevoli, cresce rigogliosa subito, e copre il terreno; se non sono favorevoli, vi cresce inselvatichita sì, ma pure vi cresce né si conterà epoca alcuna nell'Italia in cui più, o meno vivace una pianta, un germoglio, non vi sia allignato di libertà democratica.

 

L'Etruria, e nell'Etruria Firenze, volgarmente chiamata l'Atene d'Italia, aveva per riclamar la libertà e reclamarla dalla Francia un dritto ancora più immediato, come quella in cui la democrazia fu più vivace, fu l'ultima oppressa, ed oppressa perché vilmente tradita da Francesco I. Re di Francia. Niuna cosa può più ad un sol colpo d'occhio mostrare cosa sia la libertà, che il paragone di Firenze repubblica con Firenze attuale. Il nome di libertà toscana si collega naturalmente nella mente e nel cuor di ciascuno colla memoria della maggior parte de' grand'ingegni Italiani.

 

E nella gioja di sentire revindicata la libertà, di ogni popolo Italiano, uno slancio maggiore ne spinge a rallegrarne della libertà del Toscano. Tre singolari combinazioni inchiude la libertà toscana che noi renderemo più venerabile, se l'enunciaremo coll'augusto nome di Etrusca. Ognun sa come la Repubblica di Firenze vittima della sua affezion alla Francia, fu tradita da Francesco I., oppressa da Carlo V, e da Clemente VII. e vale a dire tradita da una mano francese, oppressa da un Austriaco e da un Papa. Firenze vede ora punito il Papa e la casa d'Austria, ed acquisterà la sua libertà dalla stessa invitta mano del popolo francese. Noi per quella corrispondenza di gioja, che da ogni Rep. sorella dee trasfondersi nell'altra, riferiam con piacere la mozione che il Tribuno Gagliuffi ha fatto in Roma sul messaggio mandato da' Consoli al Tribunato colla notizia dell'entrata delle truppe francesi in Firenze.

 

«Mentre i Re della terra erano tuttora costernati dalle rapide e sorprendenti vittorie de' guerrieri Francesi, mentre la moderazione Repubblicana segnava nel congresso di Rastadt le sospirate condizioni di pace, mentre da un lato si consolidavano colla Francese le Repubbliche Batava, Ligure, Elvetica, Cisalpina, Romana, dall'altro i superstiti troni dell'Italia sembravano ancora esenti dall'onnipotenza del destin Democratico. L'Inghilterra già avvezza da gran tempo a mercanteggiare sulle sventure dei Continente, pone in opera sulle sponde del Sebeto l'effimero splendore della battaglia di Aboukir, riaccende spietatamente le faci della guerra, espone al sagrifizio alleati ed amici, e riapre con barbara mano le piaghe dell'umanità sofferente, che dalle terre irrigate dal Tago infino alle foci dei Danubio e del Volga va eccitando compassione de' mali suoi, e gridando o riposo, o vendetta.

 

Il Re Siciliano invade i vostri Dipartimenti, ed ecco che perde senza quasi avvedersene un Regno raguardevole per la felice natura degli abitanti e de' luoghi. La Corte Piemontese tumultua, ed ecco che il suo monarca è costretto a lasciare per sempre le deliziose contrade di una nazione generosa ed accorta: il Gabinetto Toscano, siatene testimonj o non poche che mi udite, onorate vittime del furor Anglomano, non solo nega un asilo momentaneo, ma prepara l'insulto e la morte ai passaggieri cittadini Romani, ed ecco che il messaggio consolare di cui vi ha rallegrato la lettura, annunzia al vostro Consiglio, che il virtuoso ed industre popolo dell'Etruria è un popolo qual esser sempre dovea, di vostri amici e fratelli. Progressi cotanto veloci ed interessanti della causa Repubblicana possano servire di non inutil lezione nei palagj di Costantinopoli, di Pietroburgo e di Vienna!

 

Già intanto l'Italia è libera, e le sue Repubbliche non sono più, né esser più possono quali erano ne' bassi secoli, divise di fazioni, e precarie di durata. Una volta i diritti imperiali aprivano un vasto campo alle pretensioni, e ai maneggi delle famiglie titolate, che aveano particolar interesse di secondar le ragioni dell'Impero; la continua incertezza, e mutazion delle leggi promuovevano l'istabilità de' principi e la rendeano quasi morbo ingenito e originario di tanti sedicenti Repubbliche: l'influenza di un Re Pontefice e de' suoi Ministri abbassava a suo genio e sollevava le bilance politiche: la mancanza del metodo rappresentativo lasciava luogo ora al tumulto del governo popolare, ora alla soverchieria del Governo oligarchico. Quelle Repubbliche erano destinate a disciogliersi ad onta della disposizione perpetua, che hanno sempre mostrato gl'Italiani al sistema democratico: le nuove Repubbliche sorgono sopra basi architettate dal genio dell'eternità. Una grande e invincibil nazione, che le inalza e le sostiene coll'identità de' principj e d'interessi, la costituzione compita che le armonizza, la Religione che si limita a depurarne la morale, la rappresentanza nazionale che le preserva dall'onda irrequieta dei partiti, i naturali confini che acquistano, la stampa, la filosofia, l'esperienza, tutto ci promette un avvenire lusinghiero e felice.

