Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Costituzione e Libertà. Il Risorgimento dell'Italia del Sud

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Benedetto MusolinoIl risveglio della coscienza unitaria agli inizi dell’ottocento partì  dal Sud dell'Italia.

Mentre Giuseppe Mazzini lanciava la sua “Giovane Italia”, negli stessi anni al Sud si organizzava a partire dal 1830 un movimento denominato la “ setta dei Figliuoli della Giovane Italia”, fondata da un calabrese, Benedetto Musolino che promuoveva gli ideali libertari e repubblicani nel Regno delle Due Sicilie.

Prima ancora di Musolino era stato il sacerdote Luigi Minichini di Nola, coadiuvato da un gruppo di ufficiali a dare inizio ad un movimento rivoluzionario nel 1820, il cui programma si compendiava nella richiesta di “Costituzione e Libertà”.

Quindi nel 1820 al Sud vi era un fermento unitario che rivendicava la costituzione e che portò alla sollevazione della città di Palermo contro il Regime Borbonico.

Specificamente al sacerdote Luigi Minichini si unì un gruppuscolo di carbonari di Nola con un centinaio di militari al comando del tenente Michele Morelli.

L’iniziativa ebbe anche l’adesione di diversi alti ufficiali che in passato avevano militato sotto il re Gioacchino Murat, tra cui il generale Guglielmo Pepe.

 

La rivoluzione napoletana ebbe un suo primo successo, dato che vi partecipava il ceto piccolo e medio borghese, artigiani e basso clero, e soprattutto quadri intermedi dell’esercito.

Il sovrano si vide costretto ad emanare un editto in cui si prometteva la promulgazione della costituzione. Con tale formale premessa le forze liberali poterono ritenersi soddisfatte. Aver raggiunto il risultato di un regime con alcune pur minime garanzie costituzionali poteva considerarsi accettabile.

Le aspettative dei napoletani furono oltremodo rese complicate dalla contemporanea insurrezione siciliana. Nella rivolta che scoppiò nell’isola a metà luglio prevaleva infatti la tradizionale tendenza separatistica della Sicilia.

 

L’odio verso il governo dei Borboni aveva cementato un’alleanza tra le corporazioni degli artigiani e alcune frange della nobiltà.

La rivolta dei ribelli siciliani subì una durissima repressione. Il dispotico sovrano inviò un esercito di circa 6.500 soldati ai quali si aggiunsero altrettanti di guarnigione nella parte orientale della Sicilia che non aveva aderito alla rivolta agli ordini di Florestano Pepe (poi sostituito dal generale Pietro Colletta) che riconquistò la Sicilia con cruente e sanguinose battaglie, ristabilendo la monarchia assoluta e ripristinando l'autorità del governo di Napoli.

Naufragarono quindi le speranze di Luigi Minichini e degli altri patrioti che chiedevano “ costituzione e libertà". Tuttavia, le sollevazioni delle terre napoletane ebbero una funzione di esempio per i patrioti della parte settentrionale della penisola.

Circa dieci anni dopo fu Benedetto Musolino a raccogliere l’eredità dei patrioti napoletani, sempre attivi a rivendicare repubblica, costituzione e libertà con l’obiettivo di fornire il contributo alla realizzazione del  sogno unitario.

Quindi , come ha scritto in maniera esemplare Saverio Musolino, in occasione dell’uscita nelle sale del film Noi Credevamo

“Un'unificazione fatta dal Nord – guidata dal Piemonte – venuto a liberare e civilizzare un Sud represso e incapace di autodeterminazione” è una tesi storica inaccettabile nel momento in cui non prende in considerazione, si trascurano i sacrifici di tanti patrioti meridionali, tra i primi ad avere consapevolezza della necessità e di un'Italia Unita con una Costituzione".

C’è un orgoglio del Sud di rivendicare costituzione e libertà anni prima degli eventi del 1860, che Saverio Musolino esplicita in questi termini:

“ Il contributo meridionale non fu subalterno ai disegni che maturarono in altre parti d’Italia: il Mezzogiorno volle l’Unità e fu determinante nel realizzarla e nel modo in cui essa si realizzò. I propositi degli organizzatori sono fondati.

Il Sud non fu subalterno né sotto il profilo organizzativo né sotto quello dell’azione: basti pensare che la Giovane Italia diffusa nel Mezzogiorno non fu quella del Mazzini, come ancora si sente ripetere, ma quella ideata dal calabrese Benedetto Musolino, cui aderì prontamente il Settembrini e che contribuì a diffondere, già nei primi anni ‘30, l’ideale di un’Italia una, libera e repubblicana.”

Come si può facilmente evidenziare gli ideali dei patrioti del Sud sono ben definiti e delineati: una repubblica democratica, tendenzialmente egualitaria.

Molto illuminante è la storia di Giovanni Vincenti, che aveva aderito alla “Giovane Italia Meridionale” di Benedetto Musolino.

Vincenti era un attore drammatico e patriota veronese che morì allo Spielberg dopo dieci anni di carcere all’età di 30 anni, il quale aveva preferito aderire alla Giovane Italia Meridionale, dato che, per cospirare per l’unità della Patria, si doveva andare al Sud (siamo negli anni tra il 1835 e il 1839), dove c'era tutto un fermento sconosciuto nel Lombardo – Veneto .

Scrive ancora Saverio Musolino: "La coscienza del contributo dato dal Meridione alla formazione dello Stato Unitario farà bene anche al Nord, contribuendo a vincere antichi pregiudizi e retaggi”.

E’ tale l’orgoglio del Sud,  un Sud in prima linea nel travagliato percorso della conquista dell’Unità d’Italia.

 

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