L’onta di quel processo – farsa all’ammiraglio Francesco Caracciolo

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Francesco CaraccioloLeggendo il testo di Barry Unsworth “Losing Nelson” si vive tutto il tormento del protagonista del romanzo, che, adorando estaticamente il comandante Horatio Nelson fino ad identificarsi con lui, non riesce a dare una giustificazione al comportamento del suo eroe nel corso degli eventi che lo videro protagonista in negativo quale terribile oppositore della Repubblica Napoletana del 1799 e mero esecutore degli ordini di Ferdinando IV e della regina Carolina.

In particolare Charles Cleasby, il protagonista di “Losing Nelson”, si mostra tormentato per le responsabilità del comandante Horatio Nelson in merito alle esecuzioni dei patrioti napoletani.

“Non riesce a passarci sopra” pur cercando argomenti di giustificazione a quella brutta storia del mancato rispetto dell’armistizio sottoscritto tra Cardinale Ruffo e il comandante Massa che Nelson aveva violato.

Tale mancato rispetto dei patti della resa, che pur gli vennero trasmessi dal cardinale Ruffo, getta un’ombra funesta e una macchia indelebile su colui che era stato un celebre protagonista della storia della marina britannica.

I più benevoli trai i biografi dell’ammiraglio Nelson ammettono almeno che a Napoli Nelson si comportò “in contraddizione con il suo carattere e la sua formazione”, mentre uno dei suoi primi biografi, lo scrittore e storico Robert Souhtey, riconosce che nelle vicende della Repubblica Napoletane del 1799 il comandante inglese si era reso responsabile non solo di “una deplorevole operazione che aveva segnato con una macchia non solo la memoria stessa di Nelson, ma costituiva altresì un episodio che ledeva lo stesso “onore dell’Inghilterra”.

 Riguardo all’esecuzione ignominiosa di Francesco Caracciolo l’atteggiamento di Horatio Nelson denota un atteggiamento di totale sottomissione ai voleri di Ferdinando IV e di Carolina, come dimostrano i documenti.

D’altronde, fra Napoli e Palermo ,Nelson si era innamorato di Emma Hamilton ,moglie del diplomatico William Hamilton, dalla cui relazione era nata Horatia, con il diplomatico marito compiacente contento di quel “menage a trois” o come gli stessi protagonisti preferivano chiamarlo “tria juncto in uno”.

Lady Hamilton era davvero bella e la stessa regina Carolina non disdegnava le sue grazie.

La morte dell’Ammiraglio Francesco Caracciolo doveva essere l’omaggio di Nelson ai Borboni.

Dopo essere stato tradito e catturato, per Francesco Caracciolo il destino era segnato.

Il 29 giugno del 1799, a bordo del Foudroyant nel golfo di Napoli, Nelson indirizzava le seguenti volontà al capitano conte di Thurn, comandante la fregata dei Borboni la Minerva:

“Voi siete richiesto, ed in virtù della presente vi si comanda, di riunire cinque de’ più antichi uffiziali che si trovano sotto il vostro comando, ritenendone voi la presidenza, ed informarvi per conoscere se il delitto, di cui il detto Caracciolo è accusato, può essere provato; e se risulta colpevole, dovete indirizzarvi a me per sapere quale pensa deve subire.”

Quindi Nelson chiarisce che bisogna “indirizzarsi a lui “per la determinazione della pena che avrebbe dovuto subire il Comandante Francesco Caracciolo.

Nelson non partecipava al processo, ma chiaramente faceva intendere che la pena era di sua competenza, calpestando ogni elementare principio non solo di carattere giuridico ma etico.

Il già citato Robert Southey scrive, a proposito del processo – farsa al principe Caracciolo:

“Anche in questo caso uno storico obiettivo è chiamato a pronunciare una severa e assoluta condanna della condotta di Nelson. Con quale autorità si arrogava il diritto di processare il principe Caracciolo e perché un processo talmente precipitoso?

