1799 I nostri martiri nel fango del Carmine e senza una lapide
Una semplice lapide non dovrebbe incutere timore. Questo è quanto a più riprese, dal 7 di luglio, si sta leggendo su vari blog che appoggiano e divulgano una corrente revisionistica del Risorgimento Italiano. A seguito di numerose pubblicazioni, alcune delle quali (non diciamo tutte) opera di storici non di professione, nel 2008 era stata sistemata una lapide commemorativa sul forte di Fenestrelle, in Piemonte, dove, citava la lapide, “Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati migliaia di soldati dell'esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l'antica patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno s'inchinano". Nonostante le ricerche che avevano portato alla “scoperta” di questo lager piemontese fossero state in seguito totalmente ribaltate da ulteriori studi, ciò non aveva impedito, a chi voleva dare credito alla corrente revisionistica, di avere verso questo luogo un proprio culto, sacro e meritevole di un rispettoso ricordo. Ma il 7 luglio di quest’anno la lapide di Fenestrelle è stata distrutta, da chi o da cosa non sta a noi dirlo, tantomeno qualcuno dovrebbe sentirsi autorizzato ad indicare, specie in sede pubblica, eventuali mandanti morali.
“Un’offesa alla memoria e alla pietas”, “un’offesa grave ed inutile”, distrutto il ricordo dei prigionieri meridionali, mani sacrileghe frantumano la lapide posta a memoria dei Soldati, dei Patrioti e degli Eroi del Regno delle due Sicilie
Sono questi i titoli di alcuni articoli comparsi su blog meridionalisti dai quali è possibile prendere atto dell’indignazione con cui questo “gesto sacrilego” è stato commentato da coloro che, nel forte di Fenestrelle, hanno voluto vedere un campo di sterminio dove morirono migliaia (o forse poche decine) di soldati meridionali che non vollero venire meno al giuramento verso il loro re Borbone soppiantato dal Savoia nel processo di unificazione dell'Italia.
Questo è quanto è accaduto. Ma non sta a noi adesso entrare nel merito della questione storico-morale, per una forma di rispetto che, civilmente, bisognerebbe avere verso tutti, compresi coloro che hanno una diversa ideologia dalla nostra ed altri eroi nel cuore.
Noi abbiamo rispetto, lo offriamo, lo usiamo, ma, purtroppo, non possiamo dire di averlo ricevuto, specie quando a più riprese abbiamo sollevato la questione dei nostri martiri del 1799 seppelliti nei sacelli fangosi della chiesa del Carmine Maggiore di Napoli. Sul caso citiamo giusto un articolo pubblicato su La Repubblica che sintetizza tutti gli altri.
I martiri della Rivoluzione Napoletana del 1799 sono i nostri eroi, coloro che hanno perso la vita per non tradire la Repubblica, la Libertà, così come quelli di Fenestrelle non vollero tradire il loro re della casa dei borbone, a sua volta erede dell'assassino dei nostri martiri.
Sono corsi fiumi di parole sull'argomento, sproloqui storici e pseudostorici, ma soprattutto abbiamo ricevuto tante, troppe offese, molto più fangose della melma in cui i resti dei nostri patrioti si stanno consumando giù al Carmine nella totale indifferenza di chi dovrebbe tutelare la nostra memoria storica. Per “consolarci” qualcuno (e ne citiamo giusto uno che racchiude il senso di decine di altri) ci ha inviato un messaggio da cui si evince la natura ideologica dei nostri interlocutori irrispettosi - “Nel fango devono rimanere perché sono stati i traditori del nostro amato sovrano. Viva o re! - ”. E per rendere al meglio tutto il dissenso, “qualcuno” (e certo non ci permettiamo di chiamare in causa eventuali mandanti morali anche se abbiamo delle idee molto chiare a proposito), a seguito delle nostre richieste di offrire almeno una lapide commemorativa, se non anche una degna sepoltura, ha pensato bene di soddisfare il nostro desiderio, rimuovendo un modesto cartellone che l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in occasione del bicentenario della rivoluzione, aveva locato su una delle pareti in prossimità dei sacelli della chiesa del Carmine, su cui erano indicati i nomi dei martiri li seppelliti (con tanto di documenti d'archivio inconfutabili, tratti dai registri della congregazione dei Bianchi della Giustizia).
Non esprimiamo commenti. Tutto ciò si commenta da sé. E lasciamo senza commenti anche l’ultimo deplorevole episodio che ci è stato appena segnalato da un nostro lettore. Riportiamo un passo della mail che ci ha inviato:
“Per i Martiri della Repubblica Napoletana vedo che non c’è nessun rispetto. Al palazzo Serra di Cassano di Portici, fino ai giorni scorsi c’era una targa fissata su un paletto di fianco al portone d’ingresso, riguardante Gennaro Serra di Cassano, su cui c’era scritto:
- Gennaro Serra di Cassano. Nato a Portici 31.09.1772, di nobile famiglia tra i fautori della Repubblica Napoletana del 1799. Condannato a morte il 20.08.1799 - ”. Mi fermavo per una riflessione quando passavo davanti al palazzo. Ma i giorni scorsi ho notato che la targa è stata tolta. Ho bussato al palazzo per sapere il perché, ma non mi hanno fatto entrare e hanno risposto, con ipocrisia, che non sapevano niente.”
In qualità di direttore di questo giornale, posso solo dire che questa forma di perpetuazione della damnatio memoriae mi indigna, specie quando penso ai tanti lestofanti che speculano a spese della nostra memoria storica.
Ma mi consola pensare che ancora esiste qualcuno capace di riconoscere dove sono finiti i veri valori morali. Come ha scritto Luigi Pruneti nell’introduzione del mio ultimo libro: “I morti, anche quelli che combatterono per una causa sbagliata, meritano pietà e rispetto; coloro che caddero, però, per un futuro migliore, per un domani di speranza esigono qualcosa di più”.
Per i nostri eroi morti noi oggi non possiamo fare altro che prenderci cura della loro memoria e tramandarla ai posteri, ma la loro memoria è anche nei loro resti mortali che stanno marcendo nei sacelli di quella chiesa in piazza Mercato, dove lo scorso anno, in occasione del premio Masaniello, qualcuno ha avuto la brillante idea di conferire il premio ad un noto personaggio saccente, che nello stesso luogo in cui fu versato duecento anni fa del sangue innocente, ha ancora infierito verbalmente su quelle povere vittime, chiamandoli traditori del grande re borbone, e la folla esultando ha ancora applaudito alla morte della libertà. Noi per rispetto non lo avremmo fatto a Fenestrelle. Ma probabilmente la parola “rispetto” per taluni è di difficile comprensione. Lo vogliono, lo esigono, ma non sanno offrirlo.
Ma non è questo che ci scoraggia perchè sappiamo di avere anche della solidarietà, sappiamo che ancora esiste un popolo sano, pur se numericamente molto esiguo. Ma ci basta sapere che c’è e che con noi aspetta che sia data luce di giustizia, una lapide ed una degna sepoltura ai nostri eroi del 1799.
Abbiamo pensato ad una petizione per la quale speriamo nella firma del popolo di Napoli, quello che ama la sua storia gloriosa, che non si sente suddito di nessuno, e che ha fatto suoi gli ideali di Libertà ed Uguaglianza per i quali i nostri patrioti del 1799 furono condotti al patibolo per ordine del carnefice borbone.
La firma di ognuno di voi sarà un gesto d’amore verso quel pezzetto di storia patria che ci rese grandi agli occhi di tutto il mondo. Grazie Antonella Orefice
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