 

Sì, grazie all'Essere Supremo, e alla savia energia del Governo Francese, io vedo rasserenarsi da ogni lato l'Orizzonte della bella region che Appennin parte, il mar circonda e le Alpi. Io posso ormai salutar liberamente la libera patria, e le ombre democratiche del Dante, del Machiavello, del Buonaroti, del Galileo: ormai la bella Flora intreccia anch'essa ridenti ghirlande ai vincitori del Reno e dell'Eridano, ai conquistatori di Malta e dell'Egitto agli eroi della sofferenza e del valore. L'accademia della Crusca potrà finalmente accordare la meritata Cittadinanza ai vocaboli che la rivoluzione ha creato, e conserva.

 

In memoria di un avvenimento, che ha tanti rapporti colla vostra Repubblica, e col destino dell'Italia, conviene, Rappresentanti del Popolo, che il vostro Consiglio esterni in qualche modo la sua esultanza. Io però non vi propongo celebrazioni di grandiose feste nazionali: tempo verrà, e questo tempo non è lontano, che l'erario potrà anche aprirsi alle spese di pubblica gioja. Il Consolato non lascerà di eseguire, quanto permetteranno le attuali circostanze, e quanto gli affari diplomatici esigeranno dalla sua attività. Io dunque mi limito a presentarvi un progetto di messaggio in risposta.

 

Cittadini Consoli

Il Tribunato ha sentito colla più viva compiacenza, che il saggio popolo dell'Etruria accresce anche egli i trionfi e le speranze dell'Impero Democratico. Questo avvenimento, tanto sospirato dall'Italia, e differito dalla sola lealtà del Governo Francese, si deve forse non meno alla perfidia de' nostri nemici, che ad una certa mano invisibile, la quale prodigiosamente discioglie le catene de' popoli, e realizza quelle idee, che un tempo si chiamavano brillanti delirj di un uomo virtuoso. Esternate, Cittadini Consoli, nella miglior maniera possibile i Nazionali sentimenti di gioja che a preferenza delle altre Repubbliche deve provare in questo momento la nostra naturale amica e sorella de' Toscani.

 

Intanto i Tribuni Romani applaudiscono al genio fortunato della gloriosa Nazione Francese, sempre più si rallegrano colla sorte del­ l'Italia libera, ed accompagnano coi loro voti ed augurj le armate dell'Adige e del Reno. Ad esse tocca accelerare il momento di quella pace che hanno fra i pianti dell'umanità, ma pure con nostro vantaggio ritardata le sconsigliate manovre, le chimeriche speranze, e le avare ambiziose speculazioni de' Ministri Monarchici. Essi sembrano congiurati più che a sostenere, a rovesciare i Troni della Terra.

Viva la Repubblica

Salute, e Fratellanza.

 

VARIETA'

 

Estratto di varj fogli.

 

Giordano è il Gen. in Capo dell'armata del Reno. S. Cyr comanda la sinistra. Bernardotte aveva intimata la resa di Filisburgo. L'arciduca Carlo è il Generalissimo per parte dell'Imperatore. Sotto lui sono i suoi fratelli Francesco, e Ferdinando: dopo un manifesto ai Popoli della Germania in cui gli anima a difendersi come aggrediti, ha passato il Leck avanzandosi verso le sponde del Danubio. La Francia vi a risposto con far pubblicare in Rastadt un articolo addizionale al trattato di Campoformio (noi lo porteremo nel foglio venturo). Giordano si avanzava similmente verso il Danubio. Colle ultime notizie si vuole che fossero già le armate quasi l'una a fronte dell'altra, ed imminente la battaglia ‑ Massena ha il comando dell'Armata ne' Grigioni, sotto di lui è il General francese Lecourbe; Generali Italiani Merinoni e Lecchi. Il quartier Generale era in Coira, dove alcune truppe eran penetrate per la Valle Mesolcina, e superando il monte S. Bernardino, posto che gli Austriaci avrebbero potuto difendere con qualche vantaggio, ma non han difeso. Massena vi era penetrato dalla parte del già Cantone di Clarone. Ora si dice che si sia avanzato ad Inspruk.

 

Due forti attacchi son seguiti sul Lago di Garda: i Francesi da Fer­rara son entrati pel Polesine sino a Padova; un altro corpo di truppe con una flottiglia di barche prese a requisizione sul Po, si portò da Goro a Chiozza, se ne impadronì. Sul ponte di Padova fu fiera bat­taglia, perdé chi doveva perdere, guadagnò chi doveva vincere; cioè perderono gli Austriaci; Verona restò allora tagliata fuori; si arrese poco dopo al Gen. Scherer, che vi entrò egli stesso. Prima di entrar in Campagna si dice, che il Gen. Scherer abbia diretto un energico proclama a' popoli veneti, e della terra ferma, ma per dir loro che? non altro certo, salvo ch'ei viene a far amende honorable del trattato di Campoformio.

