Le giornate murattiane: un viaggio nel tempo
Non è stata ancora inventata la macchina del tempo, eppure Pizzo Calabria ha vissuto tra il 12 ed il 13 di ottobre una trasposizione temporale intensa, così profonda da leggersi negli occhi di tanta gente giunta un po’ da ogni parte d’Italia. Tanti, tantissimi i presenti, prima di tutto con l’anima. E quella eterea di Gioacchino Murat, tra balli e rievocazioni, si è resa quasi palpabile. Bello da vedersi, fiero ed austero, nella sua alta uniforme, mentre percorreva in carrozza le stradine di Pizzo, tra ali di folla festosa. E poi giungere dal mare, con le vele gonfie di vento, armato di disilluse speranze. Imperturbabile di fronte alla morte. Pizzo, un paesino incantato della Calabria, avvolto dal mare, dal sole, animato da gente semplice ed operosa. Magie del Sud, dove il tempo trascorre lento, indugia, solcando i volti di dolce ed antica malinconia. Non è possibile cambiare il corso della storia, non è più possibile salvare dalla fucilazione borbonica quel Re francese che portò nel Sud dell’Italia un progresso apprezzato nei sui effetti solo anni dopo. Non è possibile, ma almeno si cerca di espiare un’antica colpa, restituirgli una gloriosa memoria che per anni i borbone hanno oscurato e svilito e di cui i pizzitani si sono fatti carico per salvarsi la vita. E queste sono rievocazioni storiche che toccano il cuore, imprimendosi nella memoria di chi ha avuto la fortuna di viverle da vicino, col passato negli occhi. Grande l’impegno di tutto il Comune di Pizzo, di tutti gli organizzatori, e particolarmente del direttore dell’Associazione Gioacchino Murat Onlus, Giuseppe Pagnotta, che ha curato nei minimi particolari e con grande passione un evento memorabile. Esemplare per l’accoglienza riservata agli ospiti, per la cordialità ed il calore umano. Forte e significativa la partecipazione dei gruppi storici e delle comparse. Tutti impeccabili negli abiti, i balli e le marce. Coinvolgente l’interpretazione di Murat da parte di Claudio Solano, giovane pizzitano che si è perfettamente calato nel personaggio, dai giorni felici alla fucilazione, donando al pubblico presente intense emozioni. Quegli spari assordanti che tolsero la vita al Re francese, hanno echeggiato dal castello così tanto da restituirgliela. E Murat è tornato a vivere, seppure nella breve parentesi di una rievocazione, o per meglio dire, di un viaggio nel tempo.
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