Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Rivoluzione Etica. Da Giustizia e Libertà al Partito d'Azione

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Nella ricca collana dell'editore milanese Mursia "Testimonianze fra cronaca e storia. 1939-1945: seconda guerra mondiale", che comprende più di 200 testi, come ultimo volume, fresco di stampa, é apparso il corposo lavoro dell'amico Vittorio Cimiotta, La Rivoluzione Etica (La Rivoluzione Etica. Da Giustizia e Libertà al Partito d'Azione, prefazione di Nicola Tranfaglia, Mursia editore, Milano, 2013, pp.367).

In esso egli ha condensato anzitutto la sua lunga esperienza di fedeltà ideale, culturale, civile alle tradizioni risorgimentali, in particolare garibaldine (vivissime per un siciliano nato a Marsala) e mazziniane, e a quelle antifasciste, in particolare a quelle repubblicane liberaldemocratiche, gielliste, azioniste.

Quindi un libro di dichiarata appartenenza ideale, di "testimonianza", come negli intenti della collana.

È un libro di testimonianza, ma, oltre il titolo, contiene anche meditate riflessioni personali sul recente passato e sul presente, da Tangentopoli al berlusconismo, a oggi, tempi progressivamente sempre piu inquietanti e di crisi.

 

Ma il libro è qualcosa di più: contiene nella seconda parte 52 profili biografici dei principali protagonisti della tradizione, della vicenda gielliste e azioniste, affidati in massima parte a diversi amici, a politici, a docenti (e se ne ricordano alcuni più noti, da Gennaro Sasso ad Antonio Maccanico, recentemente scomparso, a Valdo Spini, a Paolo Bagnoli, a Guido Albertelli), riservandone alcuni a se stesso, per consonanze ideali.

Ne viene fuori per questa seconda parte una galleria, che, in ordine alfabetico, va da Enzo Enriques Agnoletti (profilo curato da Marcello Rossi erede di Agnoletti nella direzione della memorabile rivista fiorentina "Il Ponte", fondata da Piero Calamandrei) a Bruno Zevi (profilo curato dalla figlia prof.ssa Adachiara).

Libro prezioso quindi anche per questo aspetto, quello cioè di essere un piccolo dizionario biografico, che permette, permetterà ai lettori, che ci si augura siano numerosi, di avere notizie essenziali dei principali protagonisti della storia giellista e azionista, come è necessario in un mondo frettoloso, che vuole la sintesi.

 

Il libro è dedicato "A tutti coloro che hanno creduto nei valori di Giustizia e Libertà/ a tutti coloro che hanno lottato e sofferto per l'affermazione di questi valori/ a tutti Coloro che hanno immolato la loro vita per questi valori".

Il prof. Nicola Tranfaglia, noto studioso di Carlo Rosselli e della storia contemporanea italiana, nella prefazione dal titolo "Un partito moderno per la democrazia italiana" sottolinea del libro la caratteristica di "agile sintesi" e l'importanza di una "fede azionista" sopravvissuta anche dopo la fine storica del Partito d'Azione nel 1947 e che ha permesso con la fedeltà ideale e l'impegno dei suoi protagonisti nei vari partiti di alimentare la democrazia repubblicana e di difenderla contro i ricorrenti tentativi autoritari e di tendenze sovversive delle classi dirigenti, sempre presenti nella storia del potere italiano.

Con la scomparsa progressiva di quei grandi testimoni stanno venendo meno gli anticorpi necessari per difendere la nostra democrazia, in balìa di forze ad essa estranee o peggio nemiche, perciò è giusto richiamarli spesso alla memoria collettiva.

Cimiotta nella 'Introduzione' delinea essenzialmente lo spirito azionista, nel quale vive "l'essenza della libertà", che si inserisce nella storia delle minoranze eretiche, che parte, secondo lui, da Mazzini, feconda dei risultati più alti della storia di questo tragico paese, e ne rivendica l'attualità e la modernità come "Scuola di Democrazia", preziosa in un mondo dominato specialmente dai monopoli televisivi, capaci di manipolare menti e coscienza "creando opportunisticamente grande confusione e mistificazione.