 

Si dice che il Cittadino Mengaud stato ministro della Rep. Elvetica sia spedito Com. organizzatore degli stati ex‑Veneti ‑ Un bastimento Genovese di intorno ha portata la notizia che Buonaparte s'era avviato con 15 m. Uomini alla volta di Sorìa. Un bastimento Spagnuolo giunto dapoi ha portata la nuova che si era impadronito di Gaza, avendo già lasciato 3 m. Uomini nel Cairo.

 

Nel giorno stesso in cui in Berlino il Ministro Russo dimandò al Re il passaggio per 45 m. Russi; l'Ambasciator Sieyes lo domandò per 60 m. Francesi.

 

Si è questa mane pubblicato, che il Commissario Abrial aveva dichiarata una forma al governo Provvisorio, e divisolo in Corpo Legislativo, e poter esecutivo; restando quello pur di 25 membri incirca, l'esecutivo di 5, sempre però Governo Provvisorio. Si dicono membri del poter esecutivo i tre membri del centrale Abbamonti, Ciaja, Albase, inoltre Gennaro Carafa ex Duca di Jelsi, e si dice anche Melchiorre Delfico. Si ignorano i membri del Corpo legislativo.

 

Colle ultime notizie del Garigliano siamo assicurati, che in quasi tutte le Comuni di quel Dipartimento siano cessate le insurrezioni per cui dal noto zelante Patriota Gianvincenzo Battiloro, Commissario del potere esecutivo del detto Dipartimento, è stata posta in attività l'Amministrazione, e sono stati eletti per gl'Impieghi di Burò li seguenti soggetti, noti pel di loro patriottismo. Capi di Burò li Cittadini Pasquale Navarra, Gaetano Ciolfi, Eleuterio Simonelli, Francesco Paolo Navarro, e Domenicantonio Lolli. Commessi de' Burò Li Cittadini Antonio Grossi, Luigi Ciolfi, Giovanni Germani, Giovanni Toran, Ferdinando de Vito Piscicelli, Giuseppe Montelli, Raffaele Coccoli, Carlo de Vito Piscicelli, Pantaleone Brei, Andrea Bonifacio, Tommaso Panari, Domenico Grana. N.N.N.

 

Da molto tempo erano sparite da Napoli le produzioni di spirito, e di gusto. Ora però non è così. La Nazione sarà rifatta del passato. A tale oggetto nella Stamperia Flautina a S. Giuseppe si è pubblicato il Candido, o sia l'Ottimismo di Voltaire tradotto dal Francese in Italiano. Basta il nome dell'Autore per fare l'elogio del libro, ch'è a portata di tutti. Voltaire con de' Romanzetti spargeva sempre semi di filosofia, di libertà, di eguaglianza. Le grazie, i sali attici, lo stile brillante dell'Autore sono notissimi, e quindi si lusinga l'Editore, che il libro debba incontrare il genio di tutti. Si trova vendibile nella suddetta Stamperia a S. Giuseppe, e nelle Librerie del Cittadino Stasi dirimpetto S. Gregorio Armeno al prezzo di carlini due la copia. Salute, e Fratellanza.

Il Citt. Nicola Gervasi alla strada del Gigante ha intrapresa la incisione di dodici rami, rappresentanti i più celebri Generali odierni; incisi in sesto ovato, stampati in foglio di carta Imperiale di Basilea in situazione a cavallo. La incisione di tutti sarà fatta dal celebre bulino del Citt. Guglielmo Morghen, e di altri valenti Professori. Precederà a questa collezione un ovato si­mile in grandezza, rappresentante la Libertà co' suoi emplemi particolari alla Nazione Napoletana, d'invenzione del Citt. Pietro Saja ed inciso dal Mor­ghen. Sabato prossimo si darà alla luce, ed in seguito uscirà il ritratto del Gen. Championnet, e così si pubblicherà in ogni fine di mese uno de' succennati rami.

L'associazione si darà al prezzo di carl. 6., pagandone altri 4. di anticipazione, che si compenseranno col rilasciarsi l'ultimo ramo gratis. Quelli, che non vorranno associarsi, dovranno pagare ciascun ramo carl. 10.

Si avverte il Pubblico di esser uscito alla luce il primo tomo dei Ritratti di tutti gl'Uomini Illustri Napoletani con i loro rispettivi Elogi, e resta per tutto il corrente Anno nel suo Negozio al Gigante aperta l'associazione al solito prezzo di carlini quattro al Mese.

Nel medesimo Negozio si fa l'associazione del Monitore Napolitano, del Monitore Romano, del Corriere d'Europa, e della Gazzetta Universale, o sia di Firenze.

Si dispensano anche ritratti di varj Generali, in diversi sesti, e molte altre associazioni.

 

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