Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Dio e il bosone di Higgs

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“Catturata la particella di Dio”. Così si sono espressi molti e prestigiosi giornali quotidiani dopo l’annuncio che al Cern di Ginevra è stato trovato e misurato il bosone di Higgs. Altro titolo: “Quella particella è Dio”.

In attesa di una conferma davvero definitiva, poiché pare vi possano essere particelle più fondamentali, personalmente lascio stare Dio e desidero piuttosto richiamare l’attenzione sull’importanza che la ricerca in fisica teorica riveste anche per la filosofia.

Da secoli gli scienziati si pongono interrogativi che un tempo erano prerogativa dei filosofi.

La nota ipotesi di Stephen Hawking dell’universo senza confini è ben espressa dalle seguenti parole: “Un universo che è completamente contenuto in se stesso, che non ha confini o limiti, né inizio o fine.

L’universo semplicemente è”. Questo è un esempio di come la filosofia contemporanea abbia del tutto demandato alla scienza il compito di elaborare una metafisica che, a differenza dei grandi sistemi del passato, sia basata su ipotesi o risultati derivanti dall’attività sperimentale.

E’ infatti ovvio che, se l'idea di Hawking è corretta, il vecchio interrogativo metafisico: “Perché l’universo esiste?”, non ha senso, dal momento che l’essere non avrebbe alcuna spiegazione al di fuori di se stesso.

 

Qualcuno obietterà che non si tratta di metafisica, ed è vero se con tale termine intendiamo denotare qualcosa di paragonabile ai sistemi di Aristotele o di Hegel.

Il fatto è, tuttavia, che la metafisica - proprio come la scienza - è soggetta a cambiamenti con il trascorrere del tempo: i filosofi d’oggi non possono più sedersi a tavolino e immaginare la struttura della realtà usando soltanto il pensiero puro e il ragionamento deduttivo.

Dovrebbe comunque risultare chiaro che proprio di metafisica si tratta, poiché gli scienziati altro non fanno che andare alla ricerca dei costituenti ultimi della realtà: un semplice cambiamento terminologico non è in grado di nascondere la vera natura dei problemi sul tappeto.

Da parte sua, Steven Weinberg, premio Nobel per la fisica, ci fornisce nel suo libro Il sogno dell’unità dell’universo un quadro preciso sia dell'atteggiamento realista di fondo degli scienziati sia della loro continua ricerca dei primi principi, scrivendo: “Seduto alla mia scrivania o al tavolo di un caffè, maneggio espressioni matematiche sentendomi come Faust che gioca con i pentagrammi prima dell'arrivo di Mefistofele; di tanto in tanto, a lunghi intervalli, astrazioni matematiche, dati sperimentali e intuizione fisica si fondono in una teoria ben definita sulle particelle, le forze e le simmetrie. E a intervalli ancora più lunghi la teoria si rivela corretta; qualche volta l’esperimento mostra che la natura si comporta davvero come dovrebbe comportarsi secondo la teoria.

Le nostre attuali teorie hanno solo una validità limitata, sono ancora provvisorie e incomplete. Ma dietro di esse intravediamo di tanto in tanto una teoria finale, una teoria che avrebbe una validità illimitata e che con la sua completezza e coerenza ci appagherebbe completamente”.

Importante è l’atteggiamento nei confronti della realtà. La filosofia moderna e contemporanea è - tranne pochissime eccezioni - antropocentrica.

Ha prodotto sistemi speculativi centrati quasi esclusivamente sull’uomo e sull’immagine che egli ha del mondo: l’essere umano non è più visto come un componente - per quanto importante - della realtà, ma piuttosto come un’entità totalmente autonoma che nulla ha a che fare con la natura o, ancor peggio, che si pone in antitesi a essa.

Nessuna meraviglia, quindi, che la natura non sia più considerata da molti filosofi un oggetto d’indagine interessante.

L’espressione più potente dell’atteggiamento anti-naturalistico della filosofia moderna può in effetti essere trovato nella vena poetica di Friedrich Nietzsche: “O grande astro!

Che ne sarebbe della tua felicità se non avessi a chi risplendere? Da dieci anni vieni quassù nella mia caverna; ti saresti tediato della tua luce e di questo cammino, non fosse stato per me, per l’aquila mia e pel mio serpente”.

Lo Zarathustra di Nietzsche, che considera il sole inutile e insignificante senza la presenza degli esseri umani, è la perfetta caratterizazione di un antropocentrismo filosofico imperante.

Ciò che invece troviamo nelle considerazioni di scienziati come Weinberg e Hawking è una ricerca costante dei princìpi fondamentali che possono spiegare la struttura della realtà.

Oggi – scrive Weinberg - riteniamo che gli atomi si comportino in un certo modo nelle reazioni chimiche perché i principi fisici che governano gli elettroni e le forze elettriche dentro gli atomi non lasciano loro la libertà di comportarsi in nessun’altra maniera. Gli scienziati sono impegnati nella scoperta di processi che si trovano dentro la struttura della natura stessa. Si noti quanto sia profondo e completo il rovesciamento delle tesi rese popolari da alcune correnti filosofiche contemporanee.

Di fronte all’annuncio del Cern occorre rammentare tutto questo, senza d’altro canto scordare che la scienza è anche umile, poiché non rifiuta mai di riconoscere i propri fallimenti.

Come dicevo all’inizio si resta in attesa di ulteriori scoperte ma, nel frattempo, cerchiamo di non mischiare Dio con le scoperte scientifiche.

Molti scordano che dal punto di vista umano la natura potrebbe essere inesauribile poiché trascende i nostri limiti cognitivi, ragione di più per essere prudenti e non pretendere di aver compreso tutto una volta per sempre.

 

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