Perché non consentire all’imputato di avere tempi e modi di procurarsi testimoni?

Perché rifiutate un secondo processo, essondo noto l’astio del presidente della Corte nei confronti del prigioniero?

Perché un’esecuzione così rapida da non permettere una richiesta di grazia?

L’ammiraglio Nelson sembrava agire preso da un rigido senso di giustizia, ma per tutti era ovvio che fosse influenzato da un’infatuazione distruttiva, da una passione rovinosa che ha distrutto la sua felicità domestica, e in tal caso ha macchiato indelebilmente la sua pubblica persona.”

Tra i primi biografi di Nelson annoveriamo anche J. S. Clarke e J. McArthur i quali ci informano che la decisione dell’ammiraglio Nelson di processare Caracciolo a bordo del proprio Foudroyant era dovuto al timore fondato che, se il processo – farsa a Caracciolo si fosse tenuto su un bastimento napoletano l’equipaggio si sarebbe ribellato “ tanto Caracciolo era amato da tutta la marina”.

Francesco Caracciolo fu condannato ad una morte per impiccagione perché i Borboni avevano deciso in tal senso, ma fu giudicato da un consiglio di guerra improvvisato che doveva far riferimento all’ammiraglio Nelson per conoscere quale pena dovesse subire.

Il giorno 27 giugno 1799 in una lettera inviata a Ferdinando IV, William Hamilton aveva già esplicitato la condanna di morte che Caracciolo e “dodici altri” dovevano subire.

In relazione alla sorte riservata all ’ammiraglio Francesco Caracciolo, già due giorni prima della cattura, del processo – farsa e dell’impiccagione, Hamilton si esprimeva in tal modo:

“Caracciolo sarà probabilmente impiccato all’albero del trinchetto della Minerva, dove rimarrà esposto all’alba fino al tramontar del sole …”

Il 29 giugno 1799 Francesco Caracciolo, quale ultima volontà, chiese invano che fosse fucilato invece di essere impiccato, come aveva già preannunciato due giorni prima del processo Lord Hamilton, “all’albero dei trinchetto della Minerva”.

A dimostrazione dell’accanimento con cui Horatio Nelson aveva esaudito le volontà dei Borbone, marito e moglie, i quali si erano serviti dei torbidi rapporti intrecciatisi tra gli Hamilton e Nelson, illuminante è una missiva dello stesso diplomatico inglese William Hamilton a Ferdinando IV:

“ Mio caro Signore, ho appena il tempo d’aggiungere alla lettera di Lord Nelson che Caracciolo è stato condannato dalla maggioranza della corte marziale, e Lord Nelson ha ordinato che l’esecuzione della sentenza avesse luogo oggi alle cinque dopo mezzogiorno all’antenna dell’albero del trinchetto della Minerva e che il suo corpo fosse poi immerso in mare.Thurn ha fatto osservare che si soleva accordare ai condannati ventiquattro ore per provvedere alla loro anima; ma gli ordini di Lord Nelson sono stati mantenuti, sebbene io avessi appoggiato l’opinione di Thurn…”

Lo storico Pietro Colletta sostiene che dopo la cattura di Caracciolo, “al giorno stesso e sul proprio vascello (Nelson) adunò corte marziale di uffiziali napoletani e ne fece a capo il conte di Thurn, perché primo in grado…quel senato condannò l’infelice Caracciolo a perpetua prigionia, ma Nelson, saputo dal presidente Thurn la sentenza, replicò la morte. E morte fu scritto dove leggevasi prigionia…”

Abbiamo voluto che “parlassero” i documenti, quegli stessi che sono stati letti e studiati dagli storici inglesi, e quindi si comprende l’imbarazzo per alcuni, lo sgomento per altri di un Nelson totalmente succube dei Borbone fino a perdere se stesso, il proprio onore.

 

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