Il lupo si traveste da agnello, il despota da liberale, l'indagato diventa legislatore." (p.16)

Partendo dalla crisi del primo dopoguerra e dall'avvento del fascismo, delinea il profilo dell'Antifascismo liberaldemocratico e socialista, che esprimerà i suoi martiri in Amendola, Matteotti, Gobetti, e troverà come alti eredi i Fratelli Rosselli, Parri, Bauer, Salvemini, Lussu, Ernesto Rossi, non a caso fondatori e promotori del movimento 'Giustizia e Libertá', nato a Parigi nel 1929 e destinato ad essere il più memorabile e moderno nucleo di comprensione e di opposizione al fascismo non solo italiano, ma europeo, con acute analisi anche sul tragico totalitarismo comunista sovietico, insidioso e più difficile, perchè si presentava con veste progressista e di emancipazione.

Cimiotta giustamente indugia sui caratteri tragici, autoritari, disumani del fascismo, non solo in Italia, ma anche in Libia e nell'impresa etiopica, nell'appoggio dato al colpo di stato franchista in Spagna, nella sciagurata alleanza col nazismo, di cui è stato modello e al quale ha offerto consenso e forza nel suo affermarsi.

L'alleanza e l'operatività militare con la Germania di Auschwitz sono i capitoli più tragici di questa caduta nell'inferno della nostra povera Patria, di cui si rimuove e si dimentica spesso anche oggi l'enormità.

Come ultimo capitolo nero della sua tragica parabola, il fascismo di Mussolini provocò la spaccatura del paese, foriera anche di una guerra civile, con la occupazione alleata del Sud, l'occupazione nazista del centro-nord, costituendo un misero staterello in orbita hitleriana quale fu la Repubblica di Salò.

In questo scenario cupo, apocalittico, brilla di luce storica la Resistenza, che fu la reazione disperata di dignità e di ripresa di un popolo offeso, ferito, che ebbe varie componenti, politiche e non politiche, militari, anche religiose, di gente comune, di uomini e di donne, di giovani e di anziani, di tutti i ceti sociali, ma nel cuore della quale spicca il contributo che le formazioni di Giustizia e Libertà del Partito d'Azione seppero dare sulle montagne e nelle città, nella clandestinità, andando incontro alle persecuzioni e al martirio.

Cimiotta sa rendere con accento personale appassionato, come è una delle caratteristiche della sua personalità morale e civile,  il valore, il senso epocale della Resistenza, ne avverte i valori imperituri come fondamento della democrazia e della Repubblica, ne ha difeso e ne difende costantemente la memoria.

Da Duccio Galimerti ai Martiri delle Fosse Ardeatine egli ha nel cuore e nella mente quegli eroici Testimoni di libertà, di dignità, di rinascita democratica dell'Italia e dell'Europa.

Questa celebrazione doverosa della Resistenza non è fatta da Cimiotta in modo retorico e acritico, perchè egli sa richiamare e affrontare anche aspetti di violenza che si ebbero in un evento, che fu anche guerra civile, o la vicenda delle foibe e della tragedia istriana e dalmata.

Rivendica Cimiotta nella storia della Resistenza anche il ruolo che ebbe il Sud, spesso dimenticato, e richiama ad es. le Quattro Giornate di Napoli.

Poichè il volume intende avere una sua natura anche didattica, Cimiotta, prima di passare a parlare più analiticamente del Partito d'Azione e anche per illuminare le sue varie anime politiche, si sofferma a delineare in modo sintetico le caratteristiche degli orientamenti del Liberalismo, del Socialismo, del Socialismo Liberale, del Liberalsocialismo, individuandone le origini storiche e i principali ispiratori, da Pericle a Stuart Mill, a De Tocqueville, a Marx, a Carlo Rosselli, a Guido Calogero e Aldo Capitini.

Segue la sezione del libro dedicata al Partito d'Azione ( pp. 75-126), nella quale sono essenzialmente delineate le vicende storiche, i protagonisti, le battaglie, le conquiste, le posizioni originali e avanzate che esso aveva sulle più importanti questioni interne e internazionali (si pensi al federalismo e all'Europa unita), che sono ancora attuali e possono dare indicazioni preziose per la crisi del presente.

Cimiotta con passione e adesione totale ne richiama nel testo i valori e riporta, anche nelle note, i nomi di quasi tutti gli esponenti, noti e meno noti, piccoli e grandi, molti dei quali ha conosciuto, frequentato, ricevendone lezioni indimenticabili di riflessione politica e civile, che hanno lievitato poi la sua meditazione sulla complessa e grave situazione politica del recente passato e del presente d'Italia.

Questa 'devozione azionista' è presente non solo in questa sezione, ma traluce nei tanti profili che Cimiotta ha scritto nella seconda parte del libro (Bauer, Livio Bianco, Cifarelli, Galante Garrone, Garosci, Gobetti, La Malfa, Carlo e Nello Rosselli, Salvemini, Trentin, Visalberghi).

