Il testamento del Principe di San Severo Don Raimondo di Sangro
A Raimondo… Io Don Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, Cavaliere dell’Insigne e Reale Ordine di San Gennaro, Gentiluomo di Camera di Esercizio della Maestà del Re Nostro Signore, che Dio guardi, e Grande di Spagna perpetuo di prima classe, al presente sano per la Dio grazia tanto di corpo, quanto di mente, e d’intelletto, avendo seriamente riflettuto, siccom’è troppo proprio di ogni prudente uomo e buon Cristiano, alla certezza della morte, e all’incertezza della sua ora, ed avendo al tempo medesimo considerato pure quanto si convenga a ognuno, e massimamente ad un Padre di Famiglia di lasciare, morendo, in buon assetto le cose sue, e di provvedere colla sua ultima disposizione, al maggior decoro della sua Casa, ed alla miglior quiete, e tranquillità de’ suoi Superstiti, ho risoluto, e deliberato perciò di fare questo mio presente Testamento scritto chiuso e suggellato, quale di fatto voglio, che per tal vaglia, e sia appunto eseguito….
…E perché inoltre con troppa giusta ragione mi dee premere, e di fatti sopra ogni altra cosa di questo Mondo mi preme la futura più perfetta, e durevole conservazione della già sopramenzionata mia Chiesa Gentilizia, sapendo molto bene, non solo i miei Figli, e tutte le altre genti della mia Casa, ma tutt’i i Cittadini pure, ed i Forastieri quale, e quanta cura , applicazione, e spesa mi sia costata il ridurla a quella magnifica, o anzi rara decorazione, a cui ho procurata di ridurla; perciò istituisco, ordino e fondo il più stretto e rigoroso perpetuo fedecommesso, che secondo le leggi immaginar si possa sopra tutti i Depositi o sian Monuenti, e le loro iscrizioni, tali quali si trovano, e soprattutto le Statue, e tutti i Bassirilievi, ed ornamenti, e sulle colonne che in essa al tempo della mia morte si troveranno, proibendone per sempre e in tutto, e in parte qualunque alienazione, pignorazione, ipoteca, servitù, e peso, giacchè è mia ferma, e costante volontà, che sia la mia suddetta Chiesa sempre conservata, e mantenuta nel miglior possibile stato di lustro, e decoro, e sicura di non avere a soffrir mai nessun discapito nelle sue parti, se non quello solo, a cui l’invincibile possanza del tempo a lungo andare la renderà, come ogni altra caduca cosa di questo Mondo, soggetta, e l’qual discapito io voglio, ordino, e comando, che sia subito nel più decente, elegante, e magnifico modo, che la condizione de’ tempi, e l’opportuno ritrovamento de’ più eccellenti, ed accreditati Artefici permetterà….
Raimondo di Sangro Principe di Sansevero
Napoli 7 Agosto 1770
Mi sembra di vedere Raimondo scrivere all’ombra del suo tempo finito . Il riflesso di una candela illumina lo sguardo e il foglio si riempie di parole nell’ultimo abbraccio alla vita, ai suoi figli, alla sua discendenza, alla amatissima Chiesa della Pietà. La morte è alle porte e nel futuro niente è certo se non l’amore e la fierezza dell’appartenenza. Lui lo sa, e si affida nell’ultimo addio all’orgoglio delle radici e alla consapevolezza della profondità spirituale in cui esse hanno attecchito. Al chiarore della fiamma ricorda il nonno Paolo, i suoi moniti, i suoi racconti, la sua infanzia a Palazzo Sansevero, la biblioteca incantata in cui bambino passava ore ed ore ad imparare e leggere testi difficilissimi … A ritroso nel tempo ripercorre il dolore di Adriana Carafa della Spina, prima Principessa di Sansevero e moglie di Giovan Francesco di Sangro fondatore della Chiesa della Pietà, a cui Gesualdo uccise barbaramente il figlio Fabrizio e le asciuga le lacrime fermando il suo ricordo in una statua, lo Zelo della Religione. Poi saluta la nonna Geronima nel commovente Dominio di se stessi, la madre Cecilia nella Pudicizia velata, il padre Antonio nel Disinganno. Con la punta delle dita sfiora nella memoria il Cristo Velato così voluto, così misterioso, così vero, così sacro. Cosa sarà della sua amatissima Chiesa nelle stanze abitate dal domani? Chi ci sarà a custodirla? Un viso si fa spazio negli occhi della memoria…è una donna, bella, dolce, determinata il suo nome è Teresa… chi è? Non la riconosce… “Qualora la mia discendenza ex proprio corpore venisse a trovarsi ridotta ad una sola Femmina , sia l’unica vera diretta e proprietaria Signora, e Padrona di tutti i beni della mia Casa”…hai scritto nel tuo testamento Raimondo di Sangro ..ed è lei l’ultima donna della tua genia, l’unica sopravvissuta, la tua erede , il tuo sangue, il tuo futuro, gli risponde una voce. La Chiesa della Pietà, la tua Cappella Sansevero è salva… riesci a vederla nei flashback che il futuro ti regala? Radiosa , pulita, raccontata, protetta, amata. Noi siamo qui Raimondo…la luce del destino riesce ad illuminare i nostri volti? Abitiamo secoli diversi, ma il sangue che corre nelle nostre vene è il tuo! Lo urliamo, lo sveliamo, lo narriamo con la stessa fierezza che ci hai tramandato, ma soprattutto con l’orgoglio dell’appartenenza … Il sangue è il tuo! Come tuoi e solo tuoi sono tutti i premi, i riconoscimenti, i traguardi, le soddisfazioni, le menzioni che la storia oggi finalmente ti riconosce.
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