Il mio amore per la Valle del Verrino

Categoria principale: Libere riflessioni
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Pubblicato Lunedì, 11 Marzo 2013 11:43
Scritto da Remo de Ciocchis
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La Valle del Verrino nell’Alto Molise è ormai qualcosa di radicato nell’anima mia.

Tanto l’ho vista e rivista durante la mia vita che mi è entrata nel cuore. E’ un amore che è sempre più aumentato quanto più l’ho esplorata e conosciuta.

Non potevo non emozionarmi di fronte alle tante attrattive di questa valle.

Protagonista di essa è soprattutto  il fiume che l’attraversa e che pare portare il nome d’un personaggio romano.

Con il trascorrere del tempo le acque del Verrino, che sorge sotto Capracotta,  corrodendo il terreno,  hanno creato un corso che, modellando il paesaggio, ha dato origine ad un’ampia e attraente vallata.

Sono ormai scolpite nella mia mente le cascate di questo fiume, site verso le sue sorgenti,  e il suo greto con l’acqua che scorre ora placida tra massi levigati di ogni dimensione, ora rumorosa presso le briglie, ora nascosta tra la vegetazione.

L’acqua spesso scintilla alla luce del sole e pare così diventare più preziosa.

Intorno al greto del fiume è gioioso restare d’estate, quando il caldo invita non solo a fare dei bagni nei vari “cutini”, ma anche ad esporsi al sole. Un’ usanza che soprattutto avevano i nostri avi.

 

L’acqua di questo fiume non è servita solo per “gite balneari, ma è stata importante per la realizzazione della centrale elettrica del Verrino, che ha illuminato per la prima volta Agnone, per azionare i mulini, le ramiere e le gualchiere, che tanta importanza hanno avuto per gli abitanti del luogo.

E’ magico vedere in funzione il Mulino Scatozza, azionato dall’energia elettrica prodotta da se stesso.

Un’acqua quella del Verrino  anche contesa, come è accaduto in passato nelle animate dispute giudiziarie tra il Comune di Agnone e  il suo feudatario Caracciolo.

E’ bello guardare il corso suggestivo del Verrino, che va a sfociare nel Trigno. La sua sinuosità ha un fascino particolare se la si vede in tutta la sua lunghezza. Ma soprattutto colpisce laddove si insinuano nella valle le colline di Agnone e di Poggio Sannita.

 

Certamente un importante affluente del Verrino è il Vallone Zelluso, le cui acque, provenienti per la maggior parte dalla  suggestiva gola del Serrone, erano rinomate in passato perché venivano considerate salutari per la pelle e forse anche per gli occhi.  Infatti nei pressi del suo sbocco nel Verrino c’ è la chiesetta di S. Lucia.

Chissà se, in nome di questa Santa, gli occhi dei malati venivano un tempo bagnati e puliti nelle  acque  credute medicamentose del Zelluso!

La valle del Verrino è sovrastata da un anfiteatro di monti sulla maggior parte dei quali nell’antichità furono costruite  fortificazioni sannitiche.

In particolare è bene menzionare il monte Saraceno, che, a fianco delle maestose morge di Pietrabbondante, una delle visioni magiche di quest’area,  domina dall’alto la zona archeologica di Calcatello, esposta verso la valle del Trigno e ricca di notevoli e artistici resti sannitici e romani.

Agnone è al centro e a dominio della valle del Verrino, così come è assorta su un’ erta collina. E’ la vera risplendente regina di questo paesaggio, come si può notare dall’ampio e meraviglioso belvedere de La Ripa. Da esso si può ammirare in cerchio la vallata con tutte le sue bellezze.

Il mio sguardo però non può non andare per prima  verso Fontesambuco, contrada a cui sono legato da affetti familiari, che è lì dirimpetto a La Ripa.

Chi conosce questa valle ben sa che vi sono altri siti da cui è possibile osservarne la bellezza con stupore.

Essa è sovente nell’appagato e suggestivo tormento geologico della sua natura, che la rende selvaggia, varia e seducente con i suoi differenti colli, con le sue dolci convalli, con le sue suggestive rocce e con i suoi ampi boschi.

Il mio amore per la valle del Verrino è dipeso anzitutto dall’attrazione contemplativa che essa  è riuscita a esercitare sulla mia anima.

Oltre a La Ripa ci sono posti, come Colle Croce di Castelverrino, Colle S. Chiara di Fontesambuco e altri, in cui l’anima si sente sovrastata dalla bellezza paesaggistica ed è indotta alla preghiera in lode del Creatore.

Ovunque aleggia un non so che di religioso, che ha portato durante la storia a erigere, in particolari siti, chiese e conventi, oggi in buona parte scomparsi, ma di cui si hanno sicure notizie.

Io amo questa valle anche per  l’interesse culturale che ha suscitato in me, soprattutto per la sua storia antica.

Nella sua imprevedibilità  e misteriosità la valle è capace di riservarci vere sorprese, come per esempio, sul piccolo colle Vernone, quasi sul letto del Verrino, venne nell’antichità eretto un santuario dedicato ai Dioscuri, divinità che proteggevano gli uomini  nelle difficoltà.

Non dimentico mai anche l’emozione sentita quando scoprii non lontano dalla gola del Serrone, il Cippo funerario dedicato a Vibia Bonitas, nobildonna romana famosa per le sue doti morali.

Particolare curiosità ho poi provato, durante le  mie ricerche archeologiche, nei luoghi della Tavola di Agnone, cioè Fonte del Romito e Monte S. Nicola, sulla cui vetta c’è la più alta fortificazione di tutto il Sannio.

Il mio amore per la Valle del Verrino mi ha portato anche a difenderla, come quando, intorno agli anni “80 del secolo  scorso, mi impegnai intensamente a lungo per impedire che venisse realizzato un progetto dell’ANAS, che prevedeva numerosi e alti pilastri che investivano la collina di Agnone.

Ricordo che riuscii a persuadere dello sfascio ecologico, che si stava per compiere, uno dopo l’altro tutti i membri del Consiglio Comunale della mia città.

Accadde che per la prima volta una decisione presa dai vertici dell’allora imperante Democrazia Cristiana venne da me impedita  con un’azione nonviolenta esterna, che riuscì a sensibilizzare nella direzione del bene le forze politiche del tempo.

Prima però di questo mio vittorioso impegno ero rimasto già amareggiato  quando avevo visto costruire il viadotto che attraversa la valle, costituito da pilastri,  perché si poteva trovare una soluzione con un impatto ambientale più dolce. Ricordo che mia madre, per ridurre il mio dispiacere, cercò di consolarmi dicendo:

“Considera il viadotto come un segno di civiltà”.

Oggi, dopo tanti anni, una nuova strada, la “Fondovalle Verrino”, attraversa il cuore di questo caro paesaggio, spesso contestata per certi aspetti del suo tracciato, nonché per i problemi di non rispetto della natura  e di esagerata spesa economica che essa ha comportato.

Tanto la Valle del Verrino  è impressa nella mia anima che mi appare come una  creatura viva e amica che, per quanto in parte violata della sua verginale bellezza, continua ad avere un fascino che mi rende comunque in qualche modo suo prigioniero. Tra noi ormai c’è come un tacito rapporto di fiducia e di intesa.

E talvolta questa mia cara valle pare che voglia anche dirmi di non lasciarla e tradirla, cioè di tenere sempre vivo il  mio amore per il suo paesaggio e per la sua storia.