L'ultima parte della prima sezione del libro, più personale, di sua autonoma elaborazione politica e civile, è quella dedicata alla "Crisi politica italiana"(pp.127-186).

Cimiotta parte dal fenomeno di peggioramento man man crescente dello stato di moralità civile, di legalità di questo caro, tragico paese, che ha avuto in Tangentopoli e nell'avvento dei fenomeni del berlusconismo e del leghismo, dell'avvento al potere di forze postfasciste e clericali, dagli anni Novanta ad oggi, gli aspetti più appariscenti e inquietanti.

Ma essi sono il sintomo, la punta di iceberg di un fenomeno più profondo, collettivo, antropologico del popolo italiano, che richiede per la sua spiegazione non solo strumenti storici, politici, ma anche psicologici, antropologici, che vanno a sondare le dimensioni gregarie e di sudditanza di uomini e donne (e opportunamente due paragrafi sono dedicati alla "psicologia delle folle" e alla "patologia dell'autorità risme"), divenute sempre più possenti e pervasive nella società dei mezzi di comunicazione di massa, che sono poi opportunamente, subdolamente e machiavellicamente utilizzate da lucide e demoniache forze del potere politico e religioso.

Cimiotta non è solo l'osservatore lucido di questi processi di deterioramento politico, civile, morale del paese, ma ha cercato sempre e cerca ancora (pur avendo per l'età il giusto diritto del distacco e del riposo) di contrastarli, di attenuarne almeno gli aspetti più pericolosi per la vita democratica.

Perciò, oltre la militanza, con ruoli anche direttivi, nelle associazioni antifasciste e di difesa e di memoria della Resistenza (dalla FIAP ai Circoli GL, alla Casa della Memoria e della Storia di Roma, la sua vera, cara seconda città natale, dopo Marsala) ha dato il suo fervido contributo a iniziative della società civile contro le arroganze e le illegalità di potere di una destra inquietante, formalmente unitaria e confusamente e populisticamente liberale, che ha avuto e continua ad avere il suo perno nel miliardario, monopolista televisivo Berlusconi, organicamente alleata con forze postfasciste, clericali, secessioniste, che non ha trovato adeguato, doveroso contrasto in una sinistra ancora egemonizzata da forze postcomuniste o ancora comuniste, nella debolezza fino all'irrilevanza, per non parlare di cedimenti e complicità con quella equivoca destra, di forze socialiste, liberali, repubblicane.

Egli crede che il risanamento a livello del sistema politico possa avvenire solo in questo modo: "In Italia è importante avere una destra legalitaria e costituzionale di tipo europeo, come è fondamentale avere una sinistra identitaria, erede della tradizione Risorgimentale, fedele ai valori della Resistenza e lontana dagli astrattismi ideologici e utopistici."(p.129)

Ma Cimiotta crede e spera che il risanamento possa avvenire sopratutto a livello etico con una rivolta, una rivoluzione della coscienza personale e civile, ritrovando e affermando i valori, di cui il Popolo italiano è stato capace nel Risorgimento, nell'Antifascismo, nella Resistenza, nella prima età repubblicana, specialmente con la tradizione giellista e azionista, di cui disegna il profilo essenziale a pagina 15 "In una società in cui predomina la rivendicazione dei diritti, noi proclamiamo la priorità dei doveri.

In una civiltà dei consumi, noi proponiamo l'austerità. Siamo i calvinisti della politica, i fanatici dell'onestà, gli eretici in una società bigotta. Seguiamo la filosofia del dubbio, difendiamo il pluralismo, il dialogo e la ricchezza della diversità. Respingiamo l'affermazione vox populi vox Dei e rispondiamo solo alla nostra coscienza", pur sapendo virilmente, da uomini e donne adulti, che il destino di chi vive in quella luce etica è la solitudine.

E si può chiudere questa essenziale, personale, anche perciò limitata, recensione, che ho sentito doverosa verso l'amico appassionato e tenace che stimo, con le parole del 23 giugno 1945 in un radiomessaggio di Ferruccio Parri, uno dei più nobili e rari protagonisti dell'intera storia d'Italia, appena eletto presidente del Consiglio, da Cimiotta riportate opportunamente a pagina 183

"Abbiamo bisogno di una lunga e tenace opera di educazione civile che ci liberi da un triste passato e da antiche eredità, che dia agli italiani il senso della serietà morale."